Un messaggio che viene da molto lontano

Oumuamua è un asteroide interstellare o un prodotto di tecnologia aliena? L’astrofisico Avi Loeb ha idee ben precise

L'astrofisico Avi LoebL’israeliano Avi Loeb è uno dei più quotati astrofisici al mondo.

Si è distinto per lo studio dei buchi neri, dell’origine dell’universo, è stato consulente nel comitato della Casa Bianca per indirizzare le priorità della Nasa e presidente del Dipartimento di Astronomia di Harvard, da cui si è dimesso un paio di anni fa. Uno scienziato più che autorevole, quindi, da cui non ci si aspetterebbero opinioni che finora sono appartenute alla fantascienza.

Il caso Oumuamua

Il 19 ottobre 2017, per appena due mesi, nella visuale dei telescopi terrestri è comparso un oggetto non meglio identificato, probabilmente un asteroide interstellare in visita al sistema solare, denominato Oumuamua, “Messaggero che è arrivato prima da molto lontano” in lingua hawaiana.

La sua forma allungata e la sua composizione superficiale, non solo rocciosa, hanno fatto però sospettare ad alcuni – e soprattutto ad Avi Loeb – che si trattasse di un oggetto costruito da una tecnologia aliena, provvisto anche di “vela solare”, cioè di una protezione dal calore del sole simile a quella usata per le sonde nello spazio.

“Non siamo soli nell’Universo”

Avi Loeb ExtraterrestrialSecondo l’astrofisico israeliano è qualcosa in più di uno slogan e Oumuamua ne sarebbe la prova. Tanto è vero che Loeb ha pubblicato un libro proprio su questo, Extraterrestrial: The First Sign of Intelligent Life Beyond Earth.

La velocità di Oumuamua, 87,3 chilometri al secondo, e quindi il tempo scarso nel quale è stato visibile, hanno impedito di approfondire la sua natura e di chiarire la controversia tra scienziati.

Ora, dopo aver superato l’orbita di Saturno, si troverebbe fuori dall’orbita di Nettuno, verso la costellazione del Pegaso. Se un oggetto simile non comparirà alla nostra vista prossimamente, il mistero sulla vera natura di Oumuamua non potrà essere svelato. O forse no.

La risposta si potrà avere (forse) nel 2054

Una società no-profit inglese, Initiative for Interstellar studies, sta mettendo a punto una audace missione spaziale che in 26 anni, sfruttando la forza gravitazionale di Giove per l’accelerazione invece di quella troppo calda del Sole, dovrebbe permettere di ottenere un’immagine ravvicinata di Oumuamua, fugando così tutti i dubbi.

Bisognerà avere pazienza, però, perché prima occorrerà la validazione della comunità scientifica e comunque il veicolo della missione non sarebbe pronto a partire che nel 2028.

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