La sua vicenda è tornata di attualità in prossimità del 150° anniversario della seconda battaglia di Custoza. Il luogotenente della 29a fanteria Moise Di Capua, ferito in combattimento e deceduto dopo alcuni giorni di agonia, è stato ricordato grazie all’impegno e all’attivismo dei discendenti che, dall’Italia alla Florida, con il sostegno della Comunità ebraica veronese, del suo presidente Bruno Carmi e di una squadra di studiosi,[6] hanno approfondito la sua vicenda e si sono prodigati affinché un tassello importante di storia ebraica italiana fosse restituito anche tramite il recente e accurato restauro del cippo funerario a lui dedicato.[7]
Moise era nato a Roma, come attestano il registro delle circoncisioni e il registro anagrafico della comunità, da Sabatai (è nota la data di nascita 25 settembre 1808) e Giuditta Piperno (è nota la data di morte 15 ottobre 1844); i figli della coppia furono Michele (23 aprile 1834 /22 aprile 1885) Alberto Abramo (10 luglio 1835 Roma/ 10 settembre 1903 Como) Moise (10 novembre del 1839 Roma / 18 giugno 1866 Custoza) David ( 11 ottobre 1841, morto lo stesso anno) Menachem ( nato e morto nel 1842) Emanuele (8 aprile 1843) Menoach (nato e morto il 3 ottobre 1844)
Moise di Capua è ricordato sulla lapide, affissa sul muro esterno della sinagoga di Roma verso il Lungotevere, che ricorda i caduti per la patria. Un appunto vergato per mano del fratello sulla pagina iniziale della suo siddur recita: ”Caduto da forte il 24 giugno 1966 dopo IV giorni di agonia Dio Vittorio l’Italia Invocando sorgente l’alba della libertà nazionale La libertà celeste conseguiva”.
La famiglia conserva un atto di morte e il suo Sefer Torà, Neviim e Ketuvim (Pentateuco, Profeti e Agiografi) stampato a Londra e donato a “Mosè di Capua in pegno di amicizia quando volontario partiva da Roma per la guerra dell’Indipendenza Italiana” il donatore compare in sigla I.D.S in un’ appunto dello stesso Di Capua.
Il fratello, probabilmente Alberto Abramo perché presso la sua discendenza è custodito il volume, annota nella seconda pagina del libro, che torna alla famiglia dopo la morte in battaglia: “Isacco Di Capua partito da Roma nel 1859 per prendere parte alla guerra di Indipendenza, proseguiva la carriera militare fino a che il 24 giugno 1866, trovandosi Luogo Tenente del 29 Reg. alla Battaglia di Custozza (sic) veniva ferito da una palla in una coscia in seguito alla quale il 28 giugno a Mezzogiorno lasciava la vita in Verona, e il 29 ebbe sepoltura onorata in quella città. Quel giorno in ebraico era il 15 di Tamuz anno 5626. Anima eletta ottiene da D-o ( ……) un grembo che ci dà forza da ( …….) “
Della sua carriera militare si apprende nel necrologio pubblicato su “L’ educatore israelita”, giornale mensile per la storia e lo spirito del giudaismo[8]. Il necrologio del “fu Sig. MOISE DI CAPUA da Roma, Luogotenente nel 29 Regg. Fanteria” recita: “L’Israelitismo Italiano diede pure il suo contingente di sangue per l’unità e libertà della nazione intiera. — Dura però è la condizione del pio israelita. Come Cittadino deve combattere il proprio fratello, mentre come Israelita dovrebbe salvarlo. Il dovere di patria così vuole, ed egli, suddito fedele, obbedisce anteponendo all’amor nazionale quello della patria adottiva. Fra gl’Israeliti caduti pel fatto di Custoza trovasi l’amico mio Di Capua Moise, Luogotenente nel 29 Reggimento fanteria. Nato da Genitori Romani, ebbe un padre che Io educò a nobili ed alti sentimenti e lo indirizza a severe discipline.