Menorah per i giovani

Joel Terracina descrive in 4 punti le sue idee per rafforzare la partecipazione alla vita comunitaria della fascia 18-30 anni, nonché per aiutarli nel mondo del lavoro  

Sentiamo spesso parlare dei giovani in maniera astratta ma alla fine non viene fatto essenzialmente nulla per loro.

Il tema concernente le nuove generazioni è tornato ultimamente alla ribalta a seguito dello scoppio della pandemia che ha determinato una forte emorragia di forze fresche dal mercato del lavoro; tutto ciò si è tradotto in un drastico aumento della povertà e delle diseguaglianze. Ragazzi e ragazze dopo numerosi anni di studio, sono spesso obbligati a svolgere delle mansioni inferiori che non tengono conto né del loro percorso formativo né tantomeno delle loro aspirazioni o esperienze di stage.

Per quanto concerne lo strumento dello stage, che avrebbe dovuto favorire un determinato inserimento nel mercato del lavoro, la maggior parte delle volte si è tradotto in sfruttamento e nessun tipo di apprendimento concreto.

Come giovane appartenente alla lista Menorah, penso si debbano utilizzare maggiormente i cosiddetti strumenti delle politiche attive del mondo del lavoro; per questo, ecco il programma che Menorah si impegnerà a realizzare:

  1. Aumentare le opportunità di lavoro.

Mi batterò per potenziare lo strumento dei tirocini del programma “Chance 2 work” e per creare e arricchire un database con le offerte di lavoro tra le varie comunità in modo da garantire essenzialmente una mobilità tra giovani all’interno delle diverse comunità ebraiche italiane.

  1. Accedere a i fondi comunitari.

Si deve utilizzare la leva dei fondi comunitari europei in modo da insistere sul processo di riqualificazione continua. La laurea è solamente il punto di partenza, bisogna focalizzare l’attenzione sulla formazione permanente.

  1. Rafforzare i movimenti giovanili

Un altro tema che merita di essere esaminato e quello della dispersione giovanile che a mio avviso si inserisce in un discorso più complesso che è quello della crisi dei movimenti giovanili che avrebbero dovuto svolgere da cinghia di trasmissione in modo da formare la futura classe dirigente comunitaria. Sono dell’idea si debba ripensare il concetto di aggregazione, facendosi aiutare da un bravo psicologo sociale; infine andrebbe cambiato il format e la location degli eventi spingendo le persone a dialogare e a conoscersi ulteriormente.

4. Conoscere e “cercare” i nostri giovani

Infine, urge mettere mano all’anagrafe della fascia d’età 18+. Molti ragazzi vivono infatti in maniera lontana dalle comunità e andrebbero raggiunti con ogni mezzo: e-mail, chat, cellulare in modo da pubblicizzare ulteriormente l’evento.

 

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