La lotta all’odio non è di parte
Francesco Verducci, senatore Pd, è il vicepresidente della “Commissione Segre”, istituita dal Senato per indagare sul fenomeno dei discorsi d’odio e d’intolleranza. A Riflessi spiega gli obiettivi della commissione
Senatore Verducci, la Commissione Segre (cioè la Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza), istituita dal Senato nell’ottobre del 2019, ha finalmente cominciato ad operare. Lei ne è stato nominato vicepresidente e relatore. Può spiegarci innanzitutto perché oltre un anno di attesa?
Come si può comprendere, la Commissione ha trovato davanti a sé un ostacolo improvviso: parlo del Covid e della pandemia che ha generato. Il Parlamento è stato per molti mesi interamente concentrato sulle misure necessarie per fronteggiare la crisi sanitaria, e quelle necessarie per l’emergenza sociale, economica, educativa che ne è derivata. Tutto questo ha impegnato quasi esclusivamente il Senato per l’intero 2020. Appena l’emergenza è finalmente scesa sotto il livello di massima allerta, il Senato ha potuto affrontare molte questioni rimaste in sospeso, tra cui la scelta dei commissari della Commissione ‘Antidiscriminazioni’. Lo scorso 15 aprile c’è stata la nostra prima riunione, che ha eletto all’unanimità Liliana Segre presidente. Da allora la Commissione è pienamente operativa: il 20 maggio ha deciso di utilizzare lo strumento dell’Indagine conoscitiva su ‘natura, cause e sviluppi recenti del fenomeno del discorso d’odio’, e il 22 giugno ha cominciato una serie di audizioni, che coinvolgeranno anche i vertici dell’Unione europea, e che dovrebbe concludersi nella prossima primavera. A quel punto, acquisiti tutti i dati utili, la Commissione potrà redarre una relazione da portare poi all’attenzione dell’aula, del dibattito pubblico, della società.
Qual è l’obiettivo della Commissione?
Il senso politico è racchiuso nella sua mozione istitutiva e riguarda il contrasto ad ogni forma di istigazione all’odio e alla discriminazione che negli ultimi anni sono aumentati in maniera preoccupante. È un tema di grande rilevanza, da anni oggetto di studio in sede scientifica, politica e giuridica. In particolare per il nesso con le piattaforme della comunicazione online. Sullo sfondo c’è la necessità di salvaguardare i caratteri fondamentali della nostra democrazia. Sono convinto infatti della necessità di trovare il giusto equilibrio tra due diritti fondamentali, quello della dignità inviolabile della persona e quello della libertà di manifestazione del pensiero, che è altra cosa però dall’istigazione all’odio. L’istigazione discriminatoria, in ogni sua manifestazione, sarà al centro della nostra indagine conoscitiva; l’obiettivo, una volta descritto il fenomeno, sarà quello di individuare le misure e gli strumenti politici, culturali, normativi per contrastare la sopraffazione cui assistiamo a danno di minoranze e persone non tutelate.
Eppure la Commissione fu varata senza il voto di alcune forze politiche: la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia si astennero. Qual è il clima che oggi si respira tra voi commissari?
È vero, la Commissione è nata senza un pieno consenso, per la scelta dei partiti di centro destra di astenersi. Il mio auspicio è che ora che la commissione ha avviato i lavori ogni forza politica collabori lealmente, senza strumentalità, e che le pressioni che pure sono presenti in Parlamento, su temi attigui a quelli che esaminerà la Commissione, non producano effetti negativi sui nostri lavori. Mi lasci dire al riguardo una cosa.
Prego.
Sono convinto che la Commissione debba lavorare in piena autonomia e serenità di giudizio, per il rispetto che si deve a chi è stato in passato, ed è oggi, oggetto di campagne di discriminazione ed odio. Venendo in particolare alla realtà quotidiana, è di tutta evidenza come i social media spesso siano strumenti che amplificano e ingigantiscono i discorsi d’odio, ledendo non solo la dignità di chi li subisce, ma minando anche le fondamenta della convivenza civile. L’istigazione all’odio non può essere mai tollerata, e il contrasto alle discriminazioni non può essere solo di una parte ma di tutti.
La Commissione ha iniziato a lavorare mentre proprio al Senato si è appena incardinato l’iter di votazione sul ddl Zan. Qual è il suo giudizio al riguardo?
Voglio sottolineare che i lavori della Commissione sono autonomi dalle iniziative legislative presenti in Parlamento, anche se, come lei ha notato, queste possono intersecarsi tra loro. Per quanto riguarda il ddl Zan, la mia personale posizione è di forte sostegno a un testo che estende le tutele a chi è oggetto di violenza e discriminazione per il proprio orientamento sessuale, per identità di genere (come già riconosciuto dalla Consulta, dal Parlamento UE, dal Consiglio d’Europa), per misoginia o disabilità. Credo sia una legge necessaria e urgente, di civiltà.
Al termine dei lavori, quali saranno le possibili conclusioni che si raggiungeranno?
La Commissione ha appena iniziato i suoi lavori, per cui è giusto che ora si concentri nell’acquisizione di tutta la documentazione necessaria così come da programma di audizioni concordato e deciso dall’ufficio di presidenza. Lo strumento dell’indagine conoscitiva è uno dei più forti politicamente a disposizione del Parlamento, in questo caso del Senato. Penso dovremo concentrarci non solo sui dati quantitativi ma anche su quelli qualitativi, per riuscire a comprendere ed esaminare fenomeni ancora sommersi e poco conosciuti. Alla fine dei lavori, la relazione potrà indicare alcuni interventi concreti. Penso che il tema sia quello di un sistema di regole più avanzato, che rafforzi al tempo stesso libertà e responsabilità. Il tema del costituzionalismo digitale ne è un esempio. Non è un caso che il Parlamento europeo stia discutendo il Digital Services Act, il nuovo Regolamento sui Servizi Digitali. Libertà e dignità vivono e si rafforzano insieme, reciprocamente. Oppure soccombono entrambi e con esse le nostre democrazie.
L’ultima domanda vorrei riservarla alla senatrice Segre, che presiede la Commissione. Qual è il suo contributo ai lavori?
Senza la Senatrice Segre, la sua determinazione, la sua volontà, questa Commissione semplicemente non esisterebbe. Il valore aggiunto della Commissione è dovuto all’immensa autorevolezza della Senatrice Segre. Liliana è per noi un continuo esempio. Segue tutti i lavori della Commissione e partecipa attivamente alle audizioni. Il confronto tra noi è quotidiano, e il suo contributo costante. Tutti noi dobbiamo ringraziarla. La sua testimonianza e il suo impegno civile hanno un grandissimo valore morale e politico. Spero che la Commissione, tutta la Commissione, riesca ad essere all’altezza del suo esempio.
Leggi anche il dibattito sul ddl Zan: Emanuele Fiano (Pd) e Lucio Malan (Forza italia)