In memoria di Rosa Hanan Mallel (1920-2022)
Quante persone si chiamano Rosa nel nostro paese! Ma… è un attimo… il telegiornale comunica… colgo, a tratti… “Rosa… Rodi… Sami Modiano…”
È lei, purtroppo.
La Rosa Hanan Mallel che ho avuto il privilegio di intervistare assieme a Enrico de Bernard nel dicembre 2013, da parte dell’Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma… Poche domande… lei ha tanto da raccontare, con lucidità, con spirito perfino. Il dolore, atroce, ha lasciato il segno, non solo sul braccio; quel numero che, ci dice, non ha mai voluto farsi cancellare, per ricordare la sua famiglia, le tante persone che ha visto morire. Cosa le ha permesso di continuare a vivere, non a sopravvivere? la fede, ci dice e la speranza. La fede profonda che soprattutto la madre le ha instillato, e la speranza, non come principio astratto, ma come forza vitale che oppone resistenza alla distruzione attraverso la messa in campo delle risorse vitali più importanti per noi umani: la capacità di meravigliarci, lo stupore davanti alla bellezza e al mistero, e la carità. Rosa ci commuove quando ci racconta di essere rimasta incantata dalla neve che cadeva e rivestiva i cipressi, in uno dei trasferimenti dal Campo: com’è possibile ci chiediamo, che in quello sconvolgimento questa giovane donna con negli occhi l’orrore si possa ancora incantare, possa lasciare che quello spettacolo di bellezza fiabesca lenisca un poco le sue ferite? Rosa nota tutto, le brutalità, ma anche i gesti di umanità, vive nel presente, accetta quella porzione di erbe amare, ma sa che non finirà lì. Come sapesse che dovrà un giorno raccontare. E restituisce gesti di umanità perché questo ha imparato dalla sua fede. A essere giusta. Potevamo scegliere tante altre immagini per la copertina ma, Rosa davanti alla neve esclama: “sembra Natale!” e come dice una melodia popolare del 1566: “Dal ceppo secolare/del popol d’Israel, nuovo germoglio appare, grazia di D.o fedel. La notte mentre in cielo, le stelle brillan chiare, sboccia una rosa al gel”.
Nel gelo della persecuzione il creatore fa nascere cose sempre nuove, che mantengono in vita perché la memoria si possa tramandare. Non dimenticare è percepirsi come un anello di una lunga catena che non deve essere spezzata. Perché i figli e i figli dei figli ricordino soprattutto quanta forza e fede ci sono volute per continuare il cammino.
Vedi qui l’intervista a Rosa Hanan realizzata da Adelina Bartolomei e Enrico De Bernardt nel 2013.
Una risposta
La fede o la speranza? Non ci sará piú un Caino e un Abele? La ragione e l’istruzione daranno forza ai singoli individui per non scagliarsi uno contro l’altro? Forse ai singoli individui no, ma daranno la forza perché un popolo non si scagli contro un altro provocando un lutto senza fine.