Stasera sapremo: Wembley, gli Italiani in UK e una beffarda predilezione
Stasera l’Italia sfida l’Inghilterra per la finale degli Europei di calcio. Come vive la vigilia la comunità ebraica italiana a Londra?
In occasione degli ultimi mondiali di calcio in Russia, nel 2018, ricordo che una mattina, andando a prendere mio figlio Eitan a scuola – all’epoca aveva 5 anni – rimasi sorpreso nel sentirlo che cantava il refrain che si sentiva in ogni angolo di Londra: “football is coming home”
“Il calcio torna a casa” era una musica cantata come un mantra: nelle scuole, nei pub, per le strade; si sentiva dapertutto.
Per me Italiano era una novità. Trovai la cosa simpatica e divertente e ricordo quanto entusiasmo aleggiava tra i bambini. “Siamo i piu’ forti e vinceremo”, questo era ciò che si percepiva ovunque fin dalle prime fasi del torneo. Bandierine e striscioni sventolavano dai balconi, erano esposti in ogni pub, dove le serate erano rumorose, animate da bicchieroni di birra alti 40 centimetri.
Poi, con l’andare del torneo, l’entuiasmo continuò a salire. Con l’Italia fuori dalla competizione, questa ostentazione – quasi vicina all’arroganza – che aumentava di partita in partita iniziò disturbarmi.
Il fatto è che gli inglesi, si sa, sono esperti nell’auto celebrarsi, e nel rivendicare ciò che hanno inventato loro, sempre pronti a mettersi in mostra come i primi della classe.
Allora spiegai a mio figlio con un innegabile punta di orgoglio nazionalistico che in effetti il calcio per come si gioca oggi è stato inventato in UK nel 1863 (in effetti il 24 ottobre 1857 venne fondata la prima società di calcio moderna, lo Sheffield), ma che vi erano forme di calcio precedenti all’invenzione degli inglesi.
C’era il calcio fiorentino, già praticato nel XVIII secolo; o anche in Cina nel XI secolo a.C. era praticato il “Tsuchu”, che tradotto significa “palla di cuoio calciata dal piede”
Poi gli spiegai che comunque anche l’italia aveva una grande tradizione in questo sport, forse superiore a quella inglese.
Quanto all’entusiasmo inglese, be’ quello si spense in semifinale quando l’Inghilterra si fermò, eliminata dalla Croazia.
Ed ora eccoci qui, a lla finale degli Europei 2020 (posticipati al 2021 per via del Covid). Come si vive stavolta questa attesa per la finale tra Italia e Inghilterra qui a Londra?
Mi sembra di rivivere lo stesso momento di 3 anni fa: sono tutti pronti alla festa, la squadra è fortissima e di nuovo riecco quel refain, “Football is coming home”, cantata allo stadio e per strada. Tutta Londra è attraversata dalla immotivata percezione che la finale sarà poco più di una formalità.
Per gli oltre 160.000 ebrei residenti nella sola Londra provenienti da tutto il mondo e piu’ di 60 comunita’ ebraiche, i pensieri sono tanti e diversi, ma per i bambini figli di ebrei italiani il calcio rimane un appuntamneto da non perdere.
Stavolta c’è una finale da gicare,ma soprattutto c’è l’Italia, gli azzurri, l’inno di Mameli e tutto quello che rappresenta per gli italiani la nazionale.
I nostri bambini non hanno dubbi, tifano Italia: “Papà, te lo dico prima” , mi ha confessato mio figlio all’inizio del torneo, “se arrivano in finale Italia e Inghilterra, io tifo Italia!”.
Un altro con le ideee chiare è senz’altro David Baddiel, scrittore e sceneggiatore ebreo, nato a New york e trasferitosi nel Regno Unito a soli 4 mesi, autore della canzone “Three Lions” (da cui il ritornello “football is coming home”) scritta nel 1996 e ormai divenuta un vero e proprio inno, per nazionale di calcio e i tifosi inglesi.
In una vecchia intervista, Baddiel spiegava in maniera molto ironica come è nata l’idea della canzone: “Noi (gli inglesi) abbiamo vinto solo una volta una competizione di calcio: nel 1966, quando si svolse nel Regno unito, cioè vinciamo solo quando giochiamo a casa nostra e organizziamo noi”.
Infatti 1966 vinse l’Inghilterra con il famoso gol “fantasma” visto solo dall’arbitro, passato per questo alla storia
Caro David Baddiel, speriamo che la tua previsione non si avveri.
Io, Eitan e tutti gli italiani speriamo che il calcio torni a casa veramente stavolta: ma non a casa tua, a casa nostra!
Leggi anche le previsoni fatte a Riflessi all’inizio del torneo