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2 PETER STEVENS

Escape, Evasion and Revenge – La vera storia di un ebreo tedesco pilota della Raf che bombardò Berlino e divenne prigioniero di guerra.

Lo scrittore Marc H. Stevens
Marc H. Stevens, figlio di Peter Stevens e autore della sua biografia

Il libro è la ricostruzione precisa e documentata di una vicenda che ha dell’incredibile: quella di Georg Franz Hein (Peter Stevens), un ebreo tedesco di Hannover rifugiato in Gran Bretagna, che divenne pilota della Royal Air Force britannica, bombardò Berlino e fu fatto prigioniero, tentando più volte la fuga. Abbiamo incontrato Marc H. Stevens, l’autore, che è anche il figlio di questo eroe.

Quello che mi interessa di più del tuo lavoro è il passato e il futuro. Eri un bambino che non conosceva la grande storia della sua famiglia. Quali sono stati i tuoi sentimenti quando l’hai scoperta?

E’ stata una sorpresa. Mio padre è arrivato in Canada 1952. Dopo essere stato pilota dell’aviazione inglese durante la Guerra, dal 1947 al 1952 aveva fatto la spia per i servizi segreti inglesi contro tedeschi e russi. Ha incontrato mia madre a Montreal, lavoravano entrambi per la stessa società e si sono sposati nel 1953. Dal momento in cui è arrivato in Canada, ha sempre detto a tutti che era inglese e anglicano. Mia madre era canadese francese e cattolica, come la maggior parte degli abitanti di Montreal. Così io e mio fratello siamo stati cresciuti come cattolici, senza avere la minima idea del passato di nostro padre. Mio padre ha passato una vita tranquilla ed è morto nel 1979, per un attacco di cuore. Una decina di anni dopo io ho cominciato a interrogarmi sul perché mio padre fosse stato decorato dagli Inglesi con una medaglia così importante, che cosa avesse fatto. Sapevo che era stato pilota durante la guerra, che era stato abbattuto e catturato, che era fuggito alcune volte. Volevo capire come stavano le cose dalla lettura in Inghilterra di ogni singola carta di archivio che riportava la raccomandazione per la decorazione; mi ci sono voluti diciotto anni di ricerche prima di arrivare alla verità negli archivi nazionali a Londra. Lì c’è scritto che era un pilota, che era fuggito, ma niente sul suo passato, su tutti i rischi che si era assunto anche solo volando sopra il suo paese, la Germania, dell’essere stato solo per tre anni e nove mesi mentre era prigioniero. Il documento che mi ha chiarito tutto l’ho trovato però solo nel 2006.

Nel 1996, dopo aver iniziato la mia ricerca, ma senza aver ancora trovato tutte quelle informazioni informazioni, sono riuscito ad avere il contatto della sorella minore di mio padre, che viveva a Londra. L’avevo conosciuta quando avevo quattro anni e ci era venuta a trovare in Canada, due o tre giorni, poi non ci eravamo più visti né sentiti, perché lei e mio padre ebbero un contrasto per questioni economiche di famiglia. Così ho trovato il suo numero, ho preso il telefono e l’ho chiamata, chiedendole se – nonostante il tempo e tutto quello che era successo, volesse parlare con suo nipote. La prima domanda che mi ha fatto ha avuto per lei una risposta scioccante, mi ha chiesto se suo fratello fosse ancora vivo. Anche io avevo una domanda scottante per lei: ‘siete ebrei?’, perché tutti mi stavano dicendo questo e anche le carte che stavo studiando. Per me era impossibile, ma lei mi ha semplicemente risposto: “Si, ovviamente”.

 Si è aperto uno scenario differente…

Completamente differente. La cosa divertente è che nel periodo tra la morte di mio padre e quando le carte sono arrivate nelle mie mani, mio fratello più grande ha incontrato una donna ebrea a Filadelfia, si sono sposati, hanno due figli e mio fratello si è “convertito”. Mio fratello purtroppo è morto, ma i suoi figli sono stati cresciuti come ebrei e ora vivono, come adulti indipendenti in Israele. Questa è la REVENGE (la VENDETTA) nel titolo del mio libro. Mio padre ha avuto figli ebrei e i suoi nipoti sono ebrei.

 Questo è una storia unica, la tua storia unica ma è anche una storia molto ebraica. Moltissimi ebrei sono passati da un continente all’altro e hanno fatto ricerche sul loro passato. Secondo te è una questione di “radici”?

Certo! Assolutamente. Per capire chi sei devi conoscere da dove sei venuto. Ora ho il mio albero genealogico da entrambe le parti, mia madre, come ho detto, canadese francese cattolica, sono arrivato indietro in Francia nel 1651 e dalla parte di mio padre, il ramo tedesco-ebraico, sono arrivato fino al 1800; andare ancora indietro è difficile, perché non si utilizzavano cognomi, ma solo nomi.

 Che rapporto hai con la religione?

Non ho un interesse personale per la religione in quanto culto, ma come identità: miei nipoti che vivono in Israele hanno avuto figli, sono la quarta generazione di sopravvissuti. Ho la medaglia di mio padre appesa in una cornice nel mio ufficio, così posso guardarla tutti i giorni, ma quando morirò andrà a Yad Vashem, dove c’è già una copia del mio libro e tutta la storia è conosciuta. Andrò in Israele per la prima volta il prossimo anno per incontrare di nuovo lì la mia famiglia e per andare a Yad Vashem.

 Davvero una storia straordinari, la tua.

