L’impegno dei giuristi ebrei italiani

Fabiana Di Porto da pochi giorni è stata eletta presidente dell’Associazione giuristi ebrei italiani (AGE). A Riflessi illustra il suo programma di azione, in un momento in cui la lotta al pregiudizio resta una priorità

Fabiana, a chi si rivolge Age?

Fabiana Di Porto insegna all’Unitelma della Sapienza e alla Luiss. Prende il posto di Ariel Dello Strologo

Direi a tutti coloro che operano nel mondo del diritto, quindi non solo avvocati, ma anche giuristi d’impresa, magistrati, ordinari e contabili, funzionari che a vario titolo si occupano di diritto  e naturalmente gli studenti.

Su quali linee svilupperai la tua azione?

Intendo caratterizzare la mia Presidenza perseguendo tre linee di azione che mi sono state conferite dal consiglio nella riunione in cui sono stata eletta. Ognuna di esse copre un’aria determinata. La prima si occuperà della formazione interna e dei rapporti istituzionali, la seconda riguarderà la promozione della visione ebraica applicata al diritto e della cultura giuridica ebraica; l’ultima è il contrasto all’antisemitismo.

Si tratta in effetti di aree molto ampie al loro interno. Hai delle priorità che intendi valorizzare?

tutti gli indicatori mostrano un aumento dell’antisemitismo dopo il 7 ottobre

Sì. Comincerei dal tema che ha assunto una priorità negli ultimi mesi, ossia la crescita vertiginosa dell’antisemitismo in Italia e nel mondo. Assistiamo ormai a una quotidiana diffusione di odio, false informazioni, propaganda razzista e antisemita, con conseguente aumento delle cause legali determinate da episodi di razzismo. Credo che come i giuristi ebrei siamo chiamati a rappresentare il punto di vista di una minoranza e il costante sostegno a Israele contro ogni discorso di odio.

Qual è il tuo giudizio sulla situazione oggi esistente in Italia al riguardo?

Le università sono state teatro di molte manifestazioni contro Israele con tratti spesso antisemiti

Vedo una situazione estremamente grave nelle università, il mondo che forse conosco meglio. Non è soltanto una percezione, ma una convinzione che si basa su dei dati oggettivi, per cui soprattutto nelle facoltà umanistiche esiste una forte posizione antisionista e a tratti antisemita, che è necessario contrastare, anche se si tratta di un problema complesso. Prendendo il caso del boicottaggio accademico contro le università israeliane. Ad esempio, oggi si parla molto di “dual use” con riferimento alla ricerca applicata: se una ricerca in ambito di intelligenza artificiale è suscettibile di impiego bellico, ed è sviluppata da ricercatori israeliani, allora si può ammettere il boicottaggio. Ecco, io trovo che questo sia l’esempio di un’argomentazione usata in modo strumentale, che surrettiziamente porta a discriminare gli atenei israeliani, dal momento che moltissime innovazioni tecnologiche possono trovare applicazioni in ambito bellico. Ad esempio, in un ateneo italiano si sta studiando il segnale wi-fi: applicando l’intelligenza artificiale alle onde wi-fi i ricercatori riescono a tracciare i movimenti delle persone e finanche a risalire al loro sesso. Secondo il concetto di dual use una siffatta ricerca non dovrebbe essere svolta in un ateneo italiano. E invece qQuesti atteggiamenti vanno contrastati riuscendo ad agire in ogni singolo dipartimento dove si sviluppa tale tendenza.

numerose, dopo il 7 ottobre, le manifestazioni contro israele con slogan antisemiti. E in aumento i casi di antisemitismo

Per questo ho intenzione anche di avviare un’azione dentro le università insieme ad altri colleghi, anche non ebrei, per contrastare ogni forma di boicottaggio accademico, che è oltretutto un’evidente contraddizione in termini. Si tratta, ripeto, di un problema complesso, perché esistono varie forme di boicottaggio, anche occulte. Ad esempio, la mancata concessione di una laurea honoris causa ad un docente israeliano potrebbe essere in realtà il sintomo di un atteggiamento pregiudiziale. L’argomentazione che premiare un singolo docente significherebbe assecondare la politica del governo di Israele è un argomento pernicioso ciò che va prontamente contrastato.

