Lettere dal passato

Edmund De Waal torna con un libro che ricostruisce la storia della famiglia Camondo, una delle più importanti famiglie ebraiche parigine, spazzata via dalla guerra

Per chi, come me, ha tanto amato gli Ephrussi passeggiare sui viali di Parigi immaginandoli accanto a Proust o a Vienna, nei ring più eleganti della mitteleuropa a discutere di arte e politica dopo i bagliori di Odessa, non può sfuggire l’occasione di tornare per un istante a quel tempo e a quei ricordi leggendo LETTERE A CAMONDO di Edmund de Waal (Bollati Boringhieri 177 pagine).

Edmund De Waal

E’ un epistolario sui generis che deve essere letto. Per conoscere la storia dei Camondo, famiglia ebrea di origine italiana ma da tempo radicata a Istanbul. Arrivata nella capitale francese all’apice del successo finanziario.

La storia si dipana attraverso le vicende di Nissim, poi di suo figlio Moise e infine con il suo omonimo nipote. I Camondo sono i vicini di casa dei protagonisti di UN’EREDITA’ DI AVORIO E AMBRA che ha reso celebre lo stesso autore tanto da riportarlo a indagare quel fin de siècle a Parigi. Lo stesso artista, celebre ceramista e scrittore inglese di origine olandese discendente della storica stirpe degli Ephrussi ci racconta ancora di un’epoca passata ma che non si stanca di parlarci ancora, di ammonirci, di un periodo di fervente atmosfera e di epocali cambiamenti, dell’affaire Dreyfuss tra i tanti avvenimenti che fanno da sfondo.

uno degli interni della casa dei Camondo

La casa dei Camondo, a pochi palazzi di distanza da quella degli Ephrussi è un museo in questa via della Ville Lumiere ebraica, lontana dal Marais e inserita nella lussuosa rue de Monceau dove uno accanto agli altri vivevano banchieri, ricche ereditiere e giovani promesse. Attraverso questo libro si rivivono le esperienze delle famiglie dell’alta borghesia ebraica con i loro intrecci affettivi e letterari. La vita di ebrei e gentili in questo microcosmo tra la fine dell’Ottocento e l’Olocausto, tra scontri e convivenze proficue. La minuziosa documentazione che riporta agli acquisti dei terreni da edificare intorno a rue de Monceau e la vita nella Belle Epoque semra far rivivere quel dualismo ricordato da Daniel Mandelsohn nel suo ultimo libro TRE ANELLI e affidato dallo scrittore alle parole di Proust.

“C’erano intorno a Combray due ‘parti’ per le passeggiate, e così opposte che infatti non si usciva da casa nostra per la stessa porta, se si voleva andare da una parte o dall’altra: la parte di Méséglise-la-Vineuse, che chiamavamo anche la parte di casa Swann, perché si passava davanti alla tenuta di Swann andando per di là, e la parte di Guermantes”.

il libro precedente di De Waal, che racconta la storia del ramo ebraico della sua famiglia

Ma la pagina più bella de Waal la pone forse alla fine delle lettere che scrive a Moise Camondo. Scrive de Waal in risposta a chi gli domanda “lei sta tornando?” in riferimento alla fede. “Mio padre è un sacerdote anglicano per metà ebreo. Mia madre è figlia di un parroco di campagna, uno storico, autore di testi sul monachesimo. Sono stato cresciuto nella Chiesa d’Inghilterra, nelle cattedrali. Ho scritto dei Quaccheri e mi sento attratto dai loro silenzi. Ho letto poesia zen buddista. Amo i salmi, sono vere e proprie poesie dell’esilio. Sono mezzo inglese, un quarto olandese e un quarto austriaco, europeo per intero…..Penso sono un meticcio…ma so riconoscere l’adesione a un’idea. So che a partire dalla dispersione è possibile realizzare qualcosa di straordinario. E che questo è un modo per dire qualcosa, per ribattere al silenzio del disprezzo. Penso si può amare più di un luogo. Penso, si può varcare un confine e restare integri. E allora, seduto in questa splendida stanza affacciata sul Parc Monceau, con l’aureo tappeto dei venti sotto i piedi, penso ce que nous sommes, penso che è possibile fare di un luogo una casa, e che c’è onore nel farlo, e, penso, questo è essere testimoni. E’ a questo che sto tornando”.

Una risposta

  1. Fu mio cugino Alberto Franco, appartenente ad una antica famiglia sefardita come i Camondo,
    a consigliarmi di visitare il Museo Camondo a Parigi. Un museo straordinario! La casa di un gentiluomo del ‘700.
    Ps: l’altro fratello regalò allo Stato francese una incredibile collezione di impressionisti!

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