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Il 7 ottobre mostra che siamo oltre il sionismo e la diaspora

Vittorio Pavoncello parla a Riflessi del suo ultimo libro

Vittorio, da pochi giorni è uscito il tuo ultimo libro “Antisraelitismo”, con un’analisi di Furio Colombo che funge da introduzione. Il libro, scritto dopo il 7.10.2023, analizza alcuni aspetti di grande attualità ma riesamina anche alcune pagine della storia del medioriente. Perché questo titolo? Perché hai coniato una nuova parola?

Vittorio Pavoncello

Il 7 ottobre 2023 è stata una data che ha sconvolto tutti e tutto, gli israeliti nel mondo insieme agli israeliani hanno avuto la prova pratica di ciò che i palestinesi di non “buona volontà” vogliono e di come lo vogliono, e anche di ciò che nel mondo circola, ormai liberamente, con odio e violenza. Avevo già messo in luce ciò che antisraelitismo vuol dire in alcuni libri precedenti: “Ultime grida dalla storia”, “il Giudizio di Salomone” e “Sulla Pace (la guerra in Ucraina e l’eterno dilemma)”, e il 7 ottobre ne è stata la conferma. Antisemitismo è una parola che non serve più e non descrive più la situazione attuale. L’antisemitismo è nato con Dreyfus e finito nei lager di Auschwitz, è un rapporto che si situa ancora negli “ebrei di qualcuno” proprietà di qualcuno, passando dalla Chiesa allo Stato. Oggi, invece con Israele è un conflitto fra Stati, e contro uno Stato: lo Stato di Israele. Quindi, antisraelitismo è una parola che ancora non è riconosciuta come crimine e speriamo che non ci voglia una seconda Shoah per definirla così. È una visione strabica che, mentre colpisce Israele colpisce gli israeliti nel mondo, e mentre colpisce gli israeliti colpisce Israele. C’è, quindi, bisogno di una parola nuova che definisca e non offra più ripari a quanti si nascondono dietro l’affermazione: Io non sono antisemita.

Alfred Dreyfus (1859-1935), ufficiale francese ebreo, fu accusato ingiustamente di spionaggio e imprigionato. La sua innocenza fu riconosciuta al termine di una lunga campagna che mobilitò intellettuali e democratici

Chi sono i lettori a cui ti rivolgi? Neofiti dell’argomento o esperti conoscitori del tema?

Dai primi riscontri avuti, perché il libro è uscito da poco e anche in versione ebook sul sito della casa editrice All Around e sulle piattaforme di libri, posso dire che per i conoscitori del tema ci sono state molte novità che il libro ha portato in evidenza. Per i neofiti, invece, è un libro per capire le cose, rimetterle nel loro asse usando fatti e parole e scoprirli in delle nuove dinamiche e prospettive, con un linguaggio sintetico ma comprensibile.  Ad esempio, il conflitto palestino-israeliano non ha circa ottanta anni ma ne ha quasi cento. Poiché i palestinesi di allora erano alleati, ripeto alleati, con i nazisti e nessun palestinese ha mai porto, in seguito, nessuna scusa per la Shoah, come hanno fatto, invece, i vari Stati nazifascisti.

A tuo avviso, la guerra scatenata da Hamas nei confronti di Israele origina da una rivendicazione territoriale o ha una matrice religiosa?

Ormai è un gioco di specchi, dove ogni specchio rimanda l’immagine riflessa in un altro specchio con tutte le immagini riflesse e sovrapposte. Però, se il conflitto è territoriale, possiamo darci delle indicazioni su come uscire da questo labirinto. La nazione araba che vorrebbe una Grande Palestina, potrebbe, ridimensionando le sue rivendicazioni, trovare un accordo politico. Se il conflitto, invece, diventa, come ormai sembra avviato ad essere un conflitto religioso, la guerra santifica la Terra e la rende identitaria e incedibile, e quindi la soluzione starà nella distruzione del nemico. Non dobbiamo in tutto ciò dimenticare, anche se a noi popoli così mediterranei sembra meno evidente così abituati da secoli a solcare gli stessi mari, che un conflitto di civiltà esiste e nasconderlo serve solo ad acuirlo.

guerriglieri Hezbollah

Sostieni nel tuo libro che il Sionismo è terminato con il raggiungimento del suo obiettivo. Il concetto è passato definitivamente alla storia o ha acquisito un nuovo significato? 

Intendo che con il 1948 il sionismo ha raggiunto il suo scopo creando lo Stato di Israele, e sul fatto che si chiami Israele ci dice molte più cose di chi lo vorrebbe semplicemente uno Stato ebraico. Chi oggi usa la parola sionista come una offesa o la proferisce come una accusa di inumanità, dovrebbe rendersi conto o sapere che il sionismo ha già realizzato il suo compito accettando la risoluzione del 1947 dell’ONU che riconosceva allo Stato di Israele il suo diritto ad essere e ad esistere, e insieme a questo diritto riconosceva anche il diritto alla nascita di uno Stato di Palestina. Ma come sappiamo gli Stati arabi non la pensarono così e pensarono di risolvere il problema palestinese distruggendo Israele… il resto è il 7 ottobre 2023 e la guerra in atto.

