La comunità ebraica di Bologna e il comune: una brutta storia
Il presidente De Paz racconta a Riflessi qual è il clima che gli ebrei bolognesi ormai respirano da oltre un anno
Presidente De Paz, che cosa è successo sabato sera a Bologna?
Tutto è nato da una manifestazione cominciata piazza San Francesco, non lontana dalla sede della comunità ebraica bolognese. L’iniziativa era a sostegno di Ramy, il giovane ucciso durante un inseguimento dei carabinieri a Milano, e si reggeva su una piattaforma espressamente ostile alle forze dell’ordine, organizzata e partecipata dai centri sociali e da alcuni gruppi pro Pal. Dalla piazza il corteo si è poi spostato, passando deliberatamente per via Gombruti, dove si trova l’accesso secondario ai locali della comunità e alla sinagoga.
E lì cosa è successo?
La scelta di passare per quella strada non è stata casuale, ma voluta e programmata. Non è un caso che il corteo ha lasciato una serie di scritte che inneggiano alla giustizia per Gaza e accusano Israele di genocidio, per cui c’è stata la volontà di coinvolgere la comunità ebraica di Bologna addossandole la responsabilità di quel che sta avvenendo. A conferma della premeditazione c’è anche il fatto che dal corteo alcuni si sono diretti verso un cantiere edile nei paraggi per raccogliere pietre che poi hanno scagliato contro l’edificio comunitario; si sono udite anche delle detonazioni, forse causate da bombe carta o simili. Tutto questo, come immaginerà, ha contribuito a rendere il clima che ormai viviamo noi della comunità ebraica di Bologna ancora più pesante.
L’edificio preso di mira è abitato?
Certamente. Al suo interno si trova la residenza del rabbino di Bologna, nonché quella di una famiglia israeliana e di altri inquilini appartenenti alla comunità ebraica. Può dunque immaginare la paura e il timore che i fatti di sabato sera hanno provocato.
Qual è il clima che la comunità ebraica di Bologna vive da alcuni mesi a questa parte?
Purtroppo il clima è ormai da tempo molto difficile. Lo scorso 1° gennaio, ad esempio, abbiamo dovuto declinare all’invito di partecipare alla marcia della pace, che ci ha visto sempre presenti negli ultimi anni. Questa volta però abbiamo valutato che non ci fossero i presupposti e un clima adeguati.
Perché?
La manifestazione si è svolta a piazza Nettuno, davanti palazzo d’Accursio, sede del comune, in cui da mesi è stata affissa la bandiera palestinese. Per questo ci è sembrato che non potesse essere quello il luogo né le condizioni da parte nostra per aderire ad una manifestazione per la pace. La nostra intuizione è stata poi confermata da come si è svolta la manifestazione, che ha visto la presenza esclusivamente di bandiere palestinesi e di interventi molto provocatori, che, se fossimo stati presenti, ci avrebbero messo certamente a disagio e in difficoltà, nonostante il tentativo nei giorni successivi di abbassare i toni da parte del cardinale Zuppi. In generale, il clima non è affatto disteso. La posizione del sindaco Lepore, di tenere esposto sul palazzo comunale la bandiera palestinese, è a nostro avviso sbagliata, perché non solo alimenta il nostro disagio, ma oggettivamente causa uno stato di tensione in città, sostenuto da quelle frange che incolpano la comunità ebraica cittadina di quel che avviene a Gaza. Naturalmente da parte nostra non si nega quel che sta avvenendo lì, ma non capiamo perché si voglia attribuire agli ebrei bolognesi la posizione di chi appoggia le conseguenze di quella guerra. Ripeto: l’atteggiamento dell’amministrazione comunale oggi mette a repentaglio la presenza ebraica in città.
Ha avuto modo di parlare con il sindaco Lepore?
Solo perché ho preso io l’iniziativa di cercarlo.
Cosa vi siete detti?
È stata una telefonata molto difficile da parte mia. Il sindaco continua a sostenere la scelta di esporre la bandiera palestinese negando che questa sua iniziativa in qualche modo possa giustificare le intemperanze come quelle che abbiamo subito sabato sera. Da parte mia, al contrario, ritengo che esse nascano in un contesto in cui oggettivamente il comune offre la possibilità di strumentalizzare il conflitto a Gaza a nostro danno.
Ha ricevuto solidarietà da parte delle forze politiche?
