Ricordo di Guido Di Veroli (1933-2021)
Leone Paserman ricorda l’amico, il suo impegno costante per la comunità e il suo convinto sionismo
Guido Di Veroli z.l. è stato per 70 anni un faro per tutto l’ebraismo italiano, e non solo.
Attivo fin dall’inizio nei movimenti giovanili, poi nella Comunità Ebraica di Roma, di cui è stato consigliere per molti anni, nell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, nel Movimento dei Bene’ Berith e contemporaneamente fervente sionista e difensore d’Israele.
Di particolare rilievo fu il suo impegno per organizzare nel 1986, in maniera più che eccellente, la visita di Karol Wojtyla, papa Giovanni Paolo II, nel Tempio maggiore di Roma. Credo sia stata in assoluto la prima visita di un papa in una sinagoga ed ebbe una risonanza mondiale anche perchè trasmessa in diretta dalla televisione italiana in tutto il mondo cattolico. Personalmente, nonostante fossi stato invitato da Guido – con cui credo avessi un linguaggio comune in quanto entrambi ingegneri – a collaborare nell’organizzazione della visita, declinai l’invito su suggerimento dei miei famigliari di origine polacca, che, ricordando il diffuso antisemitismo della popolazione polacca, erano scettici sul buon esito dell’incontro col papa.
Nel 1995, fu in prima linea, come presidente dei Bene’ Berith, ad opporsi con successo alla proposta del sindaco Rutelli d’intitolare una strada a Roma al nome di Giuseppe Bottai, fascista dalla prima ora e Ministro dell’Educazione Nazionale nel 1938 quando furono emesse le leggi razziali antiebraiche.
Però, devo a Guido la mia elezione a presidente della Comunità Ebraica di Roma nel Marzo dell’anno 2000: ero già stato eletto nel Consiglio della CER, dal 1985 al 1989, sotto la presidenza di Giacomo Saban, e poi chiamato alla presidenza dell’Ospedale Israelitico di Roma nel 1990: quest’ultima fu un’esperienza drammatica perchè dovetti affrontare una situazione molto difficile causata da una gestione amministrativa al limite della legalità, evidenziata da un’indagine contabile richiesta dalla CER ad un’importante società di audit; quindi dopo 2 anni, terminai il mio incarico di presidente consegnando insieme al presidente della CER, ing. Sergio Frassineti, un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica e raccomandando alla CER di nominare per l’Ospedale un Commissario straordinario plenipotenziario.
Alcuni anni dopo, improvvisamente, Guido m’invitò a casa sua ad una riunione preelettorale in vista delle imminenti elezioni del nuovo Consiglio della CER, resesi necessarie per le dimissioni del presidente Sandro Di Castro. Con mia sorpresa, quella sera Guido, a nome del gruppo “Per Israele” capeggiato da Riccardo Pacifici, mi propose di candidarmi, ed in via innovativa, di accettare, già in fase preelettorale, la mia designazione a Presidente della Comunità. Io accettai con emozione anche perché sarei stato il primo presidente a Roma di tradizione askenazita.
Non è certamente questa la sede per illustrare tutti i risultati raggiunti durante gli 8 anni della mia presidenza – infatti fui riconfermato nelle successive elezioni del 2004 – grazie alla collaborazione di tutti i consiglieri, ma desidero almeno ricordare 2 progetti curati da Guido:
1. l’ammodernamento e l’ampliamento del Museo ebraico di Roma: è stata una storia di grande successo. Oggi la Comunità possiede un organismo che oltre a conservare e diffondere la sua storia e la sua cultura rappresenta anche uno splendido “biglietto da visita” nei confronti delle istituzioni politiche e culturali, nazionali ed internazionali, come dimostrato dalle numerose visite illustri.
2. la gestione nel 2004 delle cerimonie celebrative del centenario della costruzione del Tempio Maggiore di Roma: un compito importante perché sarebbe stata la celebrazione della storia della Comunità Ebraica di Roma, dai tempi più bui a quelli recenti, per concludersi con la completa libertà ed uguaglianza per gli ebrei di Roma, ed anche dei loro successi. Guido assolse egregiamente al suo compito e le celebrazioni ebbero una grande eco, tanto che poco tempo dopo venne approvato dal Parlamento lo stanziamento di una notevole somma annuale per il restauro conservativo architettonico delle sinagoghe in Italia.
Accenno anche brevemente all’intervento determinante di Guido nel Consiglio della CER per difendermi da una querela che avevo ricevuto nel 2002 da Michele Santoro per una lettera che avevo scritto al presidente della RAI nella quale criticavo, forse con toni eccessivi, un servizio del noto presentatore, fortemente anti-israeliano ed in cui trasparivano, a mio parere, anche dei pregiudizi antisemiti, e lo invitavo perfino a licenziarlo.
Del personaggio Guido, vorrei illustrare qualche aspetto: io l’ammiravo per alcune sue caratteristiche: la sua serenità, la ricchezza e la varietà dei suoi interessi, il suo ottimismo, la sua creatività.
Indubbiamente Guido era un “creativo”: la sua mente non era mai in riposo ma trovava sempre qualche aspetto della vita che lo interessava, che poteva permettere nuove possibilità d’incontro, di relazioni…
Era appassionato del suo lavoro ed era anche un inguaribile ottimista che anche nei momenti meno facili non perdeva la fiducia in un miglioramento della situazione: spesso sapeva agire al momento opportuno, specie se immaginava che qualcosa poteva cambiare, e forse in meglio per lui.
Dopo alcuni anni di lontananza, nel 2016, quando feci l’aliyah, ho ritrovato a Gerusalemme Guido ed i suoi 4 figli ed i numerosi nipoti; purtroppo nel 2014 era mancata sua moglie Nicoletta. Abitavamo non lontano e ci si incontrava spesso per una passeggiata o semplicemente per un caffè ed una chiacchierata. Ci mancherà.
Sia il suo ricordo di benedizione.
Una risposta
Caro Leone :condoglianze per la perdita d un amico caro e stimato da tutti noi. H” consolera’ i figli, familiari ed amici del caro Guido bevinian Yerushalaim