L’Ucei tra memoria, identità, solidarietà
Si è svolto ieri il consiglio dell’Ucei, con molti temi al centro di un dibattito ampio e complesso. In vista del prossimo 27 gennaio
Giornata densa e a tratti emozionante quella che è impegnato ieri il consiglio dell’Ucei nella sua seduta plenaria.
Dopo l’introduzione lasciata come ormai da tradizione, a un pensiero di torah affidato a rav Momigliano, e il benvenuto al nuovo ambasciatore d’Israele, Jonathan Peled, venuto per un breve saluto al Consiglio, i lavori sono stati aperti dalla presidente Noemi Di segni con la discussone sul bilancio.
Il Consiglio ah ricevuto la relazione dell’assessore Romanin Jacur sul bilancio preventivo 2025 che ha approvato all’unanimità. Come ormai da tradizione, grazie a un attento monitoraggio di tutte le voci di costi, l’Unione si presenta con i conti in perfetto equilibrio, sebbene la tendenza sia nei prossimi anni quella di un calo del gettito derivante dall’otto per mille.
In mattinata si è poi trattato anche dei rapporti fra l’Ucei, ente rappresentante dell’ebraismo italiano e la Fiep la Federazione italiana degli ebrei progressivi. Il tema richiede l’opportunità di valutare se e come instaurare un forma di dialogo, come avviene del resto altrove, a cominciare da Israele, dove la realtà dell’ebraismo progressivo non è più ignorata, ma anche perché le drammatiche esigenze di sicurezza che, dopo il 7 ottobre, hanno ricordato tutte le comunità ebraiche, hanno posto all’attenzione la necessità di forme di collaborazione rivolte anche al mondo dell’ebraismo progressivo: si pensi ad esempio alla necessità di tutelare i luoghi di culto di tale comunità.
Il momento più partecipativo della riunione si è realizzato nel primo pomeriggio, quando è stata chiamata a offrire la sua testimonianza Ella Mor, zia della piccola Abigail, che per 15 giorni è stata prigioniera di Hamas a Gaza dopo il 7 ottobre, e che in quella drammatica giornata ha perso i propri genitori. Ella ha testimoniato come Israele sia un paese che vive ancora un trauma profondo, che richiederà una lunga guarigione, e come tutta la sua vita dopo il 7 ottobre sia ormai orientata a battersi per la liberazione degli ostaggi ancora rimasti a Gaza e per il loro ritorno a casa. Il consiglio dell’Ucei ha fatto sentire tutta la sua vicinanza a Ella, alla sua famiglia e, per suo tramite, alle famiglie dei rapiti.
Nella parte finale del consiglio infine si è affrontato il tema del Giorno della memoria, e di come l’ebraismo italiano debba partecipare a la messe di iniziative che, come ogni anno, si tengono in tutta la penisola.
L’argomento è stato preceduto da una ricerca illustrata da Betty Guetta, commissionata dall’International Center for Community Development, dalla quale è emerso, tra l’altro, il fortissimo senso di pericolo che gli ebrei italiani vivono da alcuni anni, il loro progressivo ripararsi all’interno di cerchie familiari e sociali considerate protettive (innanzitutto la propria comunità), e la fiducia che ripongono nella protezione accordata loro dalle autorità.
Nel corso della discussone, Saul Meghnagi ha ricordato come la commissione cultura, in questo quadriennio, abbia declinato l’identità ebraica in termini di partecipazione alla vita sociale e civile del paese e ha indicato il percorso che a suo avviso occorrerà seguire, finalizzato non più a evidenziare la dimensione vittimistica degli ebrei durante la Shoah, quanto piuttosto a indicare le responsabilità che portarono allo sterminio degli ebrei.
Rav Roberto della Rocca ha stigmatizzato la tendenza presente in parti dell’ebraismo italiano a considerare il Giorno della memoria una sorta di vetrina in cui gli ebrei vengono esposti all’attenzione della pubblica opinione; è questa, per il rav, una lettura del 27 gennaio che finisce per limitare l’ebraismo e gli ebrei avevano una dimensione vittimistica che nega la vitalità degli ebrei, che invece costituisce un loro carattere distintivo. Sottolineando i pericoli di questa “scorciatoia identitaria”, il rav ha concluso perché l’ebraismo italiano sappia manifestare anche all’esterno la propria identità, che va declinata come diversità all’interno di una società democratica e complessa.
Nel dibattito che ne è seguito cui hanno partecipato Rav Alfonso Arbib, Gadi Schonheit, Paolo Gnignati, Rav Amedeo Spagnoletto, Sandro Temin, Davide Menasci, e Massimiliano Boni, si è dato tra l’altro notizia che il prossimo 27 gennaio la Corte costituzionale dedicherà una giornata di studio la figura di Edoardo Volterra, giurista, giudice costituzionale, partigiano ed ebreo.
La riunione ha dato così in modo alle comunità ebraiche italiane di confrontarsi ancora una volta su temi di primaria importanza, quali il futuro dell’ebraismo italiano e la necessità di salvaguardarne l’identità e di rilanciarne l’azione nella società italiana.