Lavoriamo per conservare e diffondere la cultura ebraica
Nella Giornata europea della cultura ebraica, Giorgio Segre ci parla della sua attività alla Fondazione
Giorgio Segre è normativista e pubblicista, agli ordini dello Stato (Ministero dell’Istruzione e Presidenza del Consiglio dei Ministri) e al servizio delle Istituzioni dell’ebraismo italiano (dalla FGEI, per molti anni direttore e redattore di Ha-Tikwà, all’UCEI alla CER e ora Consigliere e Membro di Giunta della Fondazione per i Beni culturali ebraici in Italia e Referente UCEI per il Centro Bibliografico “Tullia Zevi”). Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio le iniziative della Fondazione per la Giornata Europea della Cultura Ebraica.
La Fondazione BBCC ebraici è stata recentemente presentata su Riflessi nelle sue linee di intervento dal suo Presidente Dario Disegni. Ci piacerebbe ora che tu ci raccontassi più approfonditamente dell’ultima nata fra le vostre realizzazioni: il video recentemente postato sulla pagina social della Fondazione e sul sito della stessa.
La Fondazione per i beni culturali ebraici in Italia, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica (GECE), da alcuni anni ha inteso dare il suo contributo all’avvenimento attraverso una serie di video. Quest’anno la Giornata ha come tema il “Rinnovamento”. Ho proposto al gruppo di lavoro da me coordinato, che ha accettato dando preziosi contributi, di sviluppare il video sulla base di una lettura sincronica del tema coniugandolo con la festività di Rosh ha-shanà (Capo d’anno). La radice di shanà ha un significato duplice, solo apparentemente incoerente; fa riferimento, infatti, tanto al concetto di “ripetere” quanto a quello di “cambiare”.
Il video propone un dialogo a distanza tra contenuto e forma. Un contenuto che si fa forma espresso attraverso un’originale lettura di Rosh ha-shanà che Rav Gianfranco Di Segni ci offre commentando il suo significato quale festività che ricorda il “Rinnovamento” costituito dalla creazione del mondo, presentandoci un testo scientifico-didattico ebraico del Seicento e la storia del suo autore (Ma’aseh Tuviah di Rav Tuviah ben Moshe Kats di Cracovia).
Una forma che si fa contenuto attraverso il commento della Dott.ssa Andreina Draghi di una serie di arredi sacri connessi a questa festività che sono stati catalogati nell’ambito di uno dei progetti della Fondazione, tuttora in corso, di catalogazione dei beni culturali ebraici in Italia.Forma e contenuto, rinnovamento e tradizione sono per l’Ebraismo in continuo dialogo tra loro. La tradizione religiosa ebraica sottolinea che la ritualità, che si esprime anche attraverso gli arredi e soprattutto la ricchezza dei libri, implica la ripetizione delle sue manifestazioni religiose e delle sue feste. Tradizione che, per non trasformarsi in retorica vuota e statica, deve contenere in sé la capacità di innovare e rinnovarsi. Un messaggio che la Fondazione e il Centro Bibliografico “Tullia Zevi” dedicano alle nostre radici, perché solo nella loro salvaguardia, nella trasmissione di questa memoria, in particolare ai giovani, si può costruire il futuro su serie e solide basi. Su questi principi e attività la Fondazione ispira la sua azione quotidiana a tutela dei beni culturali ebraici italiani.
Un progetto del genere non nasce dall’oggi al domani: su cosa si basa e dove vuole arrivare?
Questo video non è un momento episodico legato alla Giornata Europea: vi è dietro un progetto del CdA della Fondazione che mira sempre di più a coinvolgere i giovani ebrei e non solo. S’intende sottolineare che la tutela dei beni culturali ebraici e la loro conoscenza costituisce il fare cultura. Quindi una comunicazione, pacata ma si spera non noiosa, diventa occasione per fare formazione. Questo progetto è portato avanti attraverso le molteplici attività che trovano un momento fondamentale attraverso la loro esplicitazione sui media istituzionali, sui social e sulla realizzazione di convegni e pubblicazioni. Il coinvolgimento dei giovani attraverso borse di studio e collaborazioni è un altro elemento fondamentale di questa strategia. Siamo difronte a un lavoro di gruppo: una buona orchestra che suona in armonia. Questo è il terzo video da quando si è insediato l’attuale CdA. Abbiamo iniziato nel 2020 a ricordare le iniziative della Fondazione in occasione della GECE. Il gruppo di lavoro dei Social nel 2020 ha prodotto un video basato sui principali interventi che la Fondazione ha fatto, collaborando con grandi, medie e piccole Comunità e con Istituzioni statali e degli enti locali a tutela dei beni culturali ebraici, attraverso mostre, recuperi di cimiteri, Sinagoghe ecc. Nel 2021 il video si è incentrato sul patrimonio musicale ebraico italiano e sulla necessità della sua conservazione e implementazione della sua conoscenza
Da cosa nacque la tua idea, a che esigenze risponde?
L’idea del video è certamente mia ma come dice Gaber “un’idea fin che resta un’idea è soltanto un’astrazione se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione”. Pertanto poco conta alla fine di chi sia l’idea. Quello che conta è la sua realizzazione. Il lavoro del gruppo social di volta in volta integrato dalle figure che vengono proposte per realizzare il progetto stesso. E’ il lavoro, le proposte, il dialogo ricco e positivo, talvolta dinamico di Annie, Baruch, Diletta, Gabriele, a cui si aggiungono a seconda della tematica Gianfranco, Andreina, Renzo, i due Andrea, Anna, Alberto e Dario, è la collaborazione dei ricercatori e degli studiosi ed esperti delle varie tematiche nonché dei tecnici dei social quindi come ho già detto è un lavoro corale che sta dando frutti positivi.