In seguito al voto del 29 novembre 1947, il successivo 14 maggio 1948 Ben Gurion proclamò la nascita di Israele

Che cosa lega gli ebrei della Diaspora ai tanti ebrei israeliani che non digiunano a Kippur, non osservano lo shabbat e non fanno il seder di Pesach ma fanno convintamente il servizio militare e si sentono orgogliosamente israeliani?

Con la nascita della Stato d’Israele che sancisce la compiutezza del sionismo e la fine della sua missione, viene anche a non esserci più la Diaspora, poiché la Diaspora può essere concepita in assenza di Israele, altrimenti è una parola vuota, piena di storia passato certo, ma oggi, inesatta. La Diaspora vive solo in una situazione di una assenza di Israele, ma se Israele c’è la Diaspora finisce. Come dico nel libro anche la parola ebreo non ha più ragione d’essere e questa da molti secoli ha smesso di essere esatta. L’ebreo è lo schiavo, invece, i figli d’ Israele sono gli uomini e donne liberi, per questo nel libro si parla di israeliti che sono liberi come lo sono gli israeliani, e la libertà sta anche nell’essere o non essere osservanti. Ti faccio un esempio: tutti e due sono di fronte alla tradizione e tutti e due si confrontano con la tradizione, e per tutti e due quella tradizione c’è e ci si confrontano nell’osservarla o nel non osservarla. Se ci pensi la legge custodita nell’arca santa che doveva accompagnare il popolo d’Israele, viaggiava con loro era con loro, era lì di fronte a loro. Questo per dirti che c’è una bella bella differenza fra il costruirsi dei vitelli d’oro e il non osservare le feste. Chi si costruisce dei vitelli d’oro non ha più la legge davanti a sé, cosa che invece mantiene chi si limita a non mettere in una pratica ritualistica, quella legge che è comunque davanti a sé e deposta in sé. Dobbiamo fare attenzione a non far diventare le religioni, con la loro libertà spirituale, dei totalitarismi della fede. Nel libro si dedica molto spazio a questo.

uno degli ultimi libri di Pavoncello

Nel tuo libro sostieni che i palestinesi buoni sono soggiogati da quelli cattivi di Hamas, come fossero loro ostaggi. Non credi che Hamas rappresenti la maggioranza del popolo palestinese e da questa sia sostenuta?

Come ho già detto è una guerra che va avanti da circa 100 anni, e in così tanti secoli un popolo può sbagliare molte volte, nello scegliersi i propri leader e punti di riferimento politici e pratici, questo ci sta… ma diventa, però, difficile credere che un popolo sbagli sempre e perseveri nei propri errori, perché allora la legittimità delle scelte di un popolo e la sua sovranità vengono a decadere, oppure sono una mistificazione.

Purtroppo molti, anche in Occidente, ritengono che il 7 ottobre 2023 sia stato compiuto dai Palestinesi un atto di resistenza contro Israele. Sbagliano? Perché?

Non solo sbagliano, ma creano confusione. Sarebbe assurdo voler paragonare Via Rasella con il 7 ottobre 2023. Non è la Resistenza come noi la intendiamo in Occidente e attraverso la memoria, ciò che oggi i palestinesi di Hamas, e ripeto i palestinesi di Hamas, perché Hamas non sono degli extraterresti che hanno colonizzato i palestinesi e li tengono in ostaggio, come e tengono in ostaggio le vittime del 7 ottobre 2023, ma sono loro stessi palestinesi. Fanno bene, fanno male? Come occidentale, non confonderei mai la causa del fondamentalismo islamico con la mia possibilità di liberarmi dall’alienazione a cui il capitalismo ci costringe. E purtroppo appare che la causa palestinese sembri l’ultimo scoglio di ghiaccio a cui le sinistre si aggrappano circondati da un mare di sovranisti che stanno cambiando il clima. Si scioglie il ghiaccio, il clima cambia e l’antisraelitismo è il rimedio a tutti i mali.

abitanti di Gaza festeggiano l’attacco del 7 ottobre

È giusto definire “coloni” gli israeliani che vanno a vivere negli insediamenti realizzati nei territori contesi della Giudea e Samaria?

Direi che coloni è un eufemismo, forse, la parola dovrebbe essere più pesante. Israele dovrebbe ricordare, come riporto nel libro citando Herzl in riferimento ai palestinesi che non sanno darsi uno Stato da decenni: …uno Stato non è formato da pezzi di terra, bensì da un numero di uomini uniti sotto un governo sovrano. 

 

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