Le riforme del governo Netanyhau  mettono a rischio la democrazia di Israele?

Il governo più a destra del paese è impegnato in una riforma della Corte suprema  che rischia di compromettere l’equilibro tra poteri

Michael Sierra, figlio di ebrei italiani (e nipote di Rav Sierra) è attualmente praticante in uno studio legale israeliano, dopo aver conseguito con lode la prima laurea (LLB) in legge e relazioni internazionali e la seconda laurea (LLM) in giurisprudenza all’università ebraica di Gerusalemme. Ha inoltre lavorato presso la Corte suprema d’Israele, occupandosi di ricerche di diritto comparato e empyrical studies sul sistema giudiziario israeliano.

Michael Sierra

Michael, per iniziare questa nostra conversazione sul sistema giudiziario israeliano partirei dalle fondamenta: in Israele esiste una Costituzione scritta, come per esempio da noi in Italia?

No. In Israele, a causa delle numerose controversie tra le parti, non fu promulgata alcuna Costituzione quando fu fondato lo Stato. La prima Knesset, infatti, stabilì, con una decisione nota come “Il compromesso Harari” (promossa dal membro della Knesset Izhar Harari il 13 giugno 1950) che la Costituzione israeliana sarebbe stata promulgata in capitoli chiamati Leggi Fondamentali. Poiché la Costituzione non è mai stata completata ed il Parlamento israeliano (la Knesset) continua ad esercitare l’autorità costituente e a legiferare di volta in volta capitoli della Costituzione, c’è una disputa sul fatto se queste Leggi Fondamentali abbiano o meno uno status costituzionale, cioè lo status di una Costituzione che stabilisca le linee fondamentali della legislazione nel paese.

Di cosa si occupano le Leggi Fondamentali?

la Knesset, il Parlamento israeliano

Come dice il nome, le LF non possono legiferare su tutto, ma solo su temi considerati di un livello superiore, ossia a tutela di diritti fondamentali, come precisato dalla Corte suprema con la sentenza “Mizrachi”. Per esempio, esiste una LF sulla funzione del governo, sulla funzione del sistema giudiziario, sulla libertà di occupazione, sulla difesa della dignità dell’uomo e quindi anche della privacy ecc. In alcuni casi, la LF pone un limita all’azione del governo. Ad esempio, se lo Stato adotta un atto per impossessarsi di un terreno o di un bene, e lo fa andando oltre i confini posti dalla LF – ossia l’intervento non è proporzionale e non rispetta i valori d’Israele come Stato ebraico e democratico – allora l’atto non sarà valido. Infatti, nell’ambito delle Leggi Fondamentali è stata emanata la “Clausola di Limitazione” (Piskàt Haagbalà ), la quale prevede che i diritti previsti dalle Leggi fondamentali non possono essere violati, a meno che non siano soddisfatte quattro condizioni:

La violazione avviene per legge;

La legge si adatta ai valori dello Stato di Israele come stato ebraico e democratico;

La legge ha uno scopo degno;

La legge è proporzionata e la violazione dei diritti non eccede quanto necessario per il raggiungimento dello scopo della legge.

Quante sono le Leggi Fondamentali? E come le si approva?

14 maggio 1948: Ben Gurion proclama la nascita di Israele. Il paese non ha una costituzione scritta

Sono 13. La prima è del 1958 sulla funzione della Kneset, l’ultima, del 2018, è quella sullo “Stato-nazione” (che prevede che Israele è uno Stato ebraico e che la sua lingua è l’ebraico, mentre la lingua araba diventa una lingua a statuto speciale, n.d.a.). Le LF, che non possono essere in contrasto tra loro, si approvano a maggioranza semplice, anche se alcune richiedono un quorum più alto per essere modificate.

Hai già fatto riferimento alla Corte suprema. Qual è il suo ruolo in Israele?

La Corte suprema ha due funzioni (kovavim). Innanzitutto è giudice d’appello verso le sentenze dei giudici di secondo grado. E poi c’è il ruolo di Bagaz: in tale veste la Corte suprema è giudice cui fare ricorso diretto quando si ritiene di aver subito la violazione di un diritto fondamentale, anche contro atti governativi. Spesso, ad esempio, cittadini arabi o ONG (Organizzazioni non governative, n.d.a.) che li rappresentano fanno ricorso alla Corte per annullare una decisione dell’esercito o del ministero della difesa, perché li ritengono una violazione dei diritti umani. In tale ruolo, la Corte può ad esempio invalidare una legge ordinaria che contraddice una LF. Contro tali decisioni non c’è appello, ma si può chiedere alla stessa Corte, in alcuni casi, di riesaminare il caso.

La Corte suprema israeliana

Da chi è formata, e chi la elegge?

I giudici della Corte suprema sono 15. I giudici, una volta eletti, restano fino all’età di 70 anni. Il presidente è eletto in base alla regola non scritta della seniority per cui il più anziano di ruolo succede al presidente uscente. Attualmente a guidare la Corte è una donna, Esther Hayiut. I 15 giudici sono scelti da una speciale Commissione, composta, secondo l’articolo 4 della Legge Fondamentale sul sistema giudiziario  dal ministro della giustizia, che è il presidente della Commissione, 2 membri della Knesset, 2 avvocati che rappresentano l’ordine degli avvocati, dal presidente in carica e da altri 2 giudici della medesima Corte.

