Ricordo di Bruno Segre (1919-2024)

Riflessi ricorda l’ultima figura rappresentativa dell’ebraismo italiano del Novecento

Se ne è andato alla bella età di 105 anni Bruno Segre Z’’L, figura smagliante del pantheon civile torinese.

Bruno Segre è stato partigiano, avvocato, intellettuale, sempre impegnato in battaglie civili

Al pari del suo omonimo milanese (a volte confuso con quest’ultimo), morto poco tempo fa, anch’egli condivideva un’indefessa propensione per la pace. In tale senso, per tutta la durata della sua novecentesca esistenza, che ha attraversato come avrebbe fatto un intemerato galoppatore, in groppa al puledro dei diritti civili, si è sempre e comunque speso a favore dei principi di eguaglianza sociale così come per le libertà collettive. Antifascista cresciuto nella Torino liberale e repubblicana, che male digeriva il regime di Mussolini, tempratosi poi nella lotta partigiana, si era quindi fatto conoscere, dal dopoguerra in poi, come attivista per i diritti collettivi, come militante politico senza una casa univoca, certa e definitiva (pur nutrendo affinità con il partito socialista, quello socialista e poi con il radicale), in quanto avvocato e infine vivace pubblicista.

Animatore di infinite iniziative, in una città che aveva dato molto alla lotta di Liberazione, si era quindi riconosciuto nel solco di coloro che, come Luigi Einaudi (di cui fu allievo), Franco Antonicelli, Giulio De Benedetti, Guido Quazza e tanti altri insigni torinesi, avevano contribuito alla complessa ricostruzione di un tessuto etico e politico altrimenti lacerato dai lunghi effetti delle macerie della guerra e poi di un benessere, nel mentre sopravvenuto, che sembrava volere dimenticare il lascito del passato.

1945: Torino festeggia la Liberazione

Delle molte cose che Bruno ha consegnato agli annali del comune ricordo, basti pensare alla difesa che, come legale patrocinatore, fece di Pietro Pinna, conosciuto come il primo obiettore di coscienza al servizio militare (1949). Nonché l’impegno che devolse per la causa del divorzio. E così di seguito, anche per il tramite del periodico «L’incontro», cenacolo di autori e scritti ispirati alla laicità, altro suo cavallo di battaglia.

Di lui rimane tutto, non solo una parte. Rimangono soprattutto le sue speranze in una società che possa essere migliore di quanto già non lo sa essere.

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