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Israele, il paese dell’innovazione tecnologica

Gaetano Iaquaniello, espetto in ingegneria chimica, ci aiuta a orientarci nel comprendere perché oggi Israele è una “Start-up Nation”

Skyline Tel Aviv
Israele è definita “Sturt-up nation”

Per me, che ho svolto gran parte della mia attività professionale in attività collegate allo sviluppo di tecnologie nel campo dell’ingegneria chimica, è veramente stimolante parlare di quello che si è fatto in Israele negli ultimi 50 anni nel campo della innovazione tecnologica.

Comincerei da un luogo comune nell’immaginario collettivo, oggi Israele è considerata l’ambiente naturale delle “Start-up “, la “ Start-up Nation”. Un titolo ben meritato se si considera che ce ne sono una ogni 1400 abitanti, il rapporto più elevato al mondo. Il settore hi-tech generando oggi il 13% del PIL ed il 50% delle esportazioni può essere considerato il motore di una crescita economica che non sembra avere battute di arresto.

Per chi vuole addentrarsi meglio in questo mondo, suggerisco di guardare il sito Israel Travel Techs Start-ups ( ITTS), una comunità che raccoglie più di 300 giovani società tutte dedicate allo sviluppo di innovazione in campi quali l’intelligenza artificiale (AI), Analisi dei dati e della Realtà Aumentata, nella Ciber Security, e-Commerce e Business intelligence.

Sul sito www.startupnationalcentral.org si può avere invece una panoramica più ampia dell’innovazione tecnologica in Israele, che va dall’agricoltura (Agtech), alla gestione delle acque (Watertech), ai servizi bancari e finanziari ( Fintech), dalla medicina digitale (digital health) alla industria digitale, Information Communication Technology (ICT).

Our world gdp pro capitaLa crescita del settore dell’automotive è quella che stupisce di più, dato che in Israele non è presente alcuna casa automobilistica nazionale. I più grandi produttori mondiali di auto sono stati attratti per la presenza di molte startup attive nell’ambito dell’interconnettività (relativa alla comunicazione tra automobili e dispositivi esterni) e della guida intelligente. Tra gli annunci più recenti c’è quello di Intel e Volkswagen, che stanno collaborando per lanciare un servizio di trasporto commerciale basato su veicoli a guida autonoma. Il progetto è stato avviato in Israele: Volkswagen fornirà le vetture, che saranno equipaggiate con chip Intel e la tecnologia di guida autonoma di Mobileye.

E che dire della start-up Aleph Farms fondata da un professore del Technion che a Rehovot produce “carne” usando la stampaggio 3D e una tecnica di crescita delle cellule bovine simile a quella utilizzata per la crescita degli organi per i trapianti.

Un sito simpatico che suggerisco e che vi dà gli sviluppi più recenti anche in termini di tecnologia è quello di Israel21c.

In questo contesto non deve sorprendere l’afflusso di investimenti esteri in Israele, afflusso che ha avuto una brusca impennata negli ultimi 5 anni, come si può vedere dal grafico, in  ordinate ci sono i milioni di US$ . Per l’Italia tale valore è oltre 10 volte inferiore.

A proposito del Technion, la più antica, si fa per dire essendo stata fondata nel 1925, istituzione israeliana nel campo della ricerca tecnologica, tra le prime 100 università a livello mondiale, secondo lo Shanghai Ranking, e dove nell’ingegneria aerospaziale e nell’automazione e controllo si piazza al sedicesimo e al quarantaseiesimo posto rispettivamente. Non è un caso che uno dei leader del mercato nello sviluppo di veicoli aerei a controllo remoto (UAV e droni) altro settore di mercato in rapida espansione a livello mondiale, che solo nel segmento militare raggiungerà i 100 miliardi di US$ entro il 2030 è la Elbit Systems ha sede proprio a Haifa.

E che dire dello stampaggio in 3D di un reticolo di vasi sanguigni realizzato da un team del Technion guidato dalla Prof. Shulamit Levenberg e dal Dr. Ariel Alejandro Szklanny? Non possiamo inoltre non citare Il Weizmann Institute of Science, uno dei maggiori istituti di ricerca nel campo delle Scienze Naturali ed Esatte attivo in particolare nel campo della biochimica e medicina.

