Viva l’Italia!

A Berlino si è svolto un Festival dedicato al canto liturgico ebraico italiano. Ce ne parla un inviato speciale

Dal 14 al 18 dicembre 2022, sfidando il Covid e l’influenza, si è svolto a Berlino il 12mo Louis Lewandowski Festival di musica liturgica ebraica, sotto la direzione di Nils Busch-Petersen e la direzione artistica di Regina Yantian.

Il tema del Festival di quest’anno era: “VIVA L’ITALIA !”. Infatti il Festival era interamente dedicato alla musica liturgica ebraica italiana. Si è dato così riconoscimento alla vitalità e al valore dell’ebraismo italiano. Con i propri canti gli ebrei in Italia hanno espresso nei secoli la loro identità religiosa e il loro attaccamento all’ebraismo.

Nella lettera di invito ai gruppi musicali partecipanti, gli organizzatori hanno ricordato la lunga storia di oltre duemila anni dell’ebraismo italiano, in un paese che oltre alle persecuzioni ha conosciuto anche periodi di apertura verso gli ebrei. La musica scritta per le sinagoghe che ci è pervenuta è stata composta negli ultimi cinque secoli e ha dato l’opportunità di costruire un programma che include musiche dal barocco fino ad oggi.

qui e sotto: alcune immagini del festival

Prima della creazione dello Stato di Israele non era mai accaduto che ebrei di tante diverse origini vivessero insieme in un ambiente musicalmente stimolante (anche se talvolta pericoloso) come in I-Tal-Yah, “l’Isola della Rugiada Divina”. La storia dell’Italia si è riflessa nelle sue melodie ebraiche. Crocevia della cultura mondiale, l’Italia ha visto per duemila anni successivi strati di immigrazioni di ebrei, da Israele e dalla diaspora. Ebrei con differenti identità, rituali e tradizioni – italiane, sefardite e ashkenazite – sono vissuti insieme per secoli ed hanno sviluppato ciascuna uno stile per la musica sinagogale, in accordo con le proprie origini. Da un lato, gli ebrei italiani hanno mantenuto la loro tradizione rituale originaria, il “minhag benè Roma”, che differisce dal minhag sefardita e dal minhag ashkenazita specialmente nella cantillazione della Torah e nella pronuncia dell’ebraico. Dall’altro, gli ebrei immigrati nel tempo hanno invece conservato i loro rituali, sefarditi o ashkenaziti, adattati però all’ambiente musicale italiano, sia ebraico che non ebraico.

In tutte le comunità l’impatto della musica popolare italiana è stato grande e lo stile del ‘bel canto’ italiano è stato incorporato nella liturgia, a partire dai ghetti del Rinascimento fino alla emancipazione e a oggi. Alcune melodie ebraiche create in Italia si sono successivamente disseminate nella diaspora.

Purtroppo, non tutto si è conservato. A causa delle migrazioni, persecuzioni e della assimilazione, molte tradizioni musicali che ancora esistevano in tante piccole comunità italiane prima della seconda guerra mondiale ora si sono perse. Ciononostante la comunità ebraica italiana, con meno di trenta mila persone ma con molte differenze locali, mantiene nella sua musica un mondo multiculturale, di cui il festival di Berlino ha cercato di rendere conto; anche se, naturalmente, non è stato possibile dare un quadro completo di una realtà così complessa in un tempo necessariamente limitato.

Fin dalla scorsa primavera gli organizzatori del Festival, tra cui la direttrice Regina Yantan ed il cantore Joseph Malovany di New York, hanno cercato negli archivi musicali, a Gerusalemme e nella Comunità Ebraica di Roma, i brani di musica liturgica ebraica italiana da far interpretare ai singoli cori partecipanti e a tutti i cori insieme. Regina Yantan e Joseph Malovany sono stati accolti calorosamente dal rabbino capo, Riccardo Shmuel Di Segni, e dalla presidente, Ruth Dureghello, della Comunità Ebraica di Roma e sono stati guidati nella ricerca dei brani nell’archivio della Comunità da Claudio Di Segni, direttore del coro del Tempio Maggiore.

