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Suspense, velocità…. e pandemia: ecco il successo de “La casa di carta”

Cosa rende una serie un successo internazionale? I segreti, se ci sono, variano, compresa la necessità di restare in casa e il desiderio di evadere

Un po’ Arsenio Lupin in versione hi-tech, una spruzzata abbondante ma non troppo scontata di temi sociali, una strizzata d’occhio alla rete che combatte le multinazionali, alle maschere di Anonymous. Simboli del Sud Europa, dall’immagine di Dalì all’omaggio a Bella Ciao e a Battiato. Un leit motiv sempre attuale: resistenza. Il tutto condito da una sceneggiatura che non cala mai di tensione, una iniezione di adrenalina somministrata ad arte da personaggi capaci di sorprendere anche quando ormai credi di conoscerli alla perfezione.

la Casa di carta è una serie Netflix ideata in Spagna

Come nella vita insomma, anche se in questo caso accade quasi sempre in negativo. Sarebbe stato già questo sufficiente a fare della Casa di Carta un cult delle fiction televisive, poi è arrivata la pandemia e per molti anche l’occasione di gettarsi nella storia per resistere appunto a qualcosa di mostruoso e di pericoloso. Così, chiusi in casa, sulla poltrona o sul divano, è stato come essere dentro quattro mura e guardare gente autoreclusa all’interno della Banca di Spagna.

In pratica si è trattato di entrare nel tunnel della claustrofobia e dello spazio limitato ed evadere dalla realtà allo stesso tempo. Entrare dentro la banca per lasciare fuori la paura del virus. I nomi di città che identificano i protagonisti all’inizio più duro del lockdown rimandavano anche a mondi lontanissimi, diventati incerti, avvolti nella nebbia di quello che sarebbe successo dentro la casa di carta e fuori dalle nostre case prigioni.

L’intreccio narrativo è veramente un gomitolo di colpi di scena difficile da snodare ed è veramente complicato cercare di individuarne gli sviluppi senza rimanere sorpresi ancora una volta e costantemente. I personaggi da amare sono tanti e ciascuno può scegliere il suo. Il professore che non perde apparentemente mai la calma: freddo, calcolatore che sembra conoscere ogni possibile domanda più che dare le giuste risposte. C’è la vitalità e la solarità di Nairobi, la follia dolce di Denver, i dubbi di Rio, il fascino contorto, misterioso e maledetto di Tokyo. Poi c’è la raffinata genialità e il cinismo glaciale di Berlino: mente, braccio, suddito e sovrano di tutta l’operazione.

L’eroe geniale ed autodistruttivo che sublima nell’insostenibile leggerezza dell’essere l’incapacità che c’è in alcuni di noi di essere felice nelle piccole cose come nelle grandi. E allora è un turbinio di oro e adrenalina il kit di sopravvivenza necessario a Berlino per mettere una sottile linea divisoria tra se stesso e la morte, tra un destino segnato tentando di deviarne il corso con il sorriso e la forza di andare avanti sapendo che in ogni caso ogni sforzo sarà vano. Arrivati alla prima parte della quinta serie se ancora non l’avete vista fermatevi qui e sdraiatevi a godere di questa azione infinita introdotta da una sigla indimenticabile.

I protagonisti della serie

Se state leggendo ancora vuol dire che sapete già e ricordate quindi con stupore la conversione di Lisbona dopo la suspence del rapporto con il professore, finto nelle modalità in cui si realizza ma comunque vero perché quello che pulsa è sangue, è verità ed è vita. E’ stato tradimento il suo, un condannarsi al crimine ? Anche, certamente, ma anche mentre inseguiva in nome della divisa da poliziotta è stata tradita, offesa, umiliata.

Se siete arrivati fin qui avete quindi già apprezzato le capriole mentali e fisiche di Tokyo in perenne antitesi al senso di opportunità ma capace di intenerire i cuori di tutti, compresi i nostri che, in netta minoranza va detto, sono sempre stati dalla parte di Nairobi e di Berlino. Saper morire è da sempre l’idealizzazione del trapasso. Affrontare quello che nessuno di noi potrà mai accettare, la morte, con il coraggio dell’ultimo gesto di generosità è l’unica speranza che ognuno di noi spera di poter mettere in atto prima di dire addio. Tre emblemi del colpo del secolo, comunque, tre inquietudini diverse, accomunate dall’essersi messi al servizio del male che vorrebbe fare giustizia anche se chi sta fuori dal Palazzo per stanarli molte volte non è migliore di loro. Ma noi non siamo buonisti, sappiamo dove è la legge e dove il reato.

Solo che talvolta ci piace scoprire le positività tra le pieghe più impensabili e meno scontate. Perché ci dà speranza, perché bloccati sul divano ci siamo analizzati forse dopo tanto tempo, o forse per la prima volta, e abbiamo scoperto anche tutte le nostre piccole colpe.

Poi, nonostante le belle promesse dell’inizio della nostra reclusione via via mondiale e collettiva causata dal Covid, ci siamo assolti con molta velocità e senza troppe pene da scontare.

Adesso non ci resta che attendere l’evoluzione finale di questo ininterrotto fuoco d’artificio chiamato Casa de Papel e vedere se sarà la morte a redimere tutti o una nuova ultima sorpresa a cambierà tutto.

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