4 donne per un secolo nuovo

Hannah Arendt, Simone De Beauvoir, Any Rand e Simone Weil sono quattro donne (di cui 3 ebree) che hanno lasciato idee capaci di incidere a fondo nel nostro mondo, come spiega ora un libro: “Le visionarie”

Non sarebbero state ricordate come quattro amiche al Bar, per dirla come Gino Paoli né come quattro moschettiere a difesa della Regina.

Hanna Arendt (1906-1975), politologa e filosofa

Le ‘visionarie’ sono qualcosa di molto meno popolare, e altrettanto poco conosciuto eppure di molto, molto più determinante per la storia del xx secolo e dell’altra metà del cielo che fino ad allora aveva brillato sempre e solo di luce riflessa dietro le figure dominanti, sempre uomini.

Arendt, De Beauvoir, Rand e Weil sono le protagoniste del libro di Wolfram Eilenberger LE VISIONARIE (FELTRINELLI, PAGG 320 euro 22), che spiega il loro rapporto con il pensiero e le diverse forme di espressione della libertà.

Any Randt (1905-1982), Scrittrice e sceneggiatrice

Ed è sorprendente constatare come la maturazione più fervida dei rispettivi enunciati e del compimento più fecondo delle loro opere sia avvenuto nel decennio più buio della Storia contemporanea, tra il 1933 ed il 1943, quando l’ipotesi della vittoria del male non era ancora scongiurata. E ciononostante o forse perché come recitava Orson Welles ne Il Terzo Uomo è proprio dai conflitti che prendono corpo le idee migliori, le loro intuizioni hanno preso consistenza: dal caos e nel caos hanno partorito idee rivoluzionarie.

Loro sono quattro rigorose filosofe, quattro evangeliste dell’analisi spirituale ed escatologica dell’umanità nell’assoluta ricerca della libertà. E non appaia irriguardoso l’accostamento sebbene tre di loro siano ebree. Ayn Rand solo di origine, nata da ebrei russi agnostici e non praticanti (1905-1982), arrivata negli Stati Uniti per poi elaborare il suo concetto di egoismo etico, di difesa ad oltranza delle libertà individuali, unico modo per difendere nel contempo quelle delle minoranze.

Quasi all’opposto, ma solo nell’approccio, Hannah Arendt (1906-1975), sostenitrice della democrazia diretta come espressione più alta della libertà e della possibilità di espressione. Simone Weil muore nel 1943 a 34 anni nella più completa solitudine e autodistruzione. L’autore a conclusione del volume ricorda la lettera scritta da Albert Camus alla madre di Weil dopo aver curato gli scritti della filosofa. “Simone Weil – scrive il grande autore francese – ora me ne rendo conto, è l’unico grande spirito del nostro tempo…

Simone De Beauvoir (1908-1986) filosofa e saggista

Per quanto mi riguarda, sarei contento se si potesse dire che ho contribuito con i modesti mezzi a mia disposizione a diffondere la sua opera e a farla conoscere: un’opera di cui ci resta ancora da valutare tutta l’importanza”. Considerazione, quest’ultima, ancora purtroppo attuale e sicuramente da condividere.

Simone De Beauvoir sarebbe diventata il simbolo del femminismo e dell’impegno delle donne nella società negli anni successivi alla guerra ma è durante gli anni travagliati del conflitto, sottolinea l’autore, che matura il senso della libertà individuale come guida imprescindibile “…nel novembre del 1941 de Beauvoir sa di essere fuggita dalla prigionia del suo ‘io’: il solipsismo ha ceduto il passo alla solidarietà metafisica, il narcisismo edonistico alla serena coscienza di essere gettata nella vita, un essere mortale fra gli altri.

Simone Weil (1909-1943), filosofa

Motivi più profondi o prove decisive non ce n’erano. Ma c’era in compenso qualcosa di più fondamentale: la chiara coscienza che questa nuova libertà era a portata di mano”.

Quattro donne visionarie descritte da un autore under 50 che nelle citazioni che introducono al libro dopo l’omaggio al tedesco Goethe mette un verso di Billie Eilish da ‘No time to die’: Fool me once, fool me twice are you death or paradise ?

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