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Qual è lo stato di salute dei nostri enti?

Stasera il consiglio della Cer si riunisce, dopo quasi due mesi. Lo scorso 9 marzo sono stati ascoltati i responsabili degli Asili, dell’ospedale e della casa di riposo. Ne è emersa una situazione con qualche luce e alcune ombre

Lo scorso 9 marzo il Consiglio della Comunità Ebraica di Roma si è riunito nuovamente in presenza, tornando alla consueta vivacità e spontaneità, bloccate finora dalla freddezza degli schermi dei computers negli incontri su ZOOM. Argomento principale della riunione sono state le relazioni di Ruben Anticoli, presidente degli Asili Infantili Israelitici, di Bruno Sed, presidente dell’Ospedale Israelitico che era affiancato dalla vicepresidente, Antonella Di Castro, e infine di David Barda, presidente della Casa di Riposo Ebraica di Roma, sullo stato degli enti dopo due anni di pandemia.

È stata una importante occasione per iniziare una nuova riflessione su servizi essenziali per la vita della Comunità. Infatti nelle relazioni sono emersi alcuni problemi di fondo che meritano una ampia discussione in tutta la Comunità anche al di là degli organi rappresentativi e decisionali, Consulta, Consiglio e Giunta.

Gli Asili

Ruben Anticoli, presidente degli Asili ebraici
Ruben Anticoli, presidente degli Asili ebraici

Gli Asili hanno subito negli ultimi anni una notevole riduzione del numero degli iscritti, sia per la pandemia che per l’offerta di altri asili ebraici in zone diverse della città. Grazie ai donatori, qualche anno fa è stato ristrutturato il giardino ed ora, grazie ad un altro generoso donatore, si potrà ristrutturare anche il giardino più piccolo ed una delle aule. L’ente Asili Israelitici dovrà però trovare le risorse per far fronte ad ingenti lavori di manutenzione straordinaria dell’intero edificio di Lungotevere Sanzio 14.

L’edificio ospita, oltre agli Asili stessi, il Benè Akivà, l’Hashomer hatzair, alcuni uffici della Comunità ed il Collegio Rabbinico Italiano. Benché la proprietà dell’edificio sia degli Asili, ritengo che sia ragionevole un contributo anche da parte della Comunità di Roma e dell’Unione delle Comunità, sia diretto che per la ricerca di fondi.

L’Ospedale

Bruno Sed, avvocato, presidente dell'ospedale israelitico
Bruno Sed, avvocato, presidente dell’ospedale israelitico

L’Ospedale Israelitico dopo le note controversie legali, di cui sopporta ancora il peso, ed il venir meno di alcune convenzioni con la Regione Lazio, aveva iniziato a riprendere la sua attività con uno stretto controllo delle procedure, la digitalizzazione delle cartelle cliniche e una diminuzione del personale senza drammi, quando è sopraggiunto il Covid-19. Su richiesta della Regione si è trasformato in Ospedale Covid ed ha dovuto rinunciare alle sue normali prestazioni ambulatoriali e di ricovero, con notevole riduzione del numero dei letti e conseguente diminuzione del fatturato e bilanci in perdita. Ha seguito la stessa sorte toccata a tutti gli ospedali italiani, pubblici e privati. Ha riacquistato però la fiducia della Regione, che ha cambiato atteggiamento nei suoi confronti, poiché ha dimostrato di essere un ospedale efficiente ed integrato nel Sistema Sanitario Regionale. Sta procedendo ad un piano di ristrutturazione che punta di più alla attività privata, alla quale è dedicato il quinto piano dell’edificio di via Fulda, completamente ristrutturato, dove si offrono prestazioni di livello a prezzi comunque inferiori alle cliniche private, cosicché ora la gestione ordinaria dell’Ospedale Israelitico è in equilibrio economico. Il processo di risanamento condotto e realizzato grazie all’impegno del Consiglio dell’Ospedale e del suo presidente è stato seguito e sostenuto anche dal presidente della Comunità, Ruth Dureghello.

Ciclicamente l’Ospedale della Comunità ha dovuto superare più volte negli ultimi quaranta anni periodi molto difficili. Ora l’Ospedale è sostanzialmente risanato, ma per sua natura non produce utili e non potrebbe distribuirli anche se li producesse. Ci si può perciò chiedere se sia vantaggioso mantenere direttamente la gestione dell’Ospedale oppure cederlo. Secondo Bruno Sed questa decisione non spetta al Consiglio dell’Ospedale, ma eventualmente al Consiglio della Comunità.

Comunque vorrei sottolineare che l’Ospedale Israelitico rende un servizio molto importante per il pubblico in generale e per la collettività ebraica in particolare, svolgendo la funzione per cui è nato più di quattrocento anni fa. È l’unico Ospedale ebraico in Europa e i pazienti ebrei vi ricevono l’assistenza sanitaria nel rispetto della halakhà. La gestione dell’Ospedale implica responsabilità a cui non ci si deve sottrarre.

La Casa di riposo

David Barda, avvocato, presidente della Casa di riposo
David Barda, avvocato, presidente della Casa di riposo

Anche la Casa di Riposo Ebraica di Roma ha provveduto a razionalizzare e ridurre le sue spese e ad ottimizzare le rendite patrimoniali. Ora ha bilanci in attivo. Merito principale di questo risultato è stata la trasformazione in Residenza Sanitaria Assistenziale, con il conseguente sostegno pubblico. L’accesso al sostegno pubblico ha comportato la perdita della libertà di scegliere chi accogliere e attualmente su 20 posti disponibili, gli ospiti ebrei sono 8 e i non ebrei 12. Il costo dell’assistenza per ogni anziano ospite non sarebbe sostenibile se fosse tutto a carico delle famiglie o della Casa di Riposo. Però anche in questo caso, come per l’Ospedale, va considerata positivamente la funzione pubblica svolta dall’ente.

Il patrimonio immobiliare della Casa di Riposo produce un buon reddito, che aumenterà nei prossimi anni con il passaggio dall’Ospedale alla Casa di Riposo della rendita di un immobile in via Condotti. Si pone il problema della utilizzazione di questi ulteriori redditi. Una possibilità è la ristrutturazione di un fabbricato già esistente nel giardino della Casa di Riposo, che potrebbe essere adibito a miniappartamenti in cui accogliere disabili che necessitano di assistenza continua.

Anche per questo tipo di struttura va valutato attentamente l’equilibrio economico, per capire se si è veramente in grado di sostenere il costo con le proprie forze, mantenendo la libertà nell’accogliere gli ospiti.

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