Parliamo del Covid dicendo la verità (come la conosciamo finora)
Perchè esistono i novax? Cosa è andato storto nella comunicazione della campagna di vaccinazione? Davvero il Covid può essere nato in laboratorio? Silvia Bencivelli, medico e gionalista scientifica, spiega a Riflessi gli errori di comunicazione compiuti sul fronte della lotta al Covid, e cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo autunno
Il commissario straordinario all’emergenza, generale Figliuolo, ha da poco annunciato che saranno raggiunte le quote di vaccinazione promesse (60% a fine luglio e 80% a fine settembre). Dal tuo punto di vista, a che punto siamo con la vaccinazione?
Sarei molto cauta a parlare, perché le cose le comprendiamo sempre mentre accadono, in particolare con un’epidemia nuova come questa. Secondo me è sbagliato fare previsioni, specie troppo ottimistiche. Certo, oggi abbiamo vaccinato oltre il 50% della popolazione over 12 anni con doppia dose, quindi il traguardo “politico” è di fatto già raggiunto, ma il traguardo è stato fissato mesi fa, cioè senza considerare le varianti oggi in circolazione. Può essere che i dati inglesi e quelli israeliani, per esempio, ci diano notizie diverse, e inoltre non sappiamo ancora come il nostro paese reagirà. Quello che certo possiamo dire è che il vaccino protegge chi lo fa, per cui resta la necessità di vaccinarsi, perché sembra essere efficace, per il singolo vaccinato, anche rispetto alle varianti. Tuttavia anche chi è vaccinato deve prendere delle contromisure, perché la vaccinazione non offre una copertura al 100%, e perché non sappiamo se il 60% o l’80% di popolazione vaccinata potrà proteggere quella parte di popolazione che invece il vaccino non l’ha assunto.
Durante la campagna di vaccinazione si ha avuto l’impressione che la comunicazione non abbia funzionato al meglio. Penso ai problemi del vaccino Astra Zeneca. Perché a tuo avviso tanta confusione?
Mi stupisco innanzitutto del fallimento della comunicazione aziendale. Tieni conto che il costo del vaccino Astra Zeneca è più basso rispetto agli altri (Pfizer costa circa 10 volte di più) per varie ragioni tra cui la sua facilità di conservazione e trasporto e la calmierazione del prezzo per accordi con la commissione europea e con gli Stati membri. Per cui non escludo che purtroppo abbia giocato la cattiva abitudine a pensare che ciò che è pubblico, o comunque più economico, sia meno interessante o possa essere trascurato: purtroppo cioè c’è anche “un’abitudine” del mercato e di noi consumatori di cui tenere conto.
2 risposte
Probabilmente è stato pubblicato uno stralcio e neppure il più significativo dell’intero intervento della collega. Posso ricevere il testo intero. Grazie
Quanto pubblicato è il testo integrale di una intervista, approvato dall’interessata.