Ma al di là della lista delle eccellenze in settori specifici, vale la pena secondo me riflettere su come questo paese sia stato in grado di creare questo ecosistema particolare, considerando che ancora negli anni ’60 Israele era un paese fondamentalmente agricolo. Va subito notato che oggi la spesa israeliana in ricerca e sviluppo è superiore al 4% del PIL , tre volte di più di quella italiana, e che il numero di laureati rappresenta quasi la metà della popolazione, contro meno del 20% in Italia.

la sede del Technion

Questi risultati sono anche il frutto del lavoro iniziato quasi mezzo secolo fa all’interno del Ministero dell’Economia con la creazione di un ufficio specifico per la ricerca e sviluppo, l’Office of the Chief Scientist (OCS) che si occupa di promuovere e valutare la validità dei progetti proposti e di gestire i fondi relativi alla loro implementazione. Non va sottovalutato inoltre il contesto geo-politico nel quale si trova lo stato di Israele, una zona del mondo continuamente vessata dalle guerre e dai conflitti religiosi, dagli interessi economici divergenti di varie potenze economiche globali e regionali. Certamente i progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito della difesa hanno giocato e giocano un ruolo importante come incubatore di idee e per lo sviluppo delle risorse umane.

Mi azzarderei di dire che l’impatto di questo complesso contesto geo-politico potrebbe creare una certa resilienza culturale davanti a ostacoli che sembrano insormontabili e perseveranza nel superare situazioni fortemente sfavorevoli. Ma mi fa piacere pensare che ci sia dell’altro nella cultura ebraica che possa dare un contributo allo sviluppo di questo eco-sistema imprenditoriale. Penso al modo di ragionare talmudico, il cosidetto pilpul, metodo che segue un modello che ritroviamo parzialmente nella scienza moderna. E che dire della diversità della popolazione in Israele, gente arrivata da tutto il mondo con conoscenze, esperienze e punti di vista differenti? Diversità che contribuisce a un arricchimento culturale e a una creatività collettiva, che è poi alla base di questo sviluppo.

l’Unità 8200 rappresenta l’elite dell’esercito israleiano

Anche sul servizio militare obbligatorio svolto prima dell’università si potrebbe fare una qualche riflessione. I giovani israeliani affrontano l’università a un’età più matura e forse sono più focalizzati negli obiettivi da raggiungere. La mitica Unità 8200, l’equivalente della National Security Agency (Nsa) americana, è un esempio interessante. Questa unità ha tra i suoi compiti la protezione dagli attacchi cibernetici, blitz digitali contro i nemici e raccolta di mega-dati, e si dice che abbia creato più milionari nell’hi-tech di qualsiasi università israeliana.

Per un’analisi più seria e corretta rimando comunque a un testo di due economisti americani Senor e Singer che hanno individuato altri elementi chiave per lo sviluppo delle startup israeliane nel loro libro intitolato “Start-Up Nation: The Story of Israel’s Economic Miracle”.

Chiudo questa mia breve e quanto mai superficiale nota sulla innovazione tecnologica in Israele con una personale ed ottimistica visione della cosiddetta Pace di Abramo. Un accordo importante che potrebbe aprire il capitale umano e tecnologico di Israele a tutti i paesi del Medio Oriente in una versione moderna del piano Marshall che riedificò l’Europa 70 anni fa, aprendo una nuova fase di sviluppo e di pace in quella parte del mondo.

2 risposte

  1. Verrebbe da dire che la potenza dello stato Ebraico si basa sulla stupidità dei paesi e culture ostili.
    Tutti i tentativi di distruggere l’entità ebraica hanno avuto come fulcro la spinta di allontanare anche le migliori menti.
    Quelle menti che hanno dato una spinta fenomenale alla tecnologia, alla ricerca, allo studio.
    Facendo primeggiare lo stato Ebraico praticamente su tutto.
    Possiamo quindi ringraziare gli IMBECILLI!!!

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