Piazza Roma

Quartiere ebraico o ghetto?

Pochi giorni fa una lettera aperta ha messo in discussione l’appellativo di “Ghetto” utilizzata per indicare il cuore dell’ebraismo romano, proponendo l’espressione “quartiere ebraico”. Eppure, c’è chi non è d’accordo con questa lettura

il Tempio maggiore appena inaugurato

Ormai da parecchi anni assistiamo all’insorgere di nuove terminologie allo scopo di perseguire il fine del “politicamente corretto”.

la lettera pubblicata su “Il Corriere della sera”

Questa moda ha evidentemente colpito anche il popolo del libro e della memoria in quanto un gruppo di 13 persone definite (erroneamente, almeno per gran parte di loro) “residenti” del Ghetto di Roma ha scritto una lettera al Corriere della Sera pubblicata in prima pagina nella Cronaca di Roma chiedendo che non si parli più di “Ghetto” ma di “Quartiere Ebraico” perché si sentirebbero offesi dall’uso di detta parola.

La lettera è stata pubblicata appena una settimana dopo la lettura del brano della Torà che ci comanda di ricordare quello che ci ha fatto Amalek e di non dimenticare.

La parola “Ghetto” nasce con noi, o meglio, con chi ci ha rinchiusi coattivamente in appositi quartieri “serraglio” ed ha una innegabile importanza storica. Nel tempo ha assunto significati più estesi e si usa anche per definire zone degradate e malfamate. Ciò non cancella e non può cancellare la storia della parola. Ciò non cancella e non può cancellare il fatto che il “Quartiere Ebraico” di Roma era un Ghetto. Ciò non cancella e non può cancellare il fatto che a sentirsi offesi che il quartiere venga chiamato così dovrebbero essere i discendenti di chi ha istituito il Ghetto e non i discendenti di quelli ivi coattivamente rinchiusi.

Bisogna essere orgogliosi di abitare in Ghetto da persona libera per propria scelta, si vergognino gli altri.

2 risposte

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