Vogliamo la verità sull’attentato del 9 ottobre
Emanuele Fiano (PD), presenta un’interrogazione parlamentare sulle nuove rivelazioni riguardo l’attentato al Tempio maggiore del 9 ottobre, e spiega a Riflessi cosa va fatto per cercare di capire se ci furono responsabilità degli apparati dello Stato
Onorevole Fiano, nei giorni scorsi sui giornali, a cominciare da “Il Riformista”, sono emerse nuove rivelazioni sull’attentato alla sinagoga del 9 ottobre 1982. Leggendole, lei che idea si è fatto?
Credo che forse sia stato scoperto uno dei tanti segreti di Stato, che hanno purtroppo contrassegnato la storia di questa Repubblica, più volte minacciata da pezzi deviati dello Stato.
Insieme al suo collega Lattanzio, lei ha presentato un’interrogazione parlamentare. Può illustrarcene il contenuto?
In realtà ci siamo mossi su due piani. Abbiamo depositato l’interrogazione alla Camera, e poi con una lettera al direttore di Repubblica, Molinari, ho chiesto al Copasir [Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, n.d.r.] di interessarsi della vicenda. So che il comitato ha aperto una formale inchiesta su questo episodio. Per quanto riguarda l’interrogazione, abbiamo chiesto al governo di fare luce sull’episodio, ma non solo. Abbiamo inoltre chiesto di sapere come mai la comunità ebraica di Roma sia stata lasciata sguarnita proprio quella mattina, in cui ci fu l’attentato terrorista, e perché non si sia mai dato seguito alle segnalazioni dei servizi segreti, che, come si è scoperto adesso, ci furono. Ricordo anche che già si sapeva delle segnalazioni provenienti dall’Ucei e dalla Cer, quest’ultima sulla base del servizio di sicurezza interno. Queste segnalazioni furono formalmente inviate agli organismi pubblici che dovevano occuparsi della sicurezza, ma non ebbero mai seguito; anzi, il ministro dell’interno dell’epoca, Virginio Rognoni, negò di averle mai ricevute, ma sappiamo ormai che non è vero. Abbiamo chiesto allora che si investighi la cosa. Confido che l’organismo cui abbiamo chiesto di attivarsi, il Copasir, possa accedere ad altri atti, che fino ad ora sono stati secretati.
Lei appartiene alla maggioranza che sostiene questo governo. Credo perciò che riceverà una risposta in tempi brevi?
Mi rendo conto che si tratti di temi delicati, che non è facile riportare alla luce in tempi brevi. Ciò detto, mi aspetto che il governo effettui le verifiche necessarie, come le dicevo anche effettuando le dovute indagini su documenti ancora secretati, e su altri che sono attualmente nella disponibilità del Senato. Ricordo infatti che la commissione stragi che operò in quegli anni, presieduta dal senatore Pellegrino, si occupò anche dell’attentato del 1982. Credo che, esaminando tutto il materiale raccolto allora, sia possibile fare emergere nuovi elementi interessanti per comprendere la verità.
A suo avviso quanto è credibile l’ipotesi che alcuni, dentro l’apparato dello Stato, fossero stati informati del rischio di un attentato?
Ripeto: siamo ancora in una fase in cui si fanno delle ipotesi; per esempio, non sappiamo se la mancanza di protezione sia dovuta a una precisa volontà, o se ci fu sciatteria. Certo, sappiamo che in quel periodo dentro gli apparati di sicurezza c’erano persone che non facevano gli interessi dello Stato. Ci vorrebbe un’indagine attenta negli archivi degli organismi sicurezza. Bisogna sapere da dove venivano le segnalazioni di un possibile attentato, e cosa si segnalava esattamente, e poi capire perché non si sia intervenuti. Ricordo che quello era un periodo storico in cui vigeva il c.d. loro Moro.
Si ritiene cioè che esistesse un accordo con i palestinesi, tale per cui l’Italia garantiva alle organizzazioni terroristiche palestinesi “l’uso” del nostro territorio per il traffico di armi e altri aspetti logistici della loro attività svolta altrove; in cambio, nessun atto terroristico si sarebbe dovuto svolgere in Italia, o contro cittadini italiani. Ora, se il lodo Moro è esistito davvero, bisogna capire come mai esso non abbia funzionato il 9 ottobre 1982. C’è poi un aspetto più generale da ricordare.
Quale?
Occorre riconoscere che, storicamente, quello fu un periodo in cui l’opinione pubblica italiana era molto critica verso Israele e di conseguenza verso la comunità ebraica. Gli ebrei, tutti, venivano in particolare considerati colpevoli della strage di Sabra e Chatila. Si tratta di un chiaro grave errore storico, perché la strage fu opera materiale dei cristiano-maroniti. Questa colpevolizzazione tuttavia portò a un clima di odio, compreso l’orribile episodio, nato all’interno di una manifestazione organizzata dalla Cgil, in cu fu depositata una bara davanti al tempio di Roma.
Anni dopo, il presidente Cossiga dichiarò a un giornale israeliano che gli ebrei italiani erano stati venduti. È un giudizio che può avere fondamento?
È lo scopo della nostra iniziativa. Vorremmo sapere se qualcuno, di fronte a quelle segnalazioni di un possibile attentato, abbia omesso di fare il proprio dovere. Se è vero quel che disse Cossiga, accadde proprio questo. Oggi siamo alla ricerca della verità.
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Una risposta
Ci sono troppi misteri sul quel periodo. Compreso l’attentato di Bologna, per il quale non è mai stata presa i. Considerazione la pista palestinese.