E’ sempre il solito derby?

Regolarmente, il nostro paese ripropone odiosi cliché e pregiudizi antisemiti. Un esempio? Gli stadi di calcio

Derby Roma Lazio 12 novembre: fischio d’inizio, passano pochi minuti e il cameraman inquadra la tifoseria laziale.

gli stadi di calcio, come a Roma, da sempre offrono squallidi esempi di antisemitismo

Tra bandiere dai colori celesti si intravedono altri colori: rosso, verde, la bandiera della Palestina. Questo non mi ha stupito, non è la prima volta, ma mi ha fatto riflettere. Per molti, la guerra in Medio Oriente ha lo stesso valore di una partita di calcio; allo stesso modo, bisogna sostenere la propria fazione. Non si perde o si vince, ma si muore; non si viene espulsi, ma rapiti. Ma, alla fine, che differenza fa? Qualcuno vincerà, qualcuno perderà e tra una partita e l’altra, continuo a tifare e scelgo una fazione.
Così, regredendo civilmente, i cori da stadio si trasformano in cori di guerra per la guerra stessa. Per segnare goal, per guadagnare punti, si strappano quanti più volantini possibile o si commenta il maggior numero di post che parlano dei bambini morti nell’altra fazione o degli espulsi dall’altra squadra, dicendo che è tutto falso. In un mondo dove le fake news sono la norma, non importa se l’informazione è vera o no: basta gridare che non lo sia e se grido più forte degli altri, la notizia vera diventa fake e viceversa.

La realtà oggi è credibilità è lo storytelling la cosa più importante non i fatti. Quindi sto tifando, voglio vincere, quind

anche Anne Frank è stato strumento di odio antiebraico

i grido, e se non so bene per cosa si sta tifando, che importa, mi aggrego ai miei amici sul divano e chiedo loro: di che colore siamo? Qual è la nostra porta? Cos’è il fuorigioco?

Oggi gli algoritmi ci forniscono la nostra dose di informazioni giornaliera, sia attraverso notizie di grandi giornalisti che tramite video di TikTokers. L’algoritmo vuole farmi contento, come un pusher che vende droga; quindi, mi racconta ciò che desidero sentire. Non voglio pensare che i miei avversari siano delle vittime, proprio come un tifoso non vuole credere che la sua squadra stia facendo un cattivo calciomercato;
Lo sport e il tifo sono parte integrante del mondo occidentale libero. Le guerre che conosciamo sono queste; non ne conosciamo altre. Persino in America, il popolo americano, la guerra la conosce soltanto dal proprio divano, dallo stesso luogo da cui si guarda il Super Bowl. La cosa che più si avvicina a una guerra, nella nostra esperienza, è lo sport, e affrontiamo quest’ultima allo stesso modo. Sventoliamo bandiere, strappiamo stendardi, inventiamo cori con rime suggestive. Tifiamo sperando che la situazione non ci sfugga di mano, sperando che la prossima domenica quella partita così importante sia solo un semplice match sportivo, senza morti che segnano punti.
Sperando di continuare ad essere solo spettatori.

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