Il film Barbie

Barbie, la bambola ebrea e femminista

Esce il 20 luglio nelle sale cinematografiche, il film Barbie, diretto da Greta Gerwig.

La trama è presto detta: un viaggio non previsto della famosa bambola dal mondo dei giocattoli a quello reale. Ma attraverso questa trama, la Gerwig permette allo spettatore di esplorare aspetti diversi da quello comunemente associati a Barbie, cioè di essere un mero simbolo del capitalismo e dell’oppressione delle donne, uno standard di bellezza, bianco e sempre sorridente.

Che decidiate o meno di vederlo, sappiate che Barbie è un film molto “Jewish” e per diversi motivi.

I gelati israeliani Golda sponsor del film Barbie

Intanto è ebreo il principale sceneggiatore del film, Noah Baumbach, partner della Gerwig. Ebrea anche Rhea Perlman, che interpreta la vera creatrice ebrea della bambola, Ruth Handler.
Il film è il primo per Mattel, l’azienda di giocattoli che Handler e suo marito hanno trasformato in un impero. Mattel ha sempre custodito da vicino il marchio Barbie, ma sotto la guida dell’israeliano-americano Ynon Kreiz, che ne è l’amministratore delegato dal 2018, sta allentando le redini. La società ha intrapreso più di 100 partnership di marca in concomitanza con il film, inclusa la catena israeliana di gelati Golda, che dovrebbero generare entrate per miliardi di dollari. Altri film spin-off giocattolo sono in lavorazione.

Barbie, la nascita, la storia, il successo

La “mamma” di Barbie è una donna di affari ebrea, Ruth Handler, la cui famiglia alcuni anni prima della sua nascita nel 1916, era emigrata negli Stati Uniti per fuggire alla povertà e all’antisemitismo della Polonia. A 16 anni Ruth conosce e si innamora di Izzy Handler, anche lui ebreo, creativo senza lavoro e senza un soldo; nel 1938 si sposano e iniziano a produrre giocattoli di legno. La loro industria (la Mattel, dal nome del loro socio Matt e quello di Izzy che si faceva chiamare Elliot) produceva per lo più giocattoli per bambini, finché un giorno Ruth, durante un viaggio in Svizzera, nel 1956, notò una bambola adulta formosa chiamata Bild Lilli. Questo giocattolo, basato su un seducente personaggio dei fumetti del tabloid tedesco Bild, era stato pensato come regalo sexy per gli uomini. Ruth la vide come un progetto per Barbie.

Ci vollero ancora tre anni prima che Barbie vedesse la luce, ma fu subito successo, con 350.000 pezzi venduti solo nel primo anno. Nel 1961, sull’onda del successo, la Mattel iniziò a produrre il fidanzato di Barbie, Ken (dal nome del figlio degli Handler, Kenneth).

L'inventrice di Barbie
Ruth Handler (1916 -2002), l’inventrice di Barbie

Nonostante le critiche che iniziarono senza sosta da ogni parte, dalle femministe agli esperti di disordini alimentari, a causa delle proporzioni di Barbie, Ruth Handler ha sempre sostenuto che rappresentasse le possibilità che ha una donna. Ricordiamo che fino al 1974 negli Stati Uniti le donne non potevano avere una carta di credito a loro nome, mentre Barbie, con i suoi abiti poteva intraprendere qualunque carriera, da infermiera a cantante di night club, persino l’astronauta, e in più di sessanta anni, nonostante il lungo fidanzamento con Ken, non si è mai sposata e non ha mai avuto figli.

Le critiche non si fermano all’apparenza

Bionda, bianca, Barbie ha davvero poco degli stereotipi con cui vengono dipinti gli ebrei. Tuttavia, nel suo rappresentare una comunità ebraica libera e integrata (quando non addirittura assimilata) nella società americana, Barbie è stata etichettata come “ebrea” da divieti discriminatori. Nel 2003, è stata temporaneamente messa al bando dalla polizia religiosa dell’Arabia Saudita, che ha pubblicato il messaggio: “Le bambole Barbie ebraiche, con i loro vestiti rivelatori e le posture vergognose, gli accessori e gli strumenti sono un simbolo di decadenza per il pervertito Occidente“. L’Iran ha anche ripetutamente represso la vendita di Barbie da quando le ha dichiarate non islamiche nel 1996.

Intanto in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti l’uscita del film è stata posticipata al 31 agosto. Chissà perché.

 

Una risposta

  1. Se ricordo bene le prime Barbie si potevano comperare in un piccolo negozio di Via Veneto difronte all’Excelsior,così pure gli abiti per vestirle.
    Regalai allora a una mia nipotina ,una valigetta con tutto il completo da hostess della TWA .

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