La protesta degli urtisti, di Emanuele Pace
Da tempo il Comune di Roma ha adottato una politica di forte limitazione per i venditori di oggetti ricordo, gli Urtisti, con l’esclusione totale dai luoghi di maggiore attrazione turistica, come il Colosseo o Fontana di Trevi e molte famiglie della Comunità sono state messe in grave difficoltà. La Comunità, in particolare il Rabbino Capo e la Presidente, hanno cercato di difendere le ragioni degli urtisti, senza ottenere risultati concreti. Lo scorso 16 ottobre, durante le cerimonie per la commemorazione delle deportazioni in presenza del Sindaco di Roma, sia sul Lungotevere davanti al Tempio Maggiore che in piazza 16 ottobre, ci sono state violente contestazioni alla dirigenza comunitaria, accusata di non aver fatto nulla per risolvere il problema degli urtisti, con grida, accuse infamanti, insulti personali. Neanche l’intervento di Sami Modiano, uno degli ultimi testimoni viventi della Shoah, è riuscito a placare gli animi. I manifestanti hanno paragonato la loro condizione alla Shoah e accusato il Sindaco di avere una politica antisemita.
La Presidente ha convocato, il 20 ottobre, una riunione straordinaria del Consiglio con una forte lettera di denuncia degli insulti, del clima intimidatorio, dell’inaccettabile paragone tra la Shoah ed una rivendicazione economica, delle infondate accuse di antisemitismo. Nella lettera ha rivendicato quanto la Comunità ha sempre fatto per gli urtisti e ha chiesto che ci si esprimesse chiaramente su quanto accaduto. La discussione in Consiglio è stata molto accesa. Molti interventi hanno fortemente riprovato gli accostamenti tra una rivendicazione di categoria e la Shoah e hanno ribadito l’importanza che i rappresentanti delle istituzioni siano presenti alle nostre manifestazioni. Il gruppo Ebrei per Roma ha espresso la sua vicinanza agli urtisti, sostenendo la inopportunità di invitare la Sindaca Raggi, per la dura politica nei confronti di una categoria storica.
Quando il Consiglio si stava per chiudere con l’invito della presidente ad una pausa di riflessione, il gruppo Menorah è intervenuto con decisione chiedendo che ci si pronunciasse subito, senza ambiguità, contro gli insulti, le offese alla nostra storia e ai rappresentanti istituzionali. Su proposta del coordinatore David Barda, il Consiglio ha dato incarico a Massimo Finzi del gruppo per Israele a Emanuele Pace del gruppo Menorah di redigere un testo di risoluzione da sottoporre alla approvazione dei consiglieri per e-mail. Nei giorni successivi il documento preparato da Pace e Finzi è stato integrato da suggerimenti di vari consiglieri e di Rav Di Segni. La risoluzione condanna le intimidazione, le offese e l’uso strumentale della Shoah per una rivendicazione sindacale, un vero insulto alla memoria degli ebrei deportati. Ribadisce la necessità di dialogo con le istituzioni e il rispetto per i loro rappresentanti. Esprime solidarietà alla Presidente della Comunità, a Rav Di Segni, alle personalità presenti e soprattutto a Sami Modiano.
La Comunità si è sempre spesa per aiutare urtisti e ambulanti e qualsiasi altra categoria in difficoltà, ma richiede le scuse formali da parte dei manifestanti. Questo documento è stato approvato da tutti i gruppi, eccetto che da Ebrei per Roma. La Comunità ha pubblicato con qualche giorno di ritardo nella sua Newsletter la lettera della Presidente, la delibera del Consiglio e una dichiarazione di Rav Di Segni che invita a risanare la frattura nella Comunità, ad agire per alleviare la durezza delle decisioni politiche, ma ad abbandonare una visione mitica che non fa vedere la realtà di un sistema economico che cambia.