In generale, quali sono i rapporti tra magistratura e politica in Israele?

Esther Hayut , presidente della Corte suprema di Israele

Finora la Corte, nelle vesti di Bagaz, ha invalidato 22 leggi. Quasi ogni volta che lo ha fatto si trattava di leggi che incidevano su temi politici. È per questo che, nel dibattito politico, la Corte è spesso vista come schierata a sinistra.

Perché?

Perché in genere è attenta ai diritti umani e a quelli delle minoranze. In Israele il dibattito è tra “attivisti”, ossia coloro che sono favorevoli a un intervento della Corte anche su questioni dal forte impatto politico, e “conservatori”, per cui bisognerebbe essere molto cauti prima di invalidare le leggi approvate dal parlamento e proposte dal governo.

Puoi fare qualche esempio?

Ad esempio, la Corte si è pronunciata sulla legge che regola il servizio militare di chi frequenta le yeshivot; oppure sui diritti degli immigrati; oppure sulle carceri affidate alla gestione privata; ma non solo, anche su argomenti che non sono politici.

un tema da sempre al centro del dibattito israeliano è la partecipazione dei religiosi alla difesa di Israele

Ora veniamo a un motivo di polemica di queste settimane. Il governo Netanyahu vorrebbe intervenire sulla Corte sprema. Cosa prevede la riforma proposta?

La riforma è stata proposta dal ministro della giustizia Levin, e vorrebbe cambiare la composizione della Commissione, per cui verrebbe allargata a 11 membri, 7 della coalizione e 4 non della coalizione: quindi la nomina dei Giudici diventerebbe più una nomina politica. Ma non finisce qui. Si parla anche di annullare la reasonability (svirut), che è una delle maniere in cui la Corte Suprema può intervenire, o emanare la Clausola di Superamento con maggioranza semplice (61), che prevede che la Knesset possa confermare una legge bocciata dalla Corte Suprema. Infine, limiterebbe anche il potere dei consulenti legali, in modo che un loro parere legale non obbligherà il governo ad agire in base ad esso.

Come ha reagito la Corte?

Yair Levin, ministro della giustizia

La presidente Hayiut si è dichiarata contraria, dichiarando che si tratta di una riforma che mina l’indipendenza della Corte e conseguentemente tutto il sistema giudiziario. L’ha perfino chiamata “un piano per distruggere il sistema giudiziario”. Si è trattato di una presa di posizione molto esplicita perché la riforma è fondamentale per il futuro della Corte e questo l’ha spinta a intervenire. In generale i giudici non si esprimono su queste questioni ed infatti è stata anche molto criticata.

Quale è stata la reazione in Parlamento?

La destra – Levin, Rotman, Smutrich, Ben Gvir – spingono per la riforma e hanno criticato fortemente la presidente Hayut. Qualcuno si è spinto a chiedere un’inchiesta contro di lei.

La Corte ha avuto uno scontro con il governo anche a proposito del ministro degli interni, Aryeh Dery.

Sì, Dery è stato accusato e più volte e incriminato per aver violato delle norme sul fisco; in primo grado ha raggiunto una transazione con l’accusa, per cui ha evitato la condanna a patto che non sarebbe tornato in politica; ma poi lui ha violato l’accordo, è stato eletto e nominato ministro, anche a costo di modificare una LF per consentirgli di fare questo. Tuttavia, la Corte, in funzione di Bagaz, ha stabilito che questa modifica non è ragionevole (reasonless), applicando in effetti un criterio di giudizio discrezionale.

Aryeh Deri (Amir Cohen/AP)

E Dery?

Alla fine Netanyahu si è arreso, e Dery è stato licenziato.

Anche il premier Netanyahu è sotto processo. Con la sua nomina a primo ministro i processi si interrompono?

No. I processi vanno avanti. Si è infatti deciso che la sua immunità non impedisce il corso del processo. Netanyahu è incriminato con l’accusa di corruzione, frode e abuso di potere. A oggi non è prevedile quando sarà adottata la sentenza.

Questo governo ha anche annunciato delle modifiche alle regole che prevedono il servizio militare anche per i religiosi e limiti per i diritti della comunità LGBT. A che punto sono questi annunci?

gay pride a Tel Aviv

Finora si tratta appunto di annunci. Immagino che, se si arrivasse a una legge, questa sarebbe probabilmente il risultato di un compromesso.

Oggi, secondo te, Israele è ancora un paese laico e democratico?

Oggi certamente sì. La riforma annunciata sulla Corte però è una delle più radicali. Io non penso però che sia a rischio la democrazia in Israele. Anche se la riforma passasse come è stata presentata – cosa che non credo, perché c’è una negoziazione in corso – non metterebbe a rischio la democrazia israeliana. Israele resterà uno Stato democratico. Però, certo, se si arriverà a limitare il potere della Corte suprema, che è un organo fondamentale per la democrazia israeliana, allora potremo dire che sarà una democrazia più debole.

Leggi anche:

Israele è un paese diviso

le preccupazioni della Banca centrale israeliana

3 risposte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Condividi:

L'ultimo numero di Riflessi

In primo piano

Iscriviti alla newsletter