Torniamo alle altre aree di attività. Cosa farete per la formazione?

Trovo che sia importante darci l’obiettivo di una crescita professionale di tutti gli iscritti in modo da poter tutelare al meglio i nostri diritti di minoranza i riconosciuti dalla costituzione. Un tema, per esempio, sarà quello di condividere le strategie giudiziarie da adottare nelle tante cause avviate cui facevo riferimento prima. È importante, infatti, conoscere le motivazioni delle prime sentenze adottate in tema di contrasto alle forme di antisemitismo, per comprendere come ottenere presso le aule di tribunale piena soddisfazione contro i seminatori di odio.

Resta l’ultima area, quella dei rapporti istituzionali.

la sede della Cassazione

Un tema che mi sta a cuore è quello di riuscire a sviluppare un proficuo confronto con la magistratura contabile. Il tema delle pensioni e degli indennizzi, pensiamo ad esempio agli ex deportati, è purtroppo ancora attuale. Ma penso anche alle relazioni con l’ordine degli avvocati, o con le università, o ancora con i rappresentanti delle altre fedi, per sviluppare insieme forme di collaborazioni tra diverse minoranze di questo paese, in una cornice comune che favorisca il dialogo. Inoltre penso anche che AGE possa organizzare eventi culturali sul modello di quanto già realizzato a proposito del ciclo di seminari sull’articolo 3 della Costituzione.

Un’attività che si annuncia così intensa avrà bisogno anche di una organizzazione adeguata.

Odio e fake newsCertamente. Ci sarà bisogno di strutturare meglio l’associazione per rispondere al problema enorme dell’antisemitismo e dei linguaggi d’odio, per esempio attraverso i social media. Sarà importante in questo campo anche saper utilizzare gli strumenti giuridici più recenti messi a disposizione della normativa comunitaria.

Ad esempio?

Mi riferisco in particolare alla possibilità, di recente prevista dalla legge europea sui servizi digitali, di farsi accreditare come segnalatori certificati, .Questi soggetti, infatti, ottengono la priorità nella individuazione di quei casi in cui si può proporre la rimozione di contenuti illegali dal web.

Come intendi procedere nei tuoi primi passi?

A breve vorrei organizzare degli incontri a Roma e a Milano, non solo per rinsaldare i rapporti fra gli scritti della nostra piccola comunità di giuristi ebrei, ma anche per coinvolgere un maggior numero di persone, e trovare nuove risorse per sviluppare le azioni nelle tre aree indicate.

Oggi il diritto internazionale è avverso a Israele. qual è il tuo giudizio?

Rispetto al tema delle accuse di genocidio che viene rivolta costantemente a Israele è evidente come il termine sia oggetto di una grave strumentalizzazione animata da motivazioni politiche. Ponendoci invece sul piano giuridico, io credo che AGE dovrà essere molto attiva nelle varie sedi più opportune per denunciare la scorrettezza e la strumentalizzazione dell’accusa che viene fatta a Israele. Alla base di tale distorsione c’è la fortissima ideologia ostile a Israele. Sarebbe invece importante, ad esempio, comprendere la distinzione fra genocidio e crimine di guerra o anche come funzionano certi organismi internazionali e chi ne fa parte, per poi meglio comprendere come operano e le posizioni assunte. Insomma, c’è bisogno di fare molta chiarezza.

Quale sarà il tuo primo impegno da presidente?

Il mio obiettivo è raccogliere consensi intorno al nostro programma e ampliare la partecipazione degli iscritti. A tale fine a breve diffonderemo un questionario fra tutti i giuristi, iscritti e no, in maniera di favorire la conoscenza reciproca e sviluppare le prime azioni in comune.

 

 

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