Facciamo conoscere lo straordinario patrimonio culturale ebraico, promuoviamo il dialogo
Dario Disegni, presidente del MEIS e della Fondazione che promuove il patrimonio ebraico italiano, racconta a Riflessi la missione dei due enti a tutela della nostra cultura
Dott. Disegni, da quanto tempo Lei è alla guida della Fondazione dei beni culturali ebraici italiani (FBCEI)?
Presiedo la fondazione dal 2013, attualmente sto svolgendo il mio terzo mandato.
La Fondazione è un ente fondamentale per la tutela e la conoscenza del nostro patrimonio culturale; eppure non sono in molti a conoscerne l’attività. Ce ne vuole parlare?
La Fondazione è un ente che giuridicamente appartiene al mondo del Terzo settore, ed è una realtà nata in seno all’Ucei. Direi che può definirsi il braccio operativo dell’Unione per il recupero e la valorizzazione dei beni ebraici italiani. Il legame con l’Ucei si vede da questo: è la Giunta Ucei che procede alla nomina dei suoi componenti; inoltre lo statuto prevede che il/la presidente Ucei, o un suo delegato permanente, sia di diritto membro del cda. La Fondazione inoltre ha la sede in locali dell’Ucei, in lungotevere Sanzio 5, dove si trova anche il Centro Bibliografico Tullia Zevi.
Che rapporto c’è tra la Fondazione e il Museo dell’ebraismo di Ferrara, il Meis, di cui pure Lei è presidente?
La Fondazione è giuridicamente diversa dal Meis, anch’esso una fondazione, ma istituita con legge dello Stato italiano nel 2003 – con voto unanime in Parlamento. Il Meis, dunque, è un’istituzione pubblica che fa capo al Ministero della Cultura. Il Ministro nomina i 5 componenti del Cda, e in particolare: il presidente, sentita l’Ucei, 1 membro che rappresenta il Ministero, gli altri 3 su indicazione della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara e dell’Ucei.
E la Fondazione?
La Fondazione nasce da un’intuizione di Tullia Zevi, nel 1986, proprio per consentire a una struttura agile e specializzata di occuparsi del patrimonio culturale ebraico, attivando rapporti stretti e importanti col Ministero della Cultura. Costituita come onlus, oggi ente del terzo settore, la Fondazione ha anche l’obiettivo di attrarre risorse economiche per realizzare i suoi scopi istituzionali; infatti gli enti del Terzo settore possono ricevere contributi da fondazioni e privati, potendo garantire la deducibilità fiscale delle donazioni. La Fondazione è così una istituzione culturale che per la sua riconosciuta e apprezzata attività gode di un finanziamento triennale del Ministero. Il contributo ammonta a circa 40.000 euro annui. La Fondazione, infatti, ha risorse limitate, per cui lavora su progetti mirati e significativi, mobilitando all’uopo risorse da soggetti pubblici e privati, italiani ed esteri.
Qual è in particolare la missione della Fondazione?
È quella di occuparsi della conservazione e della valorizzazione dei beni culturali ebraici in Italia, diffusi in tutto il Paese, che documentano una straordinaria presenza dell’Ebraismo italiano nel nostro territorio.
Quali progetti sono attualmente in corso?
In questi anni sono stati realizzati lavori fondamentali per la conoscenza del patrimonio culturale ebraico in Italia, a partire dal grande progetto di catalogazione del patrimonio culturale ebraico in Italia. Così dal 2014 sono al lavoro 7 ricercatori, che stanno procedendo a un lavoro gigantesco della mappatura dei beni ebraici nelle diverse regioni: si stanno censendo le Sinagoghe, le giudecche, i cimiteri. Queste schede man mano prodotte oggi sono fruibili per tutti gli studiosi e gli interessanti, mediante un sito apposito, consultabile sul portale della Fondazione, in inglese e italiano (www.visitjewishitaly.it), che fornisce tutte le informazioni possibili sui bene ebraici italiani censiti. In tal modo abbiamo costituito una guida fondamentale, anche per promuovere un turismo culturale ebraico, del quale c’è una domanda crescente esponenziale non solo in Italia, ma anche dall’estero, da tutta Europa, Stati Uniti e Israele. Questo progetto si sposa con l’App dell’Ucei, (www.myjewishitaly.it): mentre la Fondazione produce schede di approfondimento scientifico, l’App dell’Ucei accompagna queste schede con informazioni pratiche per realizzare percorsi turistici, segnalando ad esempio punti di ristorazione e di vendita di prodotti kasher. Direi che i due sistemi realizzano una ottima sinergia.
E poi, che altro?
L’altro lavoro cardine, fatto assieme all’Ucei, è Italya books, un progetto che vuole catalogare tutti i libri ebraici presenti in Italia. Il progetto è finanziato dal Rothschild Foundation ed è sviluppato in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (BNC) e con la National Library of Israel. Attualmente più di 13.000 volumi sono stati catalogati e resi disponibili sulla teca digitale della BNC e altri 35.000 sono in procinto di essere catalogati. Vorremo in prospettiva collocarli sulla teca digitale del Centro bibliografico Tullia Zevi. Dall’inizio di quest’anno, infatti, l’Ucei ha affidato in concessione alla Fondazione il Centro, con l’obiettivo di riuscire a valorizzare il preziosissimo patrimonio bibliografico e archivistico che contiene. Ritengo infatti che con il passaggio alla Fondazione, il Centro bibliografico potrà essere rilanciato, per diventare un polo di riferimento attraverso una completa catalogazione della documentazione contenuta e con lo sviluppo di attività di ricerca e la promozione di convegni, seminari ed eventi culturali. Vorrei ricordare ancora altri progetti in corso: il recupero e la valorizzazione dell’antico cimitero della Gorizia ebraica e delle catacombe di Venosa, l’assegnazione di borse di ricerca su argomenti attinenti ai beni culturali ebraici da riscoprire. Adesso per esempio ci stiamo focalizzando su una regione finora poco indagata come l’Abruzzo.
La Fondazione si interessa anche del possibile recupero beni ebraici trafugati dai nazisti?