Ebrei e capitalismo, storia di una leggenda dimenticata
Un libro ricostruisce (e smonta) uno dei pregiudizi più diffusi contro gli ebrei
Nulla di nuovo sotto il sole, soprattutto quello che splende sopra i traffici commerciali e la finanza, dal Medioevo in poi. Il ruolo da protagonisti per gli ebrei è garantito: sia per ingigantirne il ruolo e quindi eventualmente la responsabilità di ogni crisi del credito che prima o poi è destinata a manifestarsi, sia per sottolinearne la vocazione mercantilistica, nel senso solo ed esclusivamente dispregiativo del termine.
Nel volume EBREI E CAPITALISMO, STORIA DI UNA LEGGENDA DIMENTICATA, (LATERZA) l’autrice, Francesca Trivellato, sfata con una documentatissima ricostruzione storica la convinzione che ad inventare le assicurazioni marittime, e i relativi premi da pagare, nonché e soprattutto la lettera di cambio, primo metodo moderno di separazione del contante dalla circolazione fisica dello stesso, siano stati mercanti ebrei o di origine ebraica.
Lo avrebbero fatto, secondo questa tesi, ad esempio per assicurarsi il trasferimento delle liquidità ottenute con la vendita (svantaggiata e obbligata in pochi giorni serve sottolineare) delle loro proprietà a seguito dell’espulsione dalla Spagna e dal Portogallo. A documentarein modo artefatto questa che si rivelerà una leggenda come tante altre sul rapporto tra il denaro e gli ebrei fu nel 1647 Etienne Cleirac, avvocato di Bordeaux nella sua ‘Us et coustumes de la mer’. Non a caso potremmo dire, questa convinzione – originata da lontano, partendo e ritornando nella Firenze del medioevo piuttosto che nel trasferimento degli ebrei francesi espulsi dalla Francia verso la Lombardia, intesa come Italia settentrionale – trova la culla ai bordi della Gironda.
Dalla metà del 1500 la città francese è una delle due (l’altra è Metz) ad ospitare gli ebrei fuggiti e convertiti. Ma nella culla di Montaigne (la cui madre era di discendenza marrana) erano molti anche gli ebrei che convertiti o meno continuavano a professare la loro religione. Ricostruendo un affasciane percorso a ritroso nel tempo e grazie alla documentazione raccolta l’autrice sfata questo mito, una delle tante leggende. Ora più che stabilire se ad inventare le lettere di cambio furono mercanti lombardi o fiorentini, quello che è interessante è il ribadire che non esiste una predisposizione genetica degli ebrei a inventare e gestire strumenti finanziari quand’anche questa tesi fosse utilizzata per voler attestare una superiorità nel saper gestire i flussi di denaro e gli strumenti ad esso legati.
Riassume l’autrice: Jonathan Israel nel suo “Gli ebrei d’Europa nell’età moderna” (tradotto in italiano soltanto trenta anni fa) “individua una singolare convergenza tra le dottrine della tolleranza che emersero dalle macerie delle guerre di religione francesi , il sorgere dell’interesse per la Bibbia ebraica tra gli studiosi cristiani e le nuove politiche economiche che miravano ad attrarre ebrei e mercanti stranieri per dare impulso al commercio….Non dunque la loro connaturata abilità a gestire denaro, bensì la loro tendenza ad adattarsi a contesti locali sui quali avevano poco o nessun controllo spiega come gli ebrei giunsero ad assumere diverse funzioni economiche in varie regioni (Spagna esclusa)”. Insomma il mutamento dei ruoli economici svolti dagli ebrei nell’Europa moderna sono dovute al “sommovimento politico e spirituale che sconvolse l’intera cultura del continente alla fine del sedicesimo secolo e non a forze interne al popolo ebraico o al pensiero” ebraico.
Appuntiamolo su qualche diario sapendo tuttavia che la leggenda sebbene sfatata resta come sottofondo a tutto il resto, se è vero che ancora adesso, tra i sovranisti e i no vax, alcuni vedono per l’ennesima volta in George Soros o qualche altro ebreo da loro ritenuto vicino alla demoniaca Big-Pharma l’origine del male della crisi economica o l’onnipotenza invisibile e incontrollabile del potere finanziario anche per spiegare financo l’avvento di una pandemia!.
Una risposta
Ottima analisi di un tema di discussione molto complesso, controverso e, direi, storico.
Seppure succinte e necessariamente qui non approfondite come la logica vorrebbe, il volume di Francesca Trivellato rappresenta a mio avviso – pur non avendolo ancora letto – uno strumento importante nello sforzo che ogni cultore della Storia ebraica dovrebbe compiere per disgiungere il vero dal falso, le leggende ed i convincimenti fondati sul nulla o su inconcludenti e distorte dicerie dalla conoscenza reale, sapiente ed articolata della Storia dell’Ebraismo nel mondo ed in si gole aree geografiche.
Complimenti sinceri all’Autrice.