La tua candidatura cade nel centenario della morte di Ernesto Nathan, a tutt’oggi uno dei Sindaci migliori di questa città. C’è a tuo avviso un approccio ebraico nel fare politica? E quanto ha inciso nella tua scelta l’essere nipote di Tullia Zevi, indimenticata presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, e di Bruno Zevi, insuperabile rappresentante della cultura e dell’identità ebraica?

Sicuramente nella mia famiglia ho mangiato pane e politica, respirando impegno civile. E sento molto la responsabilità di questa eredità da tramandare. Ma, se dovessi parlare di un contributo ebraico al modo di fare politica, citerei due elementi: l’attenzione per i più deboli, per le minoranze, per chi va difeso; e poi l’attenzione al valore della parola. Oggi i politici fanno spesso a chi la spara più grossa sui social – io stesso a volte sono caduto in errore -, ma le parole sono importanti, perché il mondo è stato creato con la Parola. In questo senso, l’ebraismo insegna a dosare, cesellare, interpretare il proprio discorso, nel segno della civiltà e del rispetto degli avversari.

Nel Partito Democratico ci sono sinceri amici di Israele come Napolitano, Veltroni, Fassino, Zingaretti, per non parlare di Lele Fiano e tanti altri ma non tutti in passato sono stati come loro. Ritieni che il nuovo Segretario del partito Enrico Letta possa annoverarsi tra gli amici sinceri?

Penso proprio di sì, anche se al momento io non ho la tessera del PD. Detto questo, credo che la sinistra debba oggi ripensare il proprio punto di vista non tanto e non solo sul conflitto israelo-palestinese, ma sulle trasformazioni del Medio-Oriente in generale.

In Israele si è appena formato un governo molto strano (ne parliamo qui) formato da partiti di destra, di sinistra ed arabi. Come lo giudichi? Pensi che possa lavorare senza litigare per quattro anni?

Ne dubito fortemente. Penso che questo Governo nasca per chiudere la lunga stagione dei Governi a guida Netanyahu, e come sempre in politica quando si agisce contro qualcuno il rischio è che l’accordo duri poco. Detto questo, occorre anche sottolineare come, dopo una fase di governo così lunga, era difficile immaginare che ci potesse essere una transizione semplice, e quattro elezioni consecutive in un paio d’anni stanno lì a dimostrarcelo.

Un’ultima domanda: mangi kasher e rispetti lo shabbat. Pensi che questo possa limitare la tua crescita politica?

Onestamente no. Penso che staccare il telefono per un giorno a settimana sia utile a riordinare le idee e a ricominciare più carichi. E ho incontrato rispetto e attenzione per questa mia scelta abbastanza recente. Poi certo occorre adottare contro-misure: annuncio preventivamente a chi lavora con me dove trascorrerò gli orari della mia giornata sabatica, e spesso consegno il mio cellulare a un collaboratore perché possa rispondere al posto mio; se c’è una manifestazione il sabato pomeriggio a cui voglio partecipare, dopo pranzo mi faccio una bella scarpinata; in casi eccezionali, parlo davanti a una platea senza usare il microfono, e per fortuna mi sorregge il vocione. Insomma, cerco di conciliare rispetto dello Shabbat e impegno. E lo faccio perché lo Shabbat migliora l’esistenza. E poi perché ho un figlio di meno di tre mesi che almeno per 24 ore a settimana può stare di più col suo papà!

Grazie Tobia, ti auguriamo ogni successo e saremo al tuo fianco perché sei uno di noi…

2 risposte

  1. Leggo soltanto adesso – ahimè – le risposte, le considerazioni e le riflessioni dell’allora candidato Sindaco Tobia Zevi sui principali problemi della Città di Roma: poco male, sono trascorsi quasi due anni da quella intervista ma il complessivo stato di cose non è mutato di una virgola. I rifiuti, le buche nell’asfalto, il caos disordinato e pericoloso intorno a noi, il contrasto preventivo e repressivo al fenomeno criminale, la normale efficenza degli uffici comunali sono temi dolorosi ed irrisolti che accompagnano, ora come allora, le tristi ed insicure giornate dei Cittadini romani.
    Caro Tobia Zevi, se ci sei ancora o sei hai ancora voglia di esserci, batti un colpo.

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