Shavuot a Sannicandro

L’ebraismo italiano, lo sappiamo, ha radici millenarie in tutta la penisola, come in Puglia, a Sannicandro garganico. Lì vivono un manipolo di ebrei, dalla storia molto particolare

Chi avrebbe pensato di trovare tanto ebraismo così lontano dai centri ebraici più conosciuti d’Italia?

Lo scorso Shavuot ho avuto il piacere e l’onore di essere invitato come cantore e animatore nella meravigliosa Sannicandro Garganico, un piccolo paesino in provincia di Foggia, sulle alture che dominano uno dei tratti costieri più belli d’Italia. Attraverso la Comunità Ebraica di Napoli, sono stato contattato in occasione di un piccolo raduno ebraico in occasione della festa, che consentisse un minian regolare per le tefillot.

Ci siamo così trovati in questo paesino che, nonostante i numeri estremamente contenuti, è sede di una piccola ma bellissima sinagoga e di una sala comunitaria che contiene la storia della comunità.

Proprio in questi luoghi, infatti, negli anni ’40 del secolo scorso, avvenne un episodio di conversione in massa all’ebraismo, capeggiata da Donato Manduzio, un bracciante della zona che aveva scoperto la Torah e i suoi principi, e con i suoi compaesani decise di abbracciarli.

Oltre alla gente del luogo, che si riunisce regolarmente per Shabbat anche in assenza di minian, c’erano altre persone da vari luoghi: Roma, Torino, Livorno, Trani, gli shelichim del Bene Akiva di Roma e degli studenti israeliani, accorsi con le famiglie a dar man forte per raggiungere il quorum per la tefillah.

All’arrivo, domenica pomeriggio, ci hanno accolto Lucia e Matteo Gualano, che gestiscono con amore e passione la comunità, rendendola degna della migliore ospitalità della tradizione ebraica. Dopo una breve visita alla sinagoga, ci hanno accompagnato nei vari alloggi dove ci siamo potuti preparare per la festa.

In breve, ci siamo ritrovati per la preghiera serale di Arvit, seguita da una cena squisita a base di latticini, come tradizione per la festa di Shavuot. Interessante la commistione tra alcune ricette tipiche locali e la tradizione ebraica. I cibi di qualità straordinaria sono stati accuratamente supervisionati o preparati da Lucia, mentre Matteo ci ha deliziato con il vino kasher di sua produzione che ha raccolto numerosi adepti, soprattutto tra gli israeliani. La serata si è quindi conclusa abbastanza presto, a causa del coprifuoco, ma non prima di aver recitato la Birkat ha Mazon, accompagnata da alcuni canti della festa di Shavuot. Alcuni di noi che condividevano gli alloggi, hanno anche potuto godere di un piccolo tikkun, la nottata di studio della Torah che si tiene per l’occasione.

Al mattino del giorno seguente, ci siamo trovati in sinagoga per la tefillah di Shachrit, Musaf e la lettura dei Dieci Comandamenti. Abbiamo cercato di far officiare le persone di Sannicandro, soprattutto per poter ascoltare le loro melodie, alcune importate da altre comunità, ma altre nate in loco per alcune preghiere composte da Manduzio, melodie che oggi sono cantate sul testo della tefillah tradizionale.

Eccezionale la presenza di ben 2 Cohanim che hanno impartito la benedizione sacerdotale, mentre la lettura del sefer è stata brillantemente eseguita da Michele Disegni.

Anche il pranzo festivo, decisamente ricco di ottime pietanze, è stato allietato dai canti tradizionali, ma anche con shiurim sul senso della festa di Shavuot.

Nel pomeriggio, abbiamo colto l’occasione di una passeggiata nel paese per vedere il Castello di Federico II di Svevia e il Belvedere sul Lago di Lesina e sul mare, grazie alla gentile disponibilità di due membri della comunità locale*, anche loro presenti alle preghiere e al pranzo. È stato piacevole ascoltare un po’ della storia di questo piccolo villaggio, prima di procedere con le preghiere di Mincha e Arvit.

La cena della seconda sera è stata decisamente più lunga, grazie alla riduzione dell’orario di coprifuoco, e mentre il vino riempiva i nostri calici, l’ugola si scaldava e le voci dei canti si univano in un coro capace di farci trascorrere un’altra splendida serata.

L’indomani mattina però, tutti pronti per lo Shachrit del secondo giorno. La partecipazione straordinaria dei sannicandresi è stata molto sentita e sono riusciti a portare anche dei bambini, oltre a quelli arrivati da Roma con alcuni degli ospiti. Abbiamo potuto così cantare la benedizione per i fanciulli, impartita con l’aria struggente della tradizione di Roma, capace di far emozionare genitori e nonni. Sotto il grande tallit che abbiamo steso nel centro della sinagoga, abbiamo così cercato di dare anche a questa piccola comunità la speranza nel futuro.

Dopo un pranzo delizioso nella sala comunitaria e i canti di festa nel cortile antistante, i sannicandresi ci hanno narrato un po’ la storia straordinaria di questo piccolo nucleo ebraico, attraverso le foto dei personaggi che hanno vissuto lì e di quelli che nel corso degli anni sono venuti in visita. Inoltre  abbiamo potuto vedere le copie delle preghiere composte da Manduzio che lasciano sbalorditi per lo spessore spirituale elevato, seppure in una cornice di semplicità.

Mincha e Arvit conclusivi ci hanno dato l’opportunità di salutarci tutti prima del rientro, con quello che vuole essere un arrivederci a queste persone così speciali per l’accoglienza, l’ospitalità e il sentimento ebraico che li anima.

*Una delle due guide, il Dott. Giovanni Melchionda, si è convertito all’ebraismo, come certificato dal Tribunale Rabbinico di Gerusalemme.

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