L’odio per gli ebrei: antisemitismo, antigiudaismo, antisionismo
Marco Cassuto Morselli interviene sul tema su cui sono già intervenuti Vito Mancuso, rav Gianfranco Di Segni e Giulio Mariotti
Il termine antisemitismo compare per la prima volta nel testo La strada verso la vittoria del Germanismo sul Giudaismo, pubblicato a Berlino nel 1879 dal nazionalista tedesco Wilhelm Marr, che coniò il termine come eufemismo di Judenhass («odio per gli ebrei»). Nonostante l’etimologia, esso non si riferisce all’odio nei confronti dei “popoli semiti” (cioè quelli che parlano lingue appartenenti al gruppo semitico, quali l’ebraico, l’arabo, l’aramaico e l’amarico), ma unicamente all’odio e alla discriminazione nei confronti degli ebrei. Esistono diverse forme di antisemitismo, e la sua declinazione in termini razzisti ne rappresenta solo una – per quanto micidiale.
Benché molto diffuso, il termine antisemitismo comporta rischi di fraintendimento e per questo sembra preferibile distinguere un antigiudaismo di matrice religiosa, un antiebraismo di tipo economico-sociale, un altro ancora di natura politica. Tali fenomeni sono differenti, anche se spesso interconnessi tra loro.
Se si considera il termine antisemitismo solo nella sua variante razzista, ne deriva che qualcuno che non sia razzista non può essere un antisemita. Ma ragionando in questo modo non si riesce a venire a capo del problema. Per secoli la Cristianità ha considerato gli ebrei responsabili del terribile crimine del deicidio: a ben vedere non si trattava di un’accusa razzista, ma questo non ha reso l’accusa meno dannosa e gravida di conseguenze. Accusare gli ebrei di controllare la finanza internazionale e il mondo dell’informazione: anche in questo caso la razza non c’entra, ma l’odio per gli ebrei sì.
E cosa dire dell’antisionismo? È una forma di antisemitismo oppure no? Per affrontare questa questione dobbiamo prima chiederci che cosa sia il sionismo. Il sionismo è il movimento per l’autodeterminazione politica del popolo ebraico, che ha portato nel 1948 alla nascita dello Stato d’Israele. Criticare il governo israeliano per una sua decisione vuol dire essere antisionisti? Evidentemente no. Non riconoscere al popolo ebraico il diritto alla propria vita nazionale invece sì.
Prima della nascita dello Stato d’Israele c’erano degli ebrei sionisti e degli ebrei antisionisti, erano opzioni lecite. Essere antisionisti oggi significa volere la distruzione di uno Stato riconosciuto internazionalmente, non perfetto, ma democratico, che ha 10.000.000 di cittadini. Un obiettivo non legittimo.
Dave Rich, direttore del “Pears Institute for the Study of Antisemitism” alla Birkbeck University di Londra e autore di The Left’s Jewish Problem: «Un conto era mettere in discussione il Sionismo prima del 1948, prima che nascesse lo Stato di Israele, un conto è farlo quando questo stato esiste da settant’anni e ha 9 milioni di abitanti [quando Rich scrisse queste righe]. Affermare, oggi, da posizioni di sinistra, che forse non dovrebbe esserci uno Stato Ebraico mi sembra antistorico o peggio. Per l’Olocausto non doveva più esistere il popolo ebraico. Per gli antisionisti odierni non dovrebbe più esistere lo Stato del popolo ebraico. Due concetti pericolosamente vicini».
La Cristianità è stata perlopiù contraria al sionismo e alla nascita dello Stato d’Israele, inizialmente con motivazioni religiose legate al non riconoscimento della messianicità di Gesù. Solo nel 1994 sono iniziate relazioni diplomatiche tra Israele e la Santa Sede. Ma sentimenti anti-israeliani sono ancora largamente diffusi.
Va tenuto presente che, per evidenti motivi, non esiste una Chiesa d’Israele. Ne consegue che vi è una presenza ecclesiale – nella sola Gerusalemme sono presenti 13 Patriarchi delle diverse confessioni cristiane – che esprime le posizioni di una delle due parti in conflitto, mentre l’altra non è rappresentata. Il quadro si complicherebbe ulteriormente se si affrontasse la questione dell’Islam.
È comprensibile che, considerata la sua complessità, nei vari tentativi di risolvere il conflitto israelo-palestinese si sia finora preferito non affrontare la dimensione religiosa, tuttavia è probabilmente proprio per questo motivo che i vari tentativi hanno finora raggiunto i propri obiettivi solo parzialmente.
Marco Cassuto Morselli, presidente dell’Amicizia Ebraico Cristiana di Roma, è stato uno dei candidati della lista Ha Bait alle ultime elezioni CER.
Per approfondire:
Una risposta
Oggi l ipogenetica ci dice che i bambini fino all età di 7 anni sono delle spugne. Essi immagazzinato tutto quello che vedono, sentono ,viene loro insegnato, senza nessuna critica e molte di quelle cose immagazzinate diventeranno delle credenze ((credo fermamente…pensi….) e queste per cambiarle devi essere consapevole in un dato momento della tua vita che sono credenze di altri che ti sono state inculcate e volerle cambiare due cose non facile.