la mascotte del festival

Per l’Italia, è stato invitato al Festival il coro Ha-Kol, che ha avuto il sostegno dell’organizzazione del Festival e un altrettanto gradito aiuto da parte della Comunità Ebraica di Roma. Per il nostro coro è stato un grande onore ed una grande responsabilità essere il rappresentante della tradizione musicale ebraica italiana. Solo il coro Ha-Kol ha potuto scegliere quali brani cantare. Nella scelta il coro si è valso di Claudio Di Segni, di rav Alberto Funaro e di Angelo Spizzichino, organista del Tempio Maggiore e autore di gran parte degli arrangiamenti. Per questo si vuole esprimere qui un ringraziamento per il loro valido aiuto.

Prima dell’inizio del concerto finale, in una sala illuminata con i colori bianco, rosso e verde, è stata accesa la Hanukkiah ed il coro Ha-Kol ha avuto l’onore di cantare “Maoz Tzur” di Benedetto Marcello (1686-1739), secondo la versione di una sinagoga ashkenazita di Venezia.

Ecco di seguito qualche informazione sul programma, che può essere di aiuto per chi vorrà ascoltare il video del concerto (la registrazione del concerto inizia intorno al minuto 20′) :

Il programma, aperto con i saluti del Sindaco di Berlino, partiva da musiche del ’600 e del ’700, interpretate da Synagogal Ensemble Berlin e da Lewandowski String Ensemble Berlin.

È poi proseguito con il coro Ha-Kol, diretto con grande impegno dal maestro Alberto de Sanctis e accompagnato all’organo dal pianista Antonio Cama. Il nostro coro ha cantato “Shaar asher nisgar” di Benedetto Marcello, basato su una melodia sefardita di Venezia e arrangiato a quattro voci da Angelo Spizzichino. Insieme con Rav Alberto Funaro abbiamo cantato alcuni brani tra i più amati dagli ebrei di Roma: “Yafutzu”, “Betzet Israel”, una sintesi del Seder Allel e il Salmo 150 “Halleluyah” di David Garzia (19mo secolo).

Il coro Adi Classical Young Choir di Tel Aviv ha cantato il Salmo 150 di Montefiore (1855 – 1933) e “Yeallelucha”, ovvero i versi che concludono il Seder Allel, con la musica de “Il tuo stellato soglio” del “Mosè” di Rossini (lo spartito è custodito nell’archivio della Comunità di Roma).

Il coro Kol Zimrah Jewish Community Singers di Chicago ha poi interpretato musiche dell’800.

Dopo alcuni interventi solistici di Joseph Malovany, di Rav Alberto Funaro e del tenore Claudio Di Segni, il coro Synagogal Ensemble Berlin ha cantato quattro brani di Mario Castelnuovo-Tedesco (1895 – 1968).

Tre brani sono cantati da tutti i cori insieme, con il concorso dei solisti Gabriel Loewenheim di Berlino e Claudio Di Segni di Roma. Il “Baruch abbah”, brano per quattro cori (!) scritto da Amadio Di Segni per l’inaugurazione del Tempio Maggiore a Roma, è stato cantato all’inizio del concerto. Il Salmo 133 “Shir Hammaalot” e il Salmo 29 “Mizmor Ledavid” di Ezechiello Levi (1826 – 1889) della Comunità di Vercelli hanno concluso il concerto.

Il Salmo 133 merita una notazione speciale. Era stato inizialmente scritto da Angelo Spizzichino a tre voci, in occasione della visita di Benedetto XVI al Tempio Maggiore a Roma; successivamente Spizzichino ha riscritto il brano per il coro Ha-Kol a quattro voci più un solista. Questa ultima versione è stata cantata da tutti i cori con il solista Claudio Di Segni.

una vista di Berlino

La presentazione del concerto è stata solo in tedesco, ma nel video ci sono le indicazioni sovraimpresse con i nomi dei brani, dei cori e dei solisti.

Tutti i partecipanti, dilettanti e professionisti, si sono preparati con impegno ed entusiasmo e sia il pubblico che gli organizzatori sono stati molto soddisfatti.

Una risposta

  1. Diciamo bello ma il coro del tempio maggiore era assente e NON presente come è stato scritto questo per essere precisi complimenti a tutti

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