Comunicazione, bene comune
Costruire un gruppo, una squadra, una comunità non è semplice, se si parte da posizioni o provenienze diverse. Servono obiettivi comuni, condivisi, che siano sentiti, e che nessuno possa raggiungere da solo, ma esclusivamente, e meglio, con il lavoro di tutti. Soprattutto in questi giorni, in cui due crisi quella del Covid e della nuova zona rossa, e quella degli ambulanti e degli urtisti, che riguarda da vicino molte nostre famiglie ci stanno mettendo molto alla prova, la necessità di fare squadra e cercare la massima coesione è fondamentale e garantisce maggiormente tutte le componenti, specie quelle più vulnerabili, della Comunità.
Al contrario, se si agisce per fazioni o partiti, lo spirito agonistico è assicurato, e qualcuno potrebbe pensare che sia stimolante avere una competizione per vedere chi arriva primo. Lo spirito di collaborazione però ci viene indicato come il metodo migliore, e possiamo ritrovarlo nella parashà di Vayakel, nel contributo di tutte e tutti alla costruzione del Mishkan. Per attualizzare questo insegnamento, la cosa che emerge più importante è mettere a fattor comune il lavoro e gli obiettivi, rispettare e valorizzare ogni possibile contributo come prezioso, e non considerare chi la pensa diversamente come irresponsabili e in malafede o, peggio, menzogneri, vergogna per la comunità, “cattivi”.
In queste ultime settimane molto è stato scritto e detto su Shalom, grazie soprattutto a Menorah, che ha informato tutta la Kehillà dell’inattesa comunicazione, al direttore Giacomo Kahn, della non conferma del suo contratto. Il consiglio non ha mai discusso né di informazione né di Shalom. La fine della collaborazione del suo direttore è emersa quando l’interessato ha scritto una lettera ai consiglieri. Su questo tema, e più in generale, sui principi che dovrebbero guidare la comunicazione della CER un bene comune
Menorah sarà attiva nella sede opportuna del Consiglio; tuttavia, poiché si sono fatte affermazioni, che in alcuni casi hanno messo in dubbio, senza diritto di replica, il buon nome di professionisti che da anni offrono il loro tempo e le loro competenze al servizio della Comunità, sentiamo il bisogno di fare alcune precisazioni, testimoniate dai verbali di giunta e di consiglio delle precedenti consiliature. Menorah ha sempre ritenuto Shalom cartaceo un veicolo fondamentale ed irrinunciabile per portare le notizie nelle case di tutti gli iscritti, anche quando altri periodici ebraici si sono aggiunti all’offerta informativa; contrariamente a quanto si è scritto, Menorah non ha mai proposto la chiusura di Shalom, né ha mai approvato la riduzione delle pagine o dei suoi numeri annui; anche nei momenti più difficili come durante la crisi dell’Ospedale del 2015-16 Menorah ha proposto una serie di possibili correttivi. Tra questi, quello di rafforzare Shalom, quale periodico plurale ed espressione di tutti gli orientamenti della comunità, anche attraverso una campagna di abbonamenti, con l’obiettivo di raccogliere almeno 3.000 iscrizioni.
Dalle reazioni che ci sono state alla notizia, abbiamo deciso di dedicare il focus del sesto numero di Riflessi alla stampa periodica ebraica in Italia, partendo dalle interviste a Lia Levi e Massimo Caviglia. Abbiamo poi intrapreso un viaggio nell’informazione ebraica, dando voce alle diverse realtà ed esperienze italiane, per offrire un quadro, sicuramente non completo ma ampio, dell’energia spesa nel mondo ebraico di comunicare alle e con le proprie comunità.