Victor Sasson

Gli ultime re (ebrei) di Shangai

Massimo Ricci, in questa sua nuova recensione, ci accompagna alla scoperta di una storia ebraica iniziata all’estremo opposto del nostro mondo: il lontano oriente

Una città aziendale“, ideata prima ancora di Adriano Olivetti, “studiata per attirare i profughi ebrei, prima da Baghdad e poi da tutto l’impero ottomano, e per trasformarli in dipendenti fedeli. Famiglie povere e ambiziose mandarono i figli adolescenti da Iraq, Persia, Siria e Afghanistan“.

E’ l’apogeo di una delle tante famiglie che nella diaspora hanno creato imperi commerciali e spesso hanno posto le basi per l’economia capitalista di molte aree così come le conosciamo oggi. Per l’esperienza nei commerci, per la pratica del prestito bancario per un network relazionale diremmo oggi.

Ebrei rifugiati a Shangai

Ma questa volta la stella polare non è l’Europa Occidentale e nemmeno quella vasta e infinita pianura che dalla Galizia arrivava alla Russia o dall’impero dei Khazari era penetrato fino al cuore dell’Europa centrale. In questo luogo esotico, “l’istituto di beneficienza David Sassoon, studiavano arabo, ebraico, geografia, aritmetica e contabilità. Venivano assunti per seguire vendite e acquisti. Il sabato i magazzini chiudevano e i dipendenti si riunivano per le funzioni religiose a casa dei Sassoon e in seguito nella prima sinagoga di Bombay“. Si perché non guarda nemmeno al Nordafrica la storia di David Sassoon e successivamente dei Kadoorie ma all’estremo Oriente, nelle lontane capitali commerciali indiane e poi cinesi di Shanghai e Hong Kong, per prosperare fino all’arrivo del comunismo maoista nel 1949 e successivamente, ridotto l’impero britannico all’enclave della città stato fino al completo assorbimento di questa da parte del governo di Pechino.

Sono “GLI ULTIMI RE DI SHANGHAI. La straordinaria storia di due dinastie ebree dalle guerre dell’oppio alla Cina dei nostri giorni“, narrati in questo libro di Jonathan Kaufman edito da TRECCANI.

Fuggito da Baghdad dopo essere stato riscattato dai parenti il capostipite approda in India dove continua a vestire da arabo e con la carnagione mediorientale che lo rende facilmente riconoscibile si avvicina ai traffici commerciali dell’Impero britannico e senza mai abdicare a questo senso di appartenenza a sua maestà inglese costruisce le basi di un impero, come i Rothschild in Europa. Uno dei figli, in dissenso con il primogenito, si stabilisce a Shanghai. A loro si deve la costruzione dei lussuosi alberghi del Bund o il Peninsula a Kowloon.

Se Jardine, Matheson &Co si affidava alle cannoniere inglesi per penetrare in Cina, David Sassoon ricorreva ai figli, usandoli come ambasciatori e agenti segreti, commessi viaggiatori e consiglieri“. Tra il 1860 e il 1900 gli otto fratelli Sassoon, che raramente vivevano nella stessa città, si scambiarono oltre settemila lettere. Il patriarca, ricorda l’autore, scriveva quotidianamente a tutti i figli. Si davano notizie, confrontavano il prezzo del cotone e dell’oppio, si confidavano timori di spionaggio commerciale.

Il Cathay Hotel di Shangai costruito da Sasson. Oggi è incorporato nell’hotel Fairmont.

Elly Kadoorie con i figli Lawrence e Horace dopo essere stati a Londra decidono invece di tornare a Shanghai negli anni Venti. Costruiscono qui la villa più grande della città dove abitare, modellata sulla reggia di Versailles, Marble Hall era grande il doppio di tutte le case che esistevano a Shanghai. Divenne l’indirizzo più alla moda della città cinese, vi erano ricevuti dai pionieri del volo aereo ai politici e ai rappresentanti del governo inglese prima che la seconda guerra mondiale sovvertisse anche in questa parte del mondo lo stato delle cose, la fine del mondo che era stato conosciuto fino ad allora.

 

 

 

 

Nella foto in alto, Victor Sasson con Chaplin e Gardiner

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