Cerca
Close this search box.

Un premio per l’umanità

Il Wolf Prize, uno dei premi internazionali più prestigiosi al mondo, lo scorso 31 maggio ha premiato un fisico italiano: Giorgio Parisi, oggi insignito del Nobel. Riflessi ha intervistato Reut Inon Berman, CEO della Fondazione Wolf

Riproponiamo l’intervista alla direttrice del premio Wolf, come tributo a Giorgio Parisi, oggi premiato con il Nobel per la fisica assieme ad altri due studiosi. Si conferma così l’eccellenza del Premio Wolf e della ricerca scientifica in Israele

Gentile signora Berman, il Premio Wolf ha tra i suoi obiettivi non solo quello di premiare scienziati e artisti, ma anche coloro che, con la propria attività, “hanno contribuito a migliorare le relazioni e l’amicizia tra i popoli”. Ritiene che, dall’anno della sua istituzione (1978) si siano raggiunti dei traguardi significativi? 

La CEO della fondazione Wolf,Reut Inon Berman

Certamente oggi il Premio Wolf gode di una prestigiosa reputazione internazionale. Dalla sua istituzione ad oggi, sono stati 354 gli scienziati e gli artisti che si sono visti assegnati il premio, provenienti da ogni parte del mondo, e che oggi costituiscono la “Comunità del Wolf”. Con questa espressione intendo una comunità caratterizzata unicamente dalla qualità del suo capitale umano, senza distinzioni di religione, etnia o opinioni politiche, fatta da persone che con assiduità hanno dedicato la loro intera vita a lavorare insieme, coltivando la speranza di un’umanità migliore.

Ci può fare un esempio di quello che intende?

Ricardo Wolf (1887-1981)

Certo. Un chiaro esempio lo abbiamo visto con il Corona virus, che ha colpito il mondo intero cambiando la nostra vita e sottoponendoci a sfide inedite. Per fronteggiarle, tutto il mondo ha guardato ai laboratori di ricerca, agli istituti scientifici, e agli scienziati che vi lavoravano. L’intera comunità scientifica ha messo da parte i precedenti obiettivi e si è dedicata a perseguire insieme un obiettivo comune, sconfiggere il virus per il bene del mondo e dell’umanità. La mobilitazione è stata, ed è ancora, transnazionale. I vaccini contro il Covid, sviluppati in pochi mesi, hanno segnato la vittoria della scienza. Naturalmente, noi della Fondazione Wolf siamo orgogliosi che questi vaccini siano basati anche sulle scoperte, profondamente innovative, di scienziati da noi già premiati. In definitiva, per “Comunità del Wolf” intendiamo un gruppo che non solo include, ovviamente, coloro che hanno vinto il premio nel corso degli anni, ma anche accademici di chiara fama, dall’intuizione visionaria, oltre a molti altri partner uniti a noi nel nostro cammino. Tutti insieme lavorano per migliorare la scienza e le arti, ma anche la collaborazione e le relazioni d’amicizia, perché si rafforzino passo dopo passo.

Tra i premiati, ci sono anche otto italiani: i fisici Giuseppe Occhialini (il primo, nel 1979) e Giorgio Parisi (quest’anno), gli architetti Renzo Piano e Giancarlo De Carlo, lo scultore Michelangelo Pistoletto, i direttori d’orchestra Claudio Abbado, Riccardo Muti e Luciano Berio (quest’ultimo anche compositore), il matematico Ennio De Giorgi. Come giudica la collaborazione artistica e scientifica fra l’Italia e Israele?

Giorgio Parisi ha ricevute  il Wolf Prize per la Fisica 2021 per le sue scoperte pionieristiche nella teoria quantistica dei campi, in meccanica statistica e nei sistemi complessi.

Gli italiani premiati dalla Wolf nel corso degli anni, nei vari campi che lei ha indicato, dimostrano che l’Italia ha un posto nel mondo di primo piano, quale paese in cui la risorsa più importante di tutti – il capitale umano fatto di conoscenza – lo rende simile allo Stato di Israele. L’Italia infatti è considerato un paese leader nei campi della scienza e della ricerca, e la sua profonda cultura ha radici ancorate al raggiungimento dell’eccellenza e alla promozione della libertà di pensiero. Di ciò si ha chiara traccia, solo che si pensi a ciò che unisce gli scienziati italiani e quelli israeliani: è la curiosità, la determinazione, il coraggio e la perseveranza, tutte qualità che aiutano ogni anno a rafforzare la collaborazione tra i nostri paesi, principalmente nei campi della scienza e dell’arte.

Purtroppo, in alcune comunità scientifiche l’ostilità verso Israele si traduce nel sostegno a forme di boicottaggio (BDS). In passato avete dovuto rinunciare a premiare accademici o artisti per le loro posizioni ostili a Israele?

Il premio Wolf è assegnato, come ho detto, senza distinzione di cittadinanza, etnia, colore della pelle, religione, genere sessuale o opinioni politiche. I nostri premiati sono selezionati da comitati internazionali, che vengono nominati e costituiti ogni anno e che sono formati da professionisti nei rispettivi campi, la cui fama è riconosciuta a livello internazionale. Pertanto, i nostri vincitori sono selezionati esclusivamente in base ai loro risultati professionali. In tal modo, la comunità scientifica e accademica considera il Premio Wolf tra quelli che per prestigio e qualità è tra i più importanti al mondo, che da sempre ha dimostrato di non essere influenzato da considerazioni come quelle cui lei accennava, o da altre, e che così gli ha consentito di essere uno dei premi più ambiti, secondo solo al Premio Nobel. Ogni anno le più importanti università del mondo sottopongono centinaia di candidati alle varie commissioni del Premio Wolf, a dimostrazione che esso è assegnato prescindendo completamente dagli orientamenti politici degli interessati.

Un’ultima domanda. La fondazione premia, tra gli altri, fisici, medici, chimici, matematici, architetti, cantanti. Ci sarà mai la possibilità di prevedere un premio per la poesia e la letteratura?

La Fondazione Wolf opera in conformità al proprio statuto, che fu elaborato dai fondatori della Fondazione negli anni Settanta e poi recepito dalla Knesset, il Parlamento israeliano. I candidati che eccellono nei loro campi, mediante invenzioni o scoperte, devono contribuire al bene dell’umanità nei campi della fisica, chimica, medicina, agricoltura, matematica, musica, pittura, scultura e architettura. Per aggiungere ulteriori settori, sarebbe pertanto necessaria una modifica alla legislazione vigente, ad opera del Parlamento israeliano.

Per saperne di più: visita il sito della Wolf Foundation

(Si ringrazia per la collaborazone l’ambasciata d’Israele)

Una risposta

Rispondi a Alberto Di Consiglio Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Condividi:

L'ultimo numero di Riflessi

In primo piano

Iscriviti alla newsletter