Un gruppo di genitori ebrei di New York si è opposta alla rappresentazione de “Il Mercante di Venezia” nella scuola dei loro figli al Greenwich Village.
Tutto gira intorno alla figura di Shylock, il più famoso personaggio dell’opera shakesperiana
Il Mercante di Venezia è noto come un’opera considerata antisemita, per la figura di Shylock, l’usuraio ebreo cui il mercante Antonio si rivolge per garantire un prestito al suo amico Bassanio. Shylock inizialmente rifiuta di concedere il prestito per l’abuso che ha sofferto dalle mani di Antonio, ma finalmente accetta di prestare la somma a una condizione, che se Antonio non riesce a ripagarlo, Shylock si prenderà una libbra della carne di Antonio.
Scritto tra il 1596 e il 1598, il Mercante di Venezia è stato messo in scena innumerevoli volte e conta una quarantina di adattamenti cinematografici, in cui Shylock è interpretato, tra gli altri, da leggende del cinema come Orson Welles, Laurence Oliver e Al Pacino. Ne esiste anche una versione inglese a cartoni animati. La Germania nazista si avvalse del personaggio di Shylock per la sua propaganda contro gli ebrei, trasmettendola via radio subito dopo la notte dei cristalli, opportunamente modificata da Rainer Schlösser, “il drammaturgo del Reich”.
“Non ha occhi un ebreo?”
Nonostante la strumentalizzazione in chiave antiebraica che ne è stata fatta, il famoso monologo di Shylock è, per alcuni critici, un atto di accusa dell’antisemitismo dilagante dell’Inghilterra di fine Cinquecento. Quindi pare giustificato il motivo dell’opposizione dei genitori ebrei di New York : ragazzini di 13 anni, senza una corretta preparazione sulla storia e le conseguenze dell’antisemitismo e senza una contestualizzazione, potrebbero interpretare l’opera in modo distorto e pericoloso.
“È un discorso complesso”
ci dice Lorella Ascoli, che dal 2005 gira per le scuole italiane per parlare di Shoah. “La censura agisce sempre in forma contraria sui giovani, che vogliono vedere quello che è stato loro proibito. D’altra parte ci sono opere che non sono fruibili dai più giovani senza un’adeguata preparazione da parte degli insegnanti. E in questo senso sono pericolose”. E Liliana Segre ha parlato di una “semplificazione pericolosa” commentando La vita è bella e osservando che operazioni come quella di alleggerire il racconto dell’Olocausto sono rischiose.
Non a caso, poco prima della richiesta dei genitori della scuola di New York, un membro del consiglio di istituto di una scuola del Tennessee ha sollevato il quesito sulla opportunità di bannare Maus, la premiata graphic novel di Art Spiegelman opera a fumetti sul tema dell’Olocausto. Segno che, più aumenta la distanza dalla tragedia della Shoah, più si sente l’esigenza di ricordare, spiegare, approfondire e non lasciare che un prodotto artistico parli da solo.