Certamente. Mi hanno chiamato Virginio Merola, Andrea De Maria, Stefano Bonaccini, Michele De Pascale, Sandra Zampa, Piero Fassino, Graziano Del Rio, Luigi Tosiani, Marco Lombardo, Lucia Borgonzoni, Galeazzo Bignami, gli assessori Simone Borsari e Daniele Ara, Simona Lembi. Anche Emanuele Fiano, di Sinistra per Israele, mi chiamato per esprimermi il totale appoggio e solidarietà. Inoltre anche da parte della questura e della prefettura è stata confermata la piena tutela della nostra sicurezza. Infine, vorrei ricordare che nella giornata di domenica, insieme alla presidente dell’Ucei, Noemi Di Segni, abbiamo diramato un comunicato molto netto contro l’episodio che si è verificato e contro il clima che lo ha legittimato.
Tra pochi giorni ci sarà il 27 gennaio. Come si prepara la comunità bolognese al giorno della memoria?
Personalmente nei giorni scorsi sono stato invitato dal comune a tenere un intervento nel consiglio comunale, invito che ho letto come il tentativo di mantenere una posizione equilibrata senza strappi ostili nei nostri confronti. Mi stavo preparando per questo appuntamento, quando ora si è inserito l’episodio di sabato sera, che ha reso le cose di nuovo molto complicate. Mi sembra evidente che si debba porre il tema del linguaggio e dell’uso delle parole, che inquinano la discussione pubblica. Il termine genocidio, in particolare, viene ormai utilizzato come forma di accusa e ricatto che inquina anche il tema della memoria della Shoah.
Sarà dunque in comune il 27 gennaio?
In questo momento la questione è estremamente delicata. Dovrò valutare se, il 27 gennaio, ci saranno le condizioni per partecipare all’incontro. Ad oggi, non so darle una risposta.
5 risposte
Esporre una sola bandiera è una dichiarazione di parte precisa. Non dobbiamo mai accettarla senza spiegare che è un errore se si vuole la pace.
A Bologna come nelle sedi dei circoli PD o altrove.
Ho letto attentamente quanto detto da dePaz..La decione del sindaco di Bologna di mantenere la bandiera palestinese davanti al comune mi sembra una provocazione che non mi sembra né utile né necessaria,per mantenere un equilibrio .intorno alla situazione Israele palestinese.un sindaco dovrebbe avere un atteggiamento equilibrato che non sembra esserci e che cancella anche l idea di due popoli e due stati.come cittadino e libero di pensare quello che vuole,come sindaco non dovrebbe
Avere un atteggiamento cos
Il 27 gennaio Faccini ed io presentiamo a Bologna il nostro “Le Valigie della Storia.con la cineteca di Bologna.mi auguro che gli stupidi rimangano tra loro e non vengano a disturbare chi sará presente.In ogni caso,il nostro film e un occasione per riflettere
Aggiungo che I variegati movimenti propal, assieme ad associazioni islamiste hanno indetto per Il 25pv manifestazioni per la giornata dell memoria in molte città. Il tema ” il genocidio è ora”
Stessi movimenti responsabili degli incidenti a Bologna e Roma.
Le locandine sono sui loro social da domenica scorsa
Vergogna! Imbarbarimento della “Signora perbene” di L. Macchiavelli (che lo preannuncia, per l’ennesima volta nella “Stagione del pipistrello”). Coraggio e solidarietà per un 27 gennaio sentitamente condiviso
Affermare che “non vogliamo che si attribuisca agli ebrei bolognesi la guerra in corso a Gaza” e poi esprimersi come presidente della comunità ebraica bolognese per far togliere la bandiera palestinese sul palazzo comunale è una contraddizione in termini. In questo modo sta proprio facendo passare la nociva idea che gli ebrei debbano in qualche modo essere coinvolti nelle azioni del governo israeliano e ciò che accade in medio oriente. Possibile non sia chiaro? Una bandiera palestinese in sé non dovrebbe essere percepita e fatta passare come un gesto anti-ebraico (e neppure anti-israeliano), è solo in solidarietà a una popolazione che da mesi sta soffrendo fame e distruzione per le politiche belliche sconsiderate e criminali del governo Netanyahu (che non sono neanche più finalizzate a riportare indietro gli ostaggi). Lasci, per favore, che Israele si difenda da solo.