Gerusalemme proteste

Ancora proteste in Israele

Ronny Fellus ci racconta una giornata storica a difesa dell’idea stessa di Israele

qui e sotto: alcune immagini delle proteste in corso in Israele

La giornata inizia presto al mattino, ci si sveglia con nella testa le drammatiche parole pronunciate dal Presidente Isaac Herzog in un messaggio alla nazione trasmesso da tutte le reti televisive in diretta alle 20, la sera prima.

Un messaggio che non avrei mai immaginato dover sentire dalla voce della più alta Autorità Istituzionale del Paese e che si unisce a quella di tanti altri che servono o hanno servito il Paese in passato: ex capi del Mossad o del Servizio di Sicurezza Interno, Generali della Riserva, ex Giudici della Corta Suprema ed anche il precedente Procuratore Generale Mandelbit. Tutti ripetono la stessa cosa: siamo sull’orlo del baratro e l’essenza stessa dell’Idea di Israele alla base dei Padri Fondatori, uno Stato Democratico ed Ebraico in cui tutti possono trovare il loro posto, viene messo in discussione e la situazione sta degenerando verso un regime autoritario del tipo di quelli vigenti in Ungheria o in Turchia!

Alla base di questo terremoto che scuote ormai da settimane l’intero Paese è la preannunciata Riforma Legislativa che da una parte prevede la possibilità per il Potere Esecutivo di scegliere i Giudici dell’Alta Corte, e dall’altra dà al Potere Legislativo la possibilità di poter sovvertire le Sentenze della Corta Suprema, andando ad intaccare il delicato equilibrio esistente tra il Potere Legislativo il Potere Esecutivo e quello Giudiziario fondamento di ogni sistema democratico.

(Foto: AP/Oded Balilty)

Il Presidente ha enunciato 5 punti fondamentali che dovrebbero essere la base per una trattativa che porti a delle scelte condivise, ed a detta di tutti i commentatori questi 5 punti sarebbero accettabili per il 75% della popolazione. Ma ormai le posizioni della coalizione si sono completamente radicalizzate e gli interessi in gioco sono enormi: i partiti ultraortodossi non vogliono più saperne della leva obbligatoria per gli studenti delle Yeshivot e non vogliono che l’Alta Corte intervenga nella questione, i partiti nazionalistici vogliono finalmente giungere ad un’annessione totale delle terre che si trovano al di là della linea verde, un concetto, questo, a loro totalmente estraneo, e non hanno certo nessun interesse a un alta Corte che si pronunci contro gli insediamenti illegali.

La ferita del piano di disimpegno unilaterale dei coloni da Gush Katif, operata Ariel Sharon nel 2005, è ancora viva nella gran parte dell’elettorato di questi partiti.

La Corte suprema israeliana

Ed infine per il Likud e Bibi Netanyau questa è finalmente l’occasione d’oro per liberarsi una volta per sempre di tutti i processi che lo vedono coinvolto in accuse di interesse privato in atti d’ufficio e corruzione, e poter così governare il Paese almeno per i prossimi 10 anni (e magari con una legge ad hoc lasciare poi il poter a suo figli Yair). E se a tutto questo aggiungiamo la componente emotiva legata alla frustrazione che ancora gran parte di questo elettorato prova nei confronti della “borghesia illuminata con il Rolex” che da sempre “li sfrutta e li umilia” ci si rende conto che le possibilità di raggiungere un compromesso dettato dal buonsenso sono ridotte quasi a zero e così ci si avvicina sempre di più all’orlo del baratro.

L’appuntamento è per le 12 a Gerusalemme, davanti alla Knesset, che deve votare in Commissione i primi due importanti provvedimenti legislativi.

La scelta più semplice è il treno, 45 minuti e ci siamo, poi da lì si va a piedi ed in un quarto d’ora circa si raggiunge il posto. Ma già dalla mattina presto iniziano ad arrivare i messaggi degli amici che dicono che i treni sono già affollati e non si riesce a salire sui vagoni, la neo Ministro dei Trasporti Miri Regev ha rifiutato di incrementare i treni per Gerusalemme. Decidiamo di anticipare la partenza alle 10 e di andare a prendere il treno alla stazione dell’Università, la prima delle 4 stazioni di Tel Aviv, sperando di avere fortuna e poter salire a bordo del treno.

La giornata è una giornata lavorativa come le altre e nelle prime ore prima della partenza si cerca di fare il possibile, almeno le cose più urgenti, una mail o una telefonata, ma si capisce subito che sono tutti in partenza, le risposte, se arrivano, sono brevi e rimandano tutti a domani.

Il presidente Herzog con il premier Netanyhau

Alle 8.30 scendo a prendere il pane per preparare i panini per la giornata ed in strada ci sono già gruppetti di persone con le bandiere che si avviano verso gli autobus per raggiungere le stazioni dei treni o i pullman organizzati dalle diverse associazioni. Nell’aria si sente una vibrazione particolare, si sente che tutto il Paese è con il fiato sospeso e con gli occhi a Gerusalemme, la cassiera del super augura a tutti “be-azlachà” “in gamba”, e dice di essere lì con noi con il cuore e la mente. La sensazione di essere partecipi di una giornata “storica” è molto forte.

