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Cosa ci ricordano i lumi di Hanukkà

I Maestri insegnano a festeggiare Hanukkà con la massima gioia, perchè  ci ricorda l’importanza della nostra identità ebraica

Nelle norme e nella procedura che seguiamo per l’accensione dei lumi di Hanukkà c’è un aspetto particolare che non ritroviamo in alcun’altra Mizvà.

Il significato della festa e i particolari relativi all’accensione dei lumi di Hanukkà sono riportati nel Talmud, nel trattato sullo Shabbat ( 21 b) in cui si parla della mizvà del lume di Shabbat:

Insegnano i Maestri: la Mizvà di Hanukkà consiste nell’accensione di un lume da parte di una persona per la propria famiglia- “ish uvetò”; per coloro che desiderano onorare l’adempimento della mizvà – mehadderin – l’accensione viene compiuta da tutti i componenti della famiglia –- per coloro che intendono massimamente onorare la mizvà – mehadderin min hamehadderin – secondo la Scuola di Shammay – Bet Shammay –  il primo giorno si accendono otto lumi e si va decrescendo di giorno in giorno, secondo la Scuola di Hillel – Bet Hillel – si inizia da uno e si aumenta di sera in sera”.

Il Talmud spiega poi l’opinione dei due Maestri e, a proposito del parere della Scuola di Hillel, quello che è stato adottato come norma e che tutti noi seguiamo, lo motiva con il criterio di “ma’alin ba-kodesh”, cioè che nelle azioni che esprimono la santità della vita ebraica si deve tendere a manifestare la crescita piuttosto che la diminuzione. Il concetto di hiddur mizvà esprime il desiderio di adempiere al comandamento nella forma migliore, di manifestare il calore del sentimento con cui ci accingiamo ad osservare la mizvà, scegliendo le modalità e gli oggetti necessari al precetto in modo da tale che rappresentino qualcosa in più che non il semplice rispetto della norma nella sua minima forma.

Generalmente questo particolare entusiasmo nell’adempimento dei precetti è proprio di alcuni più devoti, invece nella festa di Hanukkà lo ritroviamo – per di più nell’espressione ancora più accentuata “Coloro che massimamente desiderano onorare la mizvà“ – come pratica indiscussa, alla quale si uniformano tutti. Infatti a nessuno viene in mente di limitare l’accensione di Hanukkà semplicemente ad un unico lume e neppure ad un solo lume per ogni componente della famiglia, tutti seguiamo l’insegnamento della Scuola di Hillel come un dato che non si mette minimamente in discussione. C’è forse un significato profondo in questa scelta assolutamente condivisa di compiere l’accensione dei lumi di Hhanukkà nel modo migliore.

Questi lumi ci ricordano il miracolo dell’olio per la riaccensione della Menorà, ma quel miracolo aveva un valore ancora più grande, significava che il popolo ebraico aveva lottato e vinto per la propria sopravvivenza spirituale, perché i decreti del re Antioco IV contro cui gli ebrei insorsero, rappresentavano una vera e propria condanna a morte dell’ebraismo, proibivano infatti l’osservanza dello Shabbat, la pratica della Milà, le norme per il calendario ebraico, imponevano di cibarsi di animali proibiti dalla Torà.

Sono questi i Comandamenti che ci portano il ricordo della creazione nell’intensità dello Shabbat, che imprimono  il segno del Patto con l’Eterno  sul nostro corpo come parte integrante della nostra vita, che stabiliscono il calendario ebraico nella sua cadenza mensile come strumento indispensabile per celebrare i giorni festivi e solenni, che distinguono il cibo kasher come espressione di un legame indissolubile tra il nutrimento del corpo e l’alimento necessario anche alla nostra componente spirituale. Non esisterebbe ebraismo senza questi comandamenti.

moneta con l’effige di Antioco IV epifane, contro la cui influenza lottarono i Maccabei

A questo proposito c’è anche un altro aspetto di questa festa su cui conviene fare attenzione: c’è qualcosa nel modo in cui festeggiamo Hanukkah che ci può trarre in inganno; l’accensione dei lumi ha un suo carattere suggestivo e coinvolgente al tempo stesso, tale da indurci a pensare che in fondo sia tutto lì, nell’atmosfera che si crea attorno a questi lumi, nei canti, nei dolci e nei giochi dei bimbi con il sevivon. Certo che c’è tutto questo – e così desideriamo che continui ad essere – ma c’è anche molto altro, perché Hanukkah ci parla di scelte di campo e di identità forti, ci parla dell’affermazione di una vita ebraica poco disponibile ai compromessi, la ribellione guidata dai Maccabei contro la dominazione del re Antioco aveva parecchie implicazioni, significava in sostanza sottrarre il popolo ebraico non solo alla dominazione ma anche all’abbraccio soffocante del mondo ellenistico, significava mettersi controcorrente rispetto alla cultura prevalente e dominante, uscire dalla rete di relazioni politiche, economiche, sociali, su cui si fondavano i rapporti internazionali, le convenzioni, i grandi eventi, i grandi incontri, basti pensare ai famosi giochi di Olimpia. Fu una scelta lungimirante che, contro ogni apparenza, guardava lontano per il popolo ebraico, se i makkabim – e i chassidim che ne erano la base nel popolo – non avessero fatto quella scelta, se si fossero accontentati di un ebraismo del compromesso, di un ebraismo ancorato alla civiltà dell’epoca, utile forse per spartirsi privilegi e posti allo stadio, quell’ebraismo non sarebbe sopravvissuto.

Da questo ricordo è importante trarre un insegnamento fondamentale anche per noi, si tratta anche oggi, di ricordare e di verificare che il nostro impegno sia seguire e vivere un ebraismo sempre rivolto al futuro che non si lascia abbagliare da suggestioni contingenti. Quando accendiamo i lumi di Hanukka – “secondo il criterio di coloro che massimamente onorano la mizvà”, non stiamo semplicemente evocando dei fatti notevoli del passato, stiamo invece testimoniando – in modo straordinariamente condiviso anche senza rendercene conto – che, proprio come ai tempi dei Maccabei, anche oggi e in ogni tempo i fondamenti su cui si mantiene il popolo ebraico sono sempre i medesimi, sono le mizvot, i valori di fede e di vita che questi lumi ci rappresentano , sono essi la forza spirituale del popolo ebraico che ci permette di guardare con fiducia al futuro, malgrado le tante difficoltà che il nostro popolo deve affrontare anche nel nostro tempo. Seguendo questi lumi possiamo ancora portare un po’ di luce anche nel mondo che sembra brancolare nel buio.

Molte altre cose ancora possiamo scoprire quando accendiamo i lumi di Hanukkah, soprattutto quando li accendiamo, in serenità e con buon augurio, nelle nostre case “ish uvetò – ciascuno con la propria famiglia” secondo la Mizvah, nel modo migliore.

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