Israele, innovazione e start-up
A distanza di quasi due anni dal mio ultimo viaggio, quando nel gennaio 2020 con un gruppo di amici corremmo la mezza maratona attorno al Mar Morto, sono tornato in Israele per lavoro per incontrare alcune start-up che operano nel campo della produzione di idrogeno verde e del suo stoccaggio, e nella conversione dell’anidride carbonica in chemicals.
Sviluppi interessanti nell’ottica della transizione energetica che ci attende e del ruolo che l’idrogeno potrebbe avere nel facilitare tale processo.
Nell’ambito di questo viaggio ho partecipato ad un evento che si chiama Climate Solutions Festival 2022, che si presta bene a spiegare uno dei vari meccanismi attraverso i quali in Israele viene messo in moto il meccanismo dell’innovazione tecnologica attraverso il ruolo delle start-up e degli spin-off universitari.
Il Festival è il punto di arrivo di un processo organizzato da strutture governative tra le quali la Start-up Nation Central e start-up private durato quasi un anno che attraverso la selezione di più di 300 idee e progetti più validi tende sostanzialmente ad incentivare l’innovazione nell’ambito della transizione energetica ed ambientale. Questa iniziativa è culminata nel Festival, tenutosi nella foresta di Hulda, a sud-ovest di Tel Aviv in mezzo a vigneti rigogliosi, dove sono stato premiati i sette vincitori, il primo in assoluto e sei in specifici settori nell’ambito della ricerca e delle start-up.
I settori comprendevano tecnologie legate all’energie rinnovabili, alla produzione di materiali sostenibili e di produzioni tessili a basso impatto ambientale, alla chimica verde, all’efficientamento industriale. Ai vincitori premi per un totale di 2 milioni di dollari. ( per i dettagli vi rimando al sito https://thetechaffair.com/news/over-2-million-was-awarded-at-the-climate-solutions-festival-to-israeli-climate-tech-companies-and-researchers )
Il mio amico Ilan S. e ‘stato uno dei sei vincitori, con un progetto sull’utilizzo delle perovskite nella produzione di energia foto-voltaica (FV). La perovskite e’ un ossido minerale di Calcio e Titanio, formula chimica CaTiO3. La sostituzione parziale o totale del catione calcio con altri metalli permette di ottenere dei composti che hanno caratteristiche chimico-fisiche particolari.
Una di questa perovskite è in grado di captare solo la radiazione rossa della luce solare ed essere trasparente alle altre.
La radiazione assorbita viene trasformata in energia elettrica con un buon rendimento, mentre quella passante può permettere di coltivare il terreno sottostante. Se avete prestato attenzione, gli attuali impianti FV sono montati oggi su tetti, sui parcheggi autostradali anche sulle campagne, dove però non permettono la coltivazione delle colture sottostanti in quanto bloccano la radiazione solare. Si tratta quindi di una idea estremamente interessante che permetterà una volta arrivata alla sua industrializzazione di aumentare in maniera significativa la produzione di energia rinnovabile senza impatto sulla produzione agricola.
Il Festival però non è stato soltanto il momento della premiazione ma piuttosto l’occasione di incontro con le agenzie governative, i fondi di investimento ed il mondo del business, per discutere su come far avanzare queste idee prototipali ad una fase preindustriale e poi commerciale.
Interessante anche la sfilata di moda organizzata da Kornit per sottolineare la necessità di ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile, anche attraverso tecnologie digitali che permettono di interagire con i clienti finali. Tale industria è infatti la seconda industria inquinante a livello mondiale, sia in fase di produzione dei materiali tessili utilizzati, pensiamo a consumi di acqua e dei coloranti, sia in termini di rifiuti prodotti alla fine del loro breve utilizzo.
Nel complesso una idea estremamente innovativa per sostenere il mondo della ricerca e della innovazione ed avvicinarlo al mondo finanziario/ industriale con delle modalità efficaci ed informali. Buon esempio da seguire anche qui da noi!
Una risposta
Molto interessante e accattivante il tema trattato anche per gli sviluppi indubbi che le start up israeliane possono avere con analoghe start up italiane
Complimenti all’autore