E’ ora di avviarsi, e nel tragitto fino alla stazione già incontriamo le prime colonne di auto con le bandiere di Israele, che sono il segno distintivo di tutte le manifestazioni, a voler ribadire che chi manifesta è un patriota e non un “traditore” o un “anarchico”, come vengono definiti i manifestanti da tutti gli esponenti della maggioranza di governo.

Alla stazione c’è tantissima gente ma non il caos, tanti volontari sono vicino alle biglietterie automatiche ed aiutano coloro che sono meno pratici con l’acquisto dei biglietti.

Da un rapido sguardo in giro la cosa che più colpisce è la grande varietà anagrafica delle persone che affollano i saloni della stazione e che saranno poi i protagonisti di questa grande manifestazione: intere famiglie con i bambini, molte persone anziane spesso in piccoli gruppi ed a volte accompagnate dai loro non più giovani figli. Accanto a noi in treno vedremo seduti una nonna con in braccio il nipote di 5 anni.

Finalmente riusciamo a raggiungere le piattaforme di partenza invase da centinaia di persone in attesa dei treni ed in un modo o nell’altro riusciamo ad entrare, ma faremo tutto il viaggio in piedi o seduti sul pavimento. In treno iniziano ad arrivare i vari messaggi degli amici per darci un appuntamento all’arrivo o cercare di salire sullo stesso treno, ma alla fine salteranno tutti, la quantità di persone è talmente grande che la sola possibilità è quella di lasciarsi andare e farsi trascinare dalla fiumana umana che in un lungo corteo si dipana dalla stazione di Gerusalemme fino alla spianata davanti alla Knesset, ma che non raggiungeremo mai e saremo costretti ad accamparci sulle piccole colline verdi che sono sul tragitto.

Intorno a noi tantissima gente, moltissimi giovani con cartelli che chiedono di salvaguardare il loro futuro in uno Stato Democratico, persone più anziane che invece ricordano che i loro sacrifici non sono stati per non avere più una casa comune. In giro ci sono anche molte persone con la kippà o dal cui abbigliamento si capisce essere religiose. Ci sono i ragazzi del Bne Akiva e quelli dell’Hashomer Hazair, gente che viene dai kibbuzim e da tutta Israele.

il nuovo governo guidato da Netanyahu

Le associazioni ed i gruppi femminili sono quelli che fanno sentire più forte la loro voce ed i cui cartelli sono tra i più combattivi, si rendono conto dove può andare a parare la situazione, si sono già sentite proposte di legge che vietino le “Tefillot” miste con 6 mesi di pena per chi le infrange, o la proposta che prevede giorni alterni, per uomini o per donne nelle librerie pubbliche.

Si sentono tante lingue oltre all’ebraico: il russo l’inglese ed il francese tra tutti ma anche lo spagnolo ed altre meno conosciute… ci sono proprio tutti.

Intanto iniziano a parlare i vari oratori ma un problema al sistema degli schermi ed al sistema acustico impedisce ai più di ascoltare e vedere, si susseguono le voci di possibili manomissioni da parte di fantomatici sabotatori..

Yair Levin, ministro della giustizia

Ma l’atmosfera in giro è quella di un giorno di festa, nonostante la preoccupazione ed i timori. La gente tira fuori le cose portate da casa ed è tutto un susseguirsi di un’offerta di frutta, datteri, fette di dolce e cioccolata. Non lontano da noi un bambino urla “ DE-MO-CRA-ZIA!!” e gli fanno eco le migliaia di persone intorno con clacson e tamburi…. La cosa continua per diversi minuti è diviene il simbolo di questa giornata, la sera sarà trasmesso al telegiornale della sera.

Gli slogan continuano ininterrotti, primo fra tutti “Kulanu Am Echad”, siamo tutti un unico popolo, a voler ribadire che la democrazia non si ferma alle urne e che una maggioranza non può calpestare e distruggere la Casa Comune e che le riforme fondamentali devono essere concordate anche con le minoranze ed essere espressione di tutti i segmenti della Società.

Iniziano a rimbalzare le prime voci sul numero dei partecipanti, ma è difficile verificare… ormai le connessioni internet e dati nella zona della manifestazione sono saltate. Qualcuno parla di 50.000, poi 90.000… ma dall’esperienza vissuta nelle manifestazioni precedenti del sabato sera a Tel Aviv in cui si sono raggiunte le 150.000 presenze, direi che la cifra è molto lontana dalla realtà. Alla fine in serata si parlerà di 300.000 persone, una delle più imponenti manifestazioni della Storia di Israele.

Proclamazione Stato Israele
Ben Gurion proclama la costituzione dello Stato di Israele (17 maggio 1948)

Improvvisamente giunge la voce lontana di Ben Gurion che legge la Dichiarazione d’Indipendenza del 1947, arriva dai pochi altoparlanti ancora funzionanti e riesce a creare un magico silenzio per pochi minuti…. Tutti si rendono conto che è proprio l’essenza stessa di Israele ad essere messa in pericolo.

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le preoccupazioni della Banca centrale israeliana

La riforma della giustizia

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