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Colonna di civili ebrei deportati in Transnistria scortati da soldati rumeni.

Rivedremo Odessa?

La città melting pot del mar Caspio, per secoli importante centro ebraico, è sempre più di mira della guerra di Putin. In questo libro, impariamo a scoprire “la città di sogno”

Le città possono rappresentare il massimo livello di patria. E’ il messaggio e l’aria che si respira rileggendo in questo giorni di guerra spaventosa in Europa dove riappaiono anche gli spettri dell’antisemitismo il libro di Charles King “ODESSA. Splendore e tragedia di una città di sogno” nell’Edizione Einaudi.

Charles King ODESSA. Splendore e tragedia di una città di sogno
ODESSA. Splendore e tragedia di una città di sogno di Charles King (Ed. Einaudi)

Luogo creato alla fine XVIII secolo per volere di Caterina II e per mano del suo fedele Potemkin è stata costruita da ingegneri italiani, governata dal nipote di Richelieu e patria ambita dai russi, ma anche dagli ucraìni e dagli ebrei, di cui ora restano solo poche migliaia di persone e una restaurata sinagoga con ristorante kasher a testimoniare un passato in cui la presenza ebraica era tra le più numerose di questa città multietnica dove per molti anni la lingua franca era l’italiano dei mercanti genovesi e napoletani.

Fondata da De Ribas, napoletano di padre diplomatico spagnolo e madre aristocratica irlandese per volere della zarina con lo scopo di portare la Russia sul Mar Nero, richiamando il commercio internazionale con la creazione di un porto e una città franca da tassazioni e restrizioni agli scambi.

A partire dagli anni Venti dell’Ottocento sempre più ebrei si trasferiscono ad Odessa in cerca di lavoro.

Scalinata Potemkin
Un fotogramma della famosa scena del film “La corrazzata Potemkin”, girata sulla scalinata al centro di Odessa, progettata dall’architetto italiano Francesco Boffo e dall’architetto ebreo russo Avraam Mel’nikov.

I maskilim  arrivano nella città, ricorda King, da tutte le zone di residenza per gli ebrei di Russia e negli anni Trenta del XIX secolo sostituiscono i greci e gli italiani come perno della classe commerciale di Odessa. Finché iniziano a diventare sempre più frequenti e violenti gli scontri tra la popolazione e la numerosa minoranza ebraica. Fanno la loro apparizione i pogrom, dal russo grom, ovvero tuono.

La violenza non era nuova – spiega l’autore – ma lo era il fatto che a farvi ricorso era lo Stato, che addirittura la facilitava e a volte persino la ricompensava. Quando si scatenava la violenza la teoria era la seguente: ciò avveniva perché i cristiani erano semplicemente stanchi della slealtà e della venalità degli ebrei. Lo stato in modo legittimo e in certo senso opportunista, si faceva da parte quando gli ebrei avevano quello che si meritavano e interveniva soltanto quando l’esplosione dello scontento dei gentili giungeva a minacciare l’odine pubblico”.

Le speranze e l’orrore di Odessa sembrano contraddittori e nel breve volgere di pochi anni portano all’inferno della persecuzione.

Tra il febbraio 1905 e il maggio 1906 la cifra delle vittime anche tra le istituzioni cittadine è impressionante. Odessa, dopo Baij Jar e altri centri del massacro ebraico, diventa protagonista nel secondo conflitto mondiale di un eccidio le cui responsabilità ricadono, così come nella vicina Transnistria, completamente sulla Romania, il solo paese, afferma King, che durante la seconda guerra mondiale, accanto alla Germania nazista amministra la grande città sovietica.

Vladimir Zeev Jabotinskij
Vladimir Zeev Jabotinskij (Odessa 1880 – New York 1940), politico russo, fondatore del sionismo revisionista, creatore della Legione ebraica.

King parla di tutte le personalità che hanno reso celebre Odessa. E tra i figli più illustri odessiti il libro si sofferma in particolare sull’opera e il pensiero di Vladimir Jabotinskij, così importante per la storia ebraica e di Israele: “se lo stato russo era complice nell’impedire agli ebrei di vivere pacificamente nell’Impero (in altri termini se le autorità imperiali sono ormai lo strumento di una forma rozza e primitiva di nazionalismo russo), allora forse la spaccatura tra russi ed ebrei era qualcosa di più di una questione di religione o di eredità culturale. Gli ebrei costituivano una nazione come qualsiasi altra, profondamente divisa e forse solo parzialmente consapevole di sé, ma capace di risvegliarsi e di compiere il suo destino”. 

 

(Foto in alto: Colonna di civili ebrei di Odessa deportati in Transnistria scortati da soldati rumeni).

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