Cerca
Close this search box.

Non c’è dialogo con chi vuole cancellarci

Angelica Edna Calò Livne spiega il sentimento che prova un intero popolo, al quinto giorno di guerra

Alle prime luci dell’alba ho sentito gli sguardi, ho capito che il cingolato era esploso, dovevo cercare mio fratello vivo o morto. Intorno c’era fumo e infuriava la battaglia, non sapevo cosa fare. Tornai dal Golan verso il mio Kibbuz- Nir Oz, arrivai distrutto, impolverato, ferito nell’anima, Adina, mia moglie mi abbracciò e capii subito… Sasson non c’era più. Come lo avremmo raccontato a mia madre?”

10 giorni fa, la sera di Kippur, dopo 50 anni, Said, ebreo di origine irakena, racconta la tragedia di suo fratello, ucciso nella guerra del 1973.

Adina Moshe, rapita dai terroristi di Hamas

Qualche giorno dopo, a Simchat Torà 2023, alle sei del mattino, una banda di terroristi Hamas mascherati e armati fino ai denti, entrano in casa sua, al Kibbuz Nir Oz, lo massacrano di proiettili e portano via Adina a Gaza, su una motocicletta, e trascinano via centinaia di altri chaverim, bambini, neonati strappati alle culle del kibbuz in pieno sonno.

Yariv, membro del mio kibbuz Sasa, figlio di Sasson e nipote di Said, è un ragazzo introverso, aveva 2 anni e mezzo quando suo padre morì sulle alture del Golan.

“Ti prego, racconta questa storia, mostra la foto di zia Adina, forse la ritroveranno, soffre di cuore, deve prendere le sue medicine!” In questi giorni funesti sentiamo decine e centinaia di storie strazianti, vediamo immagini raccapriccianti immortalate nelle reti arabe: bambini e ragazzine torturate e mostrate come veri e propri trofei, davanti a una massa di barbari che ride sguaiata. Una cara amica di Madrid mi ha scritto : “Ciò che sta accadendo è una sconfitta per il mondo intero. Come esseri umani stiamo facendo tanti passi indietro…”

L’immagine satellitare mostra il fumo dell’attacco terrorista di Hamas del 7 ottobre 2023

Ecco, questo è ciò che sento: una massa terroristi barbari e indemoniati ci hanno catapultato migliaia di anni addietro quando si immolavano gli esseri umani in nome di un dio pagano.

Tamar e John Kedem, con le loro figlie Sahar e Arbel (6 anni) e il figlio Omer (4 anni). Massacrati da Hamas nel kibbutz Nir Oz

Eh ma questo è quello che succede a chi cresce in un campo profughi”, mi dicono. E chi li ha chiusi nei campi profughi? E chi ha deciso di usare i miliardi di euro e dollari di fondi ricevuti per addestrare alla guerra invece di trasformare Gaza in una delle più fiorenti cittadine del Mediterraneo con tanto di spiaggia, hotel principeschi e perfino un Casinò? Mentre noi godevamo di una sospirata calma e ci cimentavamo in nuovi studi e nuove ricerche loro si allenavano a torturare, a saccheggiare, a decapitare e a violentare sotto la guida del grande mentore: l’Iran.

 

Si, siamo traumatizzati, massacrati, attoniti, colmi di rabbia ma nel corso della storia abbiamo sviluppato un nuovo gene, quello della resilienza. Stiamo già arrampicandoci faticosamente su per la salita ma insieme ci risolleveremo dalle macerie e dai cuori dilaniati. E il colpo inferito a chi ci ha colpiti sarà duro. Siamo buoni, abbiamo dei valori ma per noi il valore piu’ alto è la vita.

Non c’è dialogo con chi vuole cancellarci dalla faccia della terra.

4 risposte

  1. Il male va estirpato anche se purtroppo il prezzo sarà molto alto: la speranza assurda è che restituiscano gli ostaggi e si arrendano liberando Gaza e i civili dalla rovina .

  2. I napoletani a mani nude in pochi giorni hanno cacciato gli agguerriti nazisti dalla città: che i palestinesi di Gaza si ribellino ai terroristi di Hamas, si alzino e caccino i terroristi dalla loro città e si conquistino il diritto di scegliere la pace con Israele: ce la possono fare!!!!!

  3. Per errore ??????
    Non è possibile che gli israeliani abbiano bombardato un ospedale e una Ong diGaza finanziata dagli americani….a meno che non fosse il rifugio dei capi terroristi di Hamas……

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Condividi:

L'ultimo numero di Riflessi

In primo piano

Iscriviti alla newsletter

Riflessi Menorah