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Memoriale vittime Kiscineff

Ricordiamo Kiscineff

Mentre, come ogni anno, con grande piacere, ci apprestiamo a ricordare l’uscita degli ebrei dall’Egitto, a preparare le mazzoth e a leggere l’haggadà, il nostro pensiero deve ritornare ai massacri di Kiscineff che si svolsero proprio in questo giorno, 6 aprile, del 1903, non in un paese sperduto della Siberia, ma nella capitale (Chisinau) della odierna Moldavia, lo stato al confine tra la Romania e l’Ucraina, all’epoca regione dell’impero russo zarista e poi repubblica sovietica di Bessarabia.

Tutti conoscono la storia di San Simonino di Trento, il bimbo morto durante la Pasqua del 1475 per il quale gli ebrei di Trento furono ingiustamente accusati del suo assassinio con il movente di voler impastare le azzime per l’imminente Pesach, con il suo sangue.

Immagine del massacro di Kiscineff di Smul Bendersky
Shmul Benderskiy ha fotografato la sua casa distrutta dopo i massacri di Kiscinoff, che durarono tre giorni. Nel pogrom fu uccisa anche la moglie di Bendersky.

Analoga accusa fu rivolta agli ebrei di Kiscineff nel 1903, quando fu ritrovato il corpo di un bimbo russo che era stato assassinato da un parente. All’epoca la città aveva circa centodiecimila abitanti di cui la metà erano ebrei e questi ultimi furono accusati dalla stampa locale di omicidio rituale. Gli ebrei furono accusati di aver ucciso il povero bimbo per utilizzare il suo sangue nell’impasto delle mazzoth che in quei giorni gli ebrei stavano preparando proprio per ricordare l’uscita degli ebrei dall’Egitto.

Secondo le statistiche ufficiali persero la vita in quella circostanza 49 persone, 500 furono ferite, moltissime abitazioni e negozi vennero distrutti e 2000 famiglie rimasero senza casa. 

All’organizzazione del pogrom avevano partecipato autorità locali e centrali che godevano dell’appoggio del ministro dell’interno russo Plehve. Sotto la pressione dell’opinione pubblica mondiale, rimasta sconvolta dagli avvenimenti che avevano avuto luogo nella cittadina moldava, alcuni dei responsabili furono processati ma ricevettero condanne di lieve entità. Il pogrom del 1903 fu seguito da un altro di minore violenza nell’ottobre del 1905.

Conferenza Rav Raffaele Prato
Il testo della conferenza tenuta da Rav Raffaele Prato due mesi dopo il pogrom di Kiscineff

Solo due mesi dopo, il 6.06.1903, Rav Raffaello Prato a Firenze riunì la sua Comunità per informarla di quanto accaduto a Kiscineff ed il suo discorso fu ricco di particolari, anche i più tragici ed orrendi. Il Presidente del Consiglio generale della Università israelitica di Roma (così si chiamava all’epoca) aveva già riunito la sua Comunità per informarla e per raccogliere soccorsi ed aiuti da inviare alla Comunità di Kiscineff.

Bialik
Haim Nachman Bialik

La Commissione Ebraica di Odessa (Ucraina) inviò il giovane Chaim Nachman Bialik (nato il 9.01.1873 a Radi, in Volinia, una regione che oggi si trova nella Repubblica di Ucraina), che poi diventò il più importante esponente della poesia ebraica moderna, affinché redigesse una relazione sull’accaduto. Il poeta fu indubbiamente colpito dalle testimonianze dei sopravvissuti ma forse ancor di più fu amareggiato dall’incapacità di reazione mostrata dal suo popolo in quell’occasione.

Con questo stato d’animo scrisse il poema “Nella città del massacro in due versioni, la prima in ebraico e la seconda in yiddish. Entrambe le versioni sono caratterizzate dall’invito che il poeta rivolge al lettore affinché visiti con lui Kishineff, ripercorra con lui le strade, entri nelle case, nella Sinagoga, per poter immaginare i terribili eventi ed i devastanti effetti del pogrom che si era abbattuto sulla popolazione a maggioranza ebraica di quella piccola città.

Questi testi colpiscono per ciò che più hanno in comune: le macabre descrizioni, ma anche e forse più, per i toni di polemica durissima nei confronti della popolazione ebraica che non aveva trovato la forza di reagire o almeno di difendersi di fronte alla violenza subita.                          

3 risposte

  1. Vorrei aggiungere che il pogrom di Kishineff non fu soltanto il primo pogrom del nuovo secolo, ma fu il primo pogrom apertamente istigato dal regime.
    Il giorno dopo il 7 aprile 1903 molti ebrei si rifugiarono ad Odessa dove il giovane scrittore Vladimir Jabotinsky (che poi decise di cambiare il proprio nome in Ze’ev) decise di fondare un movimento ebraico di autodifesa e cominciò a dedicarsi allo studio dell’ebraico.
    Dopo il massacro migliaia di ebrei emigrarono verso l’America del nord, la Palestina ed il Birobijan. (da “Dove gli ebrei non ci sono” di Masha Gessen ed. Giuntina)

  2. Grazie Roberto per questa tua interessante testimonianza, che tristemente conferma ancora una volta nella nostra millenaria Storia,che gli Ebrei di oggi, ovunque si trovino, sarebbero ancora in balia e alla mercé dei tiranni di turno se Israele non fosse nata.

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