Fondo Draghi per i crimini nazisti: un percorso ad ostacoli
Riflessi torna sugli indennizzi stabiliti nel 2022 per le vittime dei crimini nazisti: nonstante i fondi, i problemi restano, come ci spiega l’avvocata Vittoria Hayun
Il governo Draghi, nel 2022, con il Decreto-legge n.36 all’art. 43 ha istituito il fondo di garanzia per le vittime del Terzo Reich.
Per accedere al fondo, ci dice l’articolo 43, è necessario dimostrare di essere eredi o vittime del Terzo Reich, dimostrare il fatto storico ma soprattutto ottenere una sentenza di accoglimento che non sarà però provvisoriamente esecutiva.
Per ottenere questi ristori, è quindi necessario intraprendere un vero e proprio cammino giudiziario, con i rischi e lo stress che questo comporta.
Quando i nostri primi assistiti si sono presentati in studio nel maggio 2022 chiedendoci di difenderli in questo lungo cammino, abbiamo subito messo in chiaro che non sarebbe stato un percorso banale e che essendo un qualcosa di totalmente nuovo non si sapeva dove saremmo andati a finire.
Va detto che, con molto coraggio, e perfettamente consapevoli dei rischi, i nostri assistiti hanno deciso di intraprendere questo percorso giudiziario.
La Germania non si è mai presentata a nessuna delle udienze, né a Firenze né in altri tribunali, è sempre stata contumace.
Di contro l’Avvocatura di Stato italiana, di quello stesso Stato che istituiva il fondo e che richiedeva per accedervi, una sentenza civile di accoglimento, ha sollevato numerose eccezioni allungando enormemente le tempistiche dei processi e le sofferenze dei nostri assistiti.
Le problematiche sono state, e sono ancora, molteplici. Prima fra tutte se l’Avvocatura dello Stato sia da considerarsi parte in causa, essendo stato costituito il fondo dall’Italia, oppure se semplicemente debba ricevere la notifica, una mera denunciatio litis in gergo, del procedimento in corso senza però doversi costituire in giudizio.
L’Avvocatura di Stato al momento si sta costituendo in tutti i giudizi, mettendo in dubbio discendenza, fatti storici, sollevando la prescrizione in casi di crimini di guerra o contro l’umanità. Se giuridicamente siamo stati e siamo in grado di difenderci, quello che non possiamo fare è ridurre le sofferenze dei nostri assistiti che vedono messo in dubbio, da parte del loro Stato, il loro diritto ad una sentenza di accoglimento.
Lo scorso 13 novembre, dopo poco più di un anno dall’instaurarsi dei primi procedimenti, nonostante le eccezioni mosse dall’Avvocatura di Stato, si è arrivati al Tribunale di Firenze a due sentenze di accoglimento. Sono due sentenze molto importanti perché si sottolineano i crimi commessi dalla Germania Nazista e la si condanna.
In questi casi quello che si prova, almeno per chi scrive, ancor prima di una soddisfazione personale e professionale, è un senso di giustizia profondo. Il ristoro è minimo, non riporterà in vita le vittime o non toglierà dalla mente di chi ha vissuto la guerra gli orrori a cui hanno dovuto assistere, ma vedere nero su bianco che si condanna la Germania Nazista da una sensazione di giustizia che raramente si prova negli uffici giudiziari.
Purtroppo, però il nostro percorso non termina qui, e dovremo accompagnare i nostri assistiti per ancora diversi mesi. L’Avvocatura di Stato ha fatto appello ritenendo che la Germania non debba essere parte in causa e che la ratio dell’art.43 del decreto-legge 30 aprile 2022 è di estrometterla totalmente vedendo parte del processo solo l’Italia in quanto paese che liquida il risarcimento.
Tralasciando i dubbi giuridici su questo punto, ci chiediamo, noi avvocati ma anche e soprattutto i nostri assistiti, se la Germania viene totalmente tolta da questi processi, che ne resta di questa giustizia tardiva? Riduciamo tutto a un mero risarcimento?
Dopo 80 anni prima di avere giustizia quello che ci saremmo aspettati non è uno Stato che cerca di procrastinare i tempi di accesso al fondo e fa numerose eccezioni che causano molte sofferenze, quello che ci si aspettava, e che ancora ci si aspetta, è uno Stato che supporti i propri cittadini, spesso molto anziani e che hanno avuto grandi sofferenze.
L’augurio è che il vento cambi.
Nella foto in alto, il memoriale dell’eccidio di Pratale. La figlia di una delle vittime, Giuliano Lotti, riceverà un indennizzo di 50.000 euro.
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