Per quel che riguarda l’esigenza sinteticamente ti dico che essa consiste nel fare cultura, cultura ebraica attraverso la promozione delle attività e dei progetti della Fondazione e si inserisce anche nel filone di fare formazione sulla storia dell’ebraismo italiano declinata attraverso i lasciti culturali materiali e immateriali che segnano tutta la nostra penisola.
Il video rimarrà nella rete per sempre e sarà visibile in tutto il mondo. Ritieni che manterrà il suo valore? Ne è prevista una versione in inglese e/o in ebraico?
Viviamo in una società fluida. Il valore del video nei tempi lunghi, ma anche corti, credo che sia dato dal suo contenuto, dalla prospettiva nel quale viene sviluppata la tematica e dalla qualità di coloro che hanno il merito di proporla. Il pacato ma originale e competente argomentare di Rav Gianfranco Di Segni (componente, di nomina UCEI, del Comitato Scientifico del Centro Bibliografico “Tullia Zevi” previsto dalla Convenzione tra UCEI e la Fondazione) e della Dott.ssa Andreina Draghi (Consigliera del CdA della Fondazione e responsabile del progetto di catalogazione del patrimonio dei beni culturali ebraici italiani attivato in sinergia con il Ministero della Cultura) mi dà la cifra del valore di questo video che speriamo di produrre anche con sottotitoli in inglese per un pubblico internazionale.
Ci sono altri progetti della Fondazione che ritieni particolarmente significativi?
Un altro profilo programmatico a cui tengo molto è quello che ho indicato al CdA come il “progetto dei convegni on line” e dallo stesso è stato approvato. La pandemia ha costretto tutti noi a rivedere le politiche comunicazionali e culturali. Pertanto ho proposto e insieme agli amici della Fondazione abbiamo realizzato nel 2021 due convegni sulle attività svolte o in svolgimento e uno nel primo semestre del 2022. La politica della programmazione delle attività di tutela, promozione e formazione concernenti il patrimonio storico, artistico e culturale ebraico come da statuto della Fondazione trova un suo sviluppo strategico nel “promuovere e incoraggiare giornate di studio… di formazione e convegni…”.
In tale prospettiva i Convegni svoltisi on line nel 2021 (presentazione a) della ricerca di Lucrezia Signorello, legata alla Borsa di Studio della Fondazione, in collaborazione con la CER, “Sub anulo piscatoris. Un registro e una comunità nella Roma dei papi” – libro pubblicato dalla Fondazione nel 2020; b) del progetto di recupero del Cimitero ebraico di Gorizia in collaborazione coi Comuni di Gorizia e di Nova Gorica) insieme a quello svoltosi nel marzo 2022 (“Il Recupero dell’identità dell’ebraismo italiano- Il progetto di catalogazione dei beni culturali ebraici dal passato al futuro”), si sono dimostrati momenti apprezzati e seguiti in maniera significativa da un vasto pubblico ebraico e non, e hanno permesso di far conoscere e approfondire progetti e attività della Fondazione che diversamente non avrebbero avuto il dovuto risalto. Allo stesso tempo, si sono dimostrati utili strumenti per fare formazione sui beni culturali ebraici.
Siete diventati recentemente “gestori” Centro Bibliografico: che progetti sono in essere o in procinto di essere messi in piedi per promuovere la conoscenza delle piccole Comunità?
La Fondazione è stata incaricata dall’UCEI di gestire il Centro Bibliografico “Tullia Zevi” questo affascinante e impegnativo compito vede il Comitato Tecnico Scientifico, il Referente del Centro per la Fondazione il Responsabile del Centro e tutto lo Staff impegnati a definire il ruolo che il Centro stesso deve svolgere per la tutela dei beni librari, archivistici e musicali dell’ebraismo italiano. Certamente un ruolo fondamentale del Nuovo Centro Bibliografico sarà costituito dalla sua capacità di sviluppare una serie di iniziative formative connesse alla promozione del suo patrimonio bibliotecario e archivistico attraverso attività culturali e a ricerche. A tal fine ho proposto a Rav Gianfranco Di Segni, componente del C.T.S. del Centro Bibliografico, che ha accettato di organizzare insieme una serie di riflessioni e commenti, tenute da Studiosi e Rabbini su alcuni testi particolarmente interessanti presenti nel Centro Bibliografico. Siamo solo all’inizio di un grande lavoro in tale contesto il ruolo delle Comunità ebraiche italiane è fondamentale; il Centro è al servizio di queste realtà strategiche. Penso che sia fondamentale fare mettere le Comunità in rete fra di loro e a loro volta con il Centro Bibliografico. Spero che quanto prima si possa aprire anche grazie all’UCEI un tavolo di confronto perché ancora di più il Centro si metta al servizio delle comunità ebraiche al fine anche di promuovere la loro conoscenza oltre che a livello nazionale anche internazionale attraverso la messa in rete anche del patrimonio archivistico e librario che dall’antichità all’età moderna disegna una Paese qual è l’Italia costellato dalle tracce di questa fondamentale presenza culturale. Le sinergie con tutte le istituzioni ebraiche, con quelle statali e degli enti locali sono per la Fondazione fondamentali e ineludibili. La Fondazione vuole dialogare con tutti su progetti concreti convinta che l’ebraismo italiano si trovi in un momento storico non semplice.
Un’ultima considerazione …
Certamente non si vive di solo cultura ma senza un po’ di cultura corriamo molti pericoli e specialmente noi ebrei dobbiamo evitare che questa mancanza di cultura sia foriera di tristi avvenimenti.