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Storia e osservanza della festa di Hanukkà nella lettura di Maimonide

Perchè il Rambam sente la necessità di spiegare le origini storiche della “festa delle luci”? Essa rimanda, per il filosofo, a una questione politica fondamentale per il popolo d’Israele

il monumento a Maimonide, vissuto nel XII secolo

All’inizio delle Leggi di Hanukkà (Mishne Torah, Hanukkah 3:1), Maimonide fornisce un resoconto del suo contesto storico. Descrive l’oppressione degli ebrei da parte dei governanti ellenisti della Terra d’Israele e spiega che Dio ha salvato il suo popolo attraverso la guida degli Asmonei: gli ellenisti furono così sconfitti e la sovranità ebraica fu ripristinata per oltre duecento anni.

Queste osservazioni introduttive sono insolite per Maimonide, che ha composto il suo Mishneh Torah come un codice di legge e generalmente non si discosta da essa per soffermarsi su dibattiti storici. Allora perché include una panoramica della storia di Hanukkà?

Hanukkà si osserva principalmente attraverso due pratiche (Mishneh Torah, Hanukkah 3:3): recitiamo l’Hallel ogni giorno e accendiamo le candele di Hanukkà ogni notte. Maimonide spiega che le candele dovrebbero ricordarci i miracoli avvenuti in quel momento. In altre parole, la Mitzvah dell’Accensione si realizza pienamente quando ci spinge a richiamare l’attenzione sui miracoli di Hanukkà.

un’antica copia stampata in Italia nel 1457 del
Mishneh Torah, presso The Israel Museum, Gerusalemme

Questo spiega la recitazione di “HaNerot Halalu”. Questo breve paragrafo (Massekhet Soferim 20:6) include una rapida spiegazione storica della pratica di accendere le candele: proclamiamo di accendere le candele per ricordare i miracoli commemorati dalla festa. La natura stessa della nostra pratica di illuminazione spiega l’inclusione di questo paragrafo nella procedura della Mitzvà, per cui essa non è pienamente adempiuta fino a quando le luci non evocano la nostra memoria dei miracoli commemorati da Hanukkà. Con “HaNerot Halalu”, dunque, ricordiamo oralmente questi eventi.

rovine di edificio risalente all’epoca asmonea

Possiamo ora cominciare a capire perché Maimonide includa questa analisi del contesto storico della festa. Queste informazioni non si limitano a fornire la ragione per la creazione di Hanukkà da parte dei Saggi. È infatti un elemento fondamentale della sua osservanza! L’accensione delle candele dovrebbe evocare la nostra memoria dei miracoli commemorati dalla festa e proclamarli a tutti coloro che vedono le luci; quindi, la conoscenza della storia non è solo rilevante per l’adempimento della Mitzvah, ma è parte della Mitzvah.

Rimane un problema: perché Maimonide non fa altrettanto per Purim? Ossia: perché non include nella sua esposizione delle leggi di Purim, che si trova nella stessa sezione della Mishne Torah, un prologo storico? Purim e Hanukkà hanno infatti scopi molto simili: entrambi ricordano occasioni di salvezza miracolosa. Il contesto storico, in altre parole, è fondamentale per l’osservanza halakhica di Purim così come per l’osservanza di Hanukkà.

moneta con l’effige di Antioco IV epifane, contro cui si diressse la rivolta degli Asmonei

Tuttavia, come detto, Maimonide non ritiene necessario includere nel suo trattamento delle leggi Purim una discussione del suo contesto storico. Una prima risposta può sembrare ovvia. Le usanze centrali di Purim e Chanukah hanno lo scopo di ricordare e proclamare salvezze e miracoli. Tuttavia, le pratiche utilizzate per raggiungere questo obiettivo sono fondamentalmente diverse. A Purim leggiamo la Megillah che racconta la storia di Purim. Basta eseguire il precetto centrale della festa per raggiungere il suo obiettivo. Durante la mitzvà della lettura della Megillah, viene rievocata e proclamata la storia della festa. A Hanukkà, invece, accendiamo le candele. Questa pratica evoca un ricordo degli eventi commemorati solo se si è a conoscenza di essi! Pertanto, Maimonide deve informarci di questi eventi se vogliamo rispettare pienamente il comandamento centrale di questa festa.

Rabbi Joseph Dov Soloveitchik Ztz`l, ripreso da Rabbi Michael Shurkin nella sua antologia Hareré Kedem (Iniané Hannouca, pag. 291) sugli insegnamenti di Rav Soloveitchik sui Moadim, ha suggerito tuttavia un’altra spiegazione, basata sull’introduzione di Maimonide al suo Mishne Torah.

Rav Joseph Soloveitchik (1903-1993)

Maimonide spiega che il suo codice è una raccolta completa delle leggi della Torah. Spiega inoltre che il suo lavoro, combinato con i libri del TaNaKh, la Bibbia ebraica, fornisce una presentazione completa delle leggi scritte e orali. Aggiunge che chi padroneggia queste opere padroneggia l’intera Torah senza bisogno di fare riferimento a nessun’altra opera.

Lo sfondo storico di Purim è incluso nel TaNaKh, ossia Meghillat Esther. Poiché il TaNaKh non include un resoconto degli eventi commemorati da Hanukkà, essendo i libri dei Maccabei considerati apocrifi, Maimonide li include nel suo Mishneh Torah. Ciò è in linea con il suo obiettivo di creare una presentazione completa dell’intera Torah. La maggior parte della narrazione storica è nel TaNaKh, e se manca qualcosa, Maimonide lo incorpora nel Mishneh Torah.

Maimonide, oltre alla sua descrizione degli eventi, aggiunge che gli Asmonei – che erano Cohanim e quindi della tribù di Levy – presero come loro re un membro della famiglia e restituirono la sovranità al popolo ebraico per oltre duecento anni.

la suddivisione del medio oriente all’epoca dei fatti ricordati ad Hanukkà

Perché queste informazioni sono rilevanti per Maimonide? Sembra vedere l’istituzione della dinastia dei re della famiglia Hashmonai come uno sviluppo positivo, a differenza di altri commentatori classici che attribuiscono la regalità rigorosamente alla casa di Davide e quindi alla tribù di Yehuda. Maimonide, cioè, apparentemente afferma che i re degli Asmonei non usurparono il ruolo della casa di Davide. Il regno alla fine tornerà alla famiglia di Davide, ma non è inappropriato nominare un re di un’altra famiglia o tribù, se necessario. La Torah ci dice solo che la regalità non può essere trasferita permanentemente a un’altra famiglia (Mishne Torah, Leggi dei Re 1:7-9).

In breve, secondo Maimonide, gli Asmonei non violarono le leggi della Torah al momento della loro ascesa al trono. La famiglia Hashmonai governava solo in assenza di un re adatto tra i discendenti di Davide.

Maimonide osserva quindi che la sovranità è stata restituita a Israele per più di due secoli e, a quanto pare, sostiene che questi due secoli di sovranità confermano la sua posizione.

In che modo un lungo periodo di sovranità supporta il suo punto di vista?

Maimonide riconosce pienamente che la decisione degli Asmonei di servire come re è soggetta a critiche. Capisce che altre autorità contesteranno la sua posizione. In risposta alle critiche, osserva che questi re hanno avviato oltre due secoli di sovranità. Il presupposto di fondo sembra essere che a volte gli eventi successivi indicano – a posteriori – se una decisione era appropriata. Maimonide indica che la storia supporta la sua posizione.

In altre parole, il successo derivante dall’ascesa al trono della famiglia Hashmonai indica che Hashem approvò la loro decisione.

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