Un presidio per Israele e la libertà di ricerca
Dopo il voto del senato accademico dell’Università di Torino, oggi la risposta di chi si oppone al Bds contro israele
Francesco Tesio, cosa accadrà oggi pomeriggio all’università statale di Torino?
Insieme a tante altre associazioni culturali e ad altre forze politiche ci troveremo davanti al rettorato dell’Università per protestare contro la decisione del Senato accademico che in modo pilatesco si è arreso a un gruppo di studenti per sostenere di fatto il boicottaggio dell’università israeliane.
Perché avete sentito il bisogno di promuovere questa iniziativa?
Innanzitutto ricordo che l’università di Torino è una delle più antiche istituzioni universitarie italiane. Riteniamo quindi molto grave la decisione adottata dal Senato accademico, in quanto se si vuole davvero realizzare la pace è controproducente e autolesionista bloccare la collaborazione fra università, che, voglio ricordare, fin dal medioevo sono istituzioni in cui si promuove il confronto e la comprensione reciproca.
L’intero Senato accademico ha approvato la decisione di non partecipare ai bandi del MAECI per promuovere progetti scientifici insieme università israeliane?
Per fortuna no. Alcuni docenti, come la professoressa Susanna Terracini, nonché la professoressa Cristina Prandi vicerettrice alla Ricerca delle Scienze Naturali e Agrarie e il professor Alessandro Vercelli, vicerettore alla Ricerca Biomedica, si sono detti contrari alla pronuncia del Senato Accademico. Vi sono poi docenti come il Prof. Brunello Mantelli e il Prof. Ugo Volli che hanno che si sono fatti portavoce di critiche anche più dure da parte dei loro colleghi.
Cosa chiedete attraverso il vostro presidio?
Vorremmo, come i hanno fatto i docenti ricordati, riuscire favorire un ripensamento sula decisione del Senato accademico. Riteniamo infatti che in questo momento occorra confermare la collaborazione fra università e semmai ampliarla. Per questo ci auguriamo che altre istituzioni, come ad esempio il Politecnico di Torino, che da anni lavora con altri enti di ricerca israeliani, possano allargare lo spettro delle iniziative comuni. In generale, giudico con preoccupazione la decisione del Senato accademico in quanto rischia di portare a conseguenze più gravi la situazione di profondo conflitto che si sta vivendo.
Qual è il clima che si percepisce a Torino?
Voglio ricordare che Torino vede la presenza di un’importante e antica comunità ebraica italiana. A mio giudizio la percezione di una parte importante della città che questa decisione del Senato accademico mostri come alcune istituzioni stiano perdendo la bussola, per così dire. Più in generale, infatti, ritengo che negli atenei occorrerebbe promuovere una seria pedagogia civile, ad esempio sulla genesi dello Stato ebraico, la sua storia, i rapporti con le popolazioni palestinesi che, voglio ricordare, non sono solo di fede musulmana, ma anche cristiana. In generale, invece, c’è molta ignoranza, e dunque occorre contrastare la vulgata che prende sempre più piede, e che fa il gioco di Hamas, come ad esempio quella secondo cui sarebbe in corso un genocidio a Gaza. Occorre in altre parole spiegare alla popolazione studentesca le nozioni fondamentali della storia di quell’area, perché soprattutto dagli studenti occorre attendersi un maggiore discernimento, anziché l’appiattimento al mainstream generale. La Professoressa Chiara Saraceno, oggetto di contestazione da parte di studentesse che hanno voluto legare il tema del “me too” (molestie in università) alla questione palestinese, ha recentemente ricordato che vi è una «semplificazione estrema delle questioni in gioco, nel caso dei movimenti, una mancanza di memoria, un modo di pensare in bianco e nero per categorie astratte in cui si perdono non solo le distinzioni e la complessità, ma anche le persone, le loro storie, i loro corpi, spariscono le donne (e i bambini e le persone anziane) israeliane rapite il 7 ottobre e spesso stuprate dai seguaci di Hamas».
È possibile descrivere la composizione dei movimenti che hanno sostenuto la decisione poi adottata dal Senato accademico di Torino?
Anche se non conosco i dettagli, mi pare di capire che si tratti di movimenti spontanei nati tra le frange della sinistra più radicale e che in realtà si rifanno a pregiudizi presenti fin dal 1967. Sono movimenti spontanei, ma forse non del tutto. Sarebbe ad esempio interessante fare chiarezza non solo nei rapporti interni a queste organizzazioni, ma anche sui legami con altre organizzazioni esterne, tutte radicalmente ostili a Israele. In generale, noto che molti dei partecipanti a tali gruppi preferiscono adagiarsi su una sorta di comodità intellettuale e aderire a tesi preconcette, il che però produce risultati inquietanti. Circa la possibilità che i movimenti studenteschi più radicali siano infiltrati da parte di forze esterne, non possiamo certo dimostrare il timore che pure si prova, e cioè che tali infiltrazioni possano esserci.
Chi aderisce all’iniziativa di oggi pomeriggio?
Oltre ad Azione saranno presenti anche +Europa, Italia viva, Forza Italia.
Il Partito democratico aderisce all’iniziativa?
Benché contattato, al momento non ha fatto pervenire la sua adesione. In generale, registro con rammarico il fatto che non ci sia stata una unanime adesione di tutte le forze politiche, il che certamente avrebbe facilitato l’accoglimento della nostra richiesta al Senato accademico di rivedere la propria decisione.
Chi altro sarà presente?
Oltre alla comunità ebraica di Torino, contiamo anche sull’appoggio di una serie di associazioni, come Sinistra per Israele, nonché di importanti associazioni culturali della città, come il centro Mario Pannunzio e l’istituto Gaetano Salvemini. Inoltre ha aderito anche LIBDEM- Liberali Democratici Europei.
Quante adesioni vi aspettate al presidio?
Spero e confido che oggi saremo piacevolmente sorpresi dal vedere il numero dei partecipanti.
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