La madre di Peter Stevens
La madre di Peter Stevens

Ma non è tutto. Ho trovato anche un’altra storia interessante: la madre di mio padre era vedova, il marito era morto nel 1926, molto prima che i nazisti prendessero il potere. Lei prese in mano il business di mio nonno, ma con l’arrivo dei nazisti divenne sempre più difficile per gli ebrei continuare a lavorare e a vivere. Il tenore di vita della famiglia continuò ad abbassarsi, e abbassarsi, finché mia nonna decise di mandare in salvo i suoi tre figli in Inghilterra, ma lei non riuscì a partire. Ho scoperto una cosa che riguarda la prima fuga di mio padre, nel settembre del 1941. C’era un ordine scritto per cui mio padre, prigioniero, doveva essere portato in treno in un campo di prigionia tedesco, ma saltò dal treno, gli spararono per fermarlo, ma riuscì a scappare: si nascondeva nella foresta di giorno, di notte viaggiava per arrivare a casa della madre ad Hannover, per vederla e chiedere aiuto, soldi, cibo, abiti civili. Immagina che portava l’uniforme britannica appena nascosta da un pullover e camminava per Hannover.

Incredibile!

Sì, un viaggio incredibile, ma quando arrivò, dopo aver suonato invano il campanello, un vicino lo informò che la madre si era suicidata due anni prima. Io non l’ho mai saputo e questa notizia mi ha scioccato. Per me è lei la vera eroina della storia: ha messo in salvo tre figli, tra cui mio padre e si è suicidata pur di non cadere nelle mani dei nazisti.

La forza delle donne, si potrebbe dire.

Esatto. Lei ha aggiunto davvero qualcosa a questa storia e quando l’ho saputa mi sono detto che dovevo scriverci un libro, anche se non era nei miei piani all’inizio della mia ricerca. Ma una storia così non poteva restare ancora nascosta. Un libro sull’unico ebreo tedesco, pilota dell’aviazione inglese, che abbia bombardato Berlino.

In effetti sembra la trama di un film.

Sarà un film, spero. Ho appena finito di scrivere la sceneggiatura, ma è presto per fare anticipazioni. Sono stato contattato da un produttore di Hollywood in pensione da due anni, ma con ancora molte conoscenze nel settore.

Certo, non parliamone oltre. Invece cosa puoi raccontarci ancora di tuo padre, senza svelarci tutta la storia?

Il giovane Peter Stevens ai comandi di un aereo della RAF

La cosa interessante è che quando mio padre si è arruolato nell’aviazione inglese era ancora un cittadino tedesco; la madre li aveva mandati in salvo in Inghilterra, ma era ancora tedesco, potenzialmente una spia nemica. Era arrivato nel 1934 e aveva avuto cinque anni dal suo arrivo in Inghilterra per cancellare completamente l’accento tedesco e ricevere una educazione e un accento upper class. Tutta la mia vita ho sentito mio padre parlare con questo accento elegante, da università di Oxford. Il primo giorno in cui è scoppiata la guerra, andava alla scuola superiore, il Politecnico e uno dei suoi compagni era morto. Andò al cimitero, si scrisse la data di nascita di quel ragazzo e si presentò all’ufficio del Governo, dicendo che aveva perso il certificato di nascita e diede gli estremi di quel ragazzo, che si chiamava Peter Stevens.

Quindi Peter Stevens è un nome falso

Sì. Ha rubato l’identità e con questa è potuto andare alla Royal Air Force e arruolarsi come pilota. Avrebbe potuto essere arrestato e imprigionato con gli altri cittadini tedeschi che vivevano in Inghilterra: li arrestavano tutti perché non sapevano chi era nazista e chi no. Capisci bene che dovevo assolutamente scrivere un libro su mio padre, ma siccome è una storia incredibile, tutto doveva avere prove certe.

È stato difficile avere accesso agli archivi?

Ho avuto accesso a documenti segreti. C’è un file nell’Archivio Nazionale a Londra secretato, con un timbro che dice che può essere divulgato nel 2051. Ho richiesto uno speciale permesso per vedere quei documenti, mi ci sono voluti tre mesi, ho dovuto spiegare per filo e per segno perché li volevo consultare.

Li hai letti personalmente in originale?

No, dopo aver inviato la richiesta sono tornato in Canada. Li ha letti un mio cugino che vive a Londra, mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Non puoi credere cosa ho visto’. Ha fotografato tutto e me lo ha mandato per email.

Era permesso fotografare quei documenti?

Sì, certo. Nell’Archivio non puoi portare penne per modificare i documenti, ma puoi fotografare quello che vuoi.

In conclusione, un’ultima domanda. Apparteniamo entrambi alla generazione nata dopo la Shoah. Tra pochi anni, i testimoni diretti saranno morti. Quali sono i tuoi sentimenti?

Tu sei cresciuta ebrea, io no. E posso dirti che sento forse un peso più grande del tuo. So che comunque non ho davanti a me moltissimi anni e non voglio che questa storia muoia con me. Voglio che questa storia continui a essere raccontata e per questo vorrei davvero che diventasse un film. Voglio che e vicende della vita di mio padre vengano conosciute e incontro sempre più persone nel mondo che mi aiutano a diffonderla. Ne sento il dovere, anche se è una storia della mia famiglia. Facendo le ricerche del mio albero genealogico, so che 30 persone della mia famiglia sono state deportate e non sono più tornate.

 

Copertina Escape, Evasion and Revenge

Escape, Evasion and Revenge, in versione originale inglese, è disponibile QUI

4 risposte

  1. I have met Marc and learned of his story before he had it published. I do hope it becomes a movie. It is a story that deserves wider attention.

Rispondi a Di nola susanna Annulla risposta

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