Custode della memoria ebraica
Questa settimana è ricorso un doppio anniversario: la nascita di Sami Modiano, e la deportazione degli ebrei di Rodi. Riflessi vuole ricordare entrambi raccontando la storia del Grand Mufti di Rodi, Seyh Suleyman Kaslioglu, eccezionale custode della memoria ebraica
Le truppe tedesche occuparono Rodi nel settembre 1943. La comunità ebraica dell’isola fu così tragicamente segnata dagli atroci sviluppi che ne seguirono e dalle crudeltà compiute dai comandi tedeschi; infatti, anche gli ebrei di Rodi, come molte altre comunità in Europa, furono ingannati dalle forze di occupazione tedesche che, in nome di una precisa strategia, si dimostrarono inizialmente affabili e si mantennero a debita distanza dagli affari della comunità, per poi sferrare un terribile attacco finale. Inoltre, nel corso dei primi mesi del 1944, ampie aree de La Juderia, il Quartiere ebraico di Rodi, furono distrutte e 34 ebrei persero la vita a causa dei bombardamenti aerei inglesi che puntavano agli aeroporti vicini alla città e ai porti a poca distanza. Infine, mentre templi e sinagoghe venivano danneggiati o distrutti, la comunità ebraica di Rodi, oltre che alla propria salvezza, si trovò alle prese anche con una questione di estrema importanza: la salvezza dei propri Sefarim.
La salvezza del Sefer Torah
Nelle sinagoghe di Rodi erano stati lungamente custoditi diversi rotoli della Torah, tra i quali uno di circa 600 anni, portato nell’isola di Rodi dagli ebrei sefarditi fuggiti da Spagna e Portogallo e considerato uno dei Sefer più antichi del mondo. Poiché la Torah esprime lo spirito della comunità ebraica e rappresenta una guida imprescindibile, proteggere questi documenti significava difendere la memoria del popolo ebraico; questa fu perciò la ragione che spinse il Rabbino Capo a chiedere aiuto al Grand Mufti di Rodi, Seyh Suleyman Kaslioglu, il più alto ufficiale della legge religiosa islamica. Ebrei e musulmani sull’isola erano sempre stati legati da buone relazioni e da legami di mutua assistenza. Quindi, sembrò naturale in quel momento rivolgersi al Grand Mufti, che infatti volentieri acconsentì di venire in aiuto della comunità ebraica.
La questione tuttavia non era di facile soluzione. Quale poteva essere infatti il nascondiglio migliore per proteggere la Torah dai nazisti? Fu proprio Seyh Suleyman Kaslioglu ad avere la giusta intuizione e a proporre la soluzione che avrebbe consentito la conservazione di un patrimonio inestimabile. Decise, infatti, di nascondere i sefarim nella moschea di Morad Reis – collocata nella Città nuova di Rodi, lontano dai bombardamenti che stavano distruggendo il Quartiere ebraico della Città vecchia – dove i nazisti non sarebbero mai andati a cercarla. Li collocò sotto al pulpito e così li salvò dal saccheggio e dalla distruzione dei tedeschi.
Se i sefarim furono salvati, non altrettanto accadde per gli ebrei di Rodi. Nel luglio del 1944 1676 di loro furono deportati ad Auschwitz; ne sopravvissero solo 151. Tra questi, anche Sami Modiano. A loro il Grand Mufti poté riconsegnare i rotoli della Torah che aveva salvato.
Il ruolo di Seyh Suleyman Kaslioglu in contrapposizione al collaborazionismo di Amin al-Husseini, Grand Mufti di Gerusalemme
Il valore dell’impresa di Seyh Suleyman Kaslioglu ha significati profondi, espressi dalle parole stesse del Grand Mufti di Rodi che, a un suo amico ebreo di vecchia data spiegò che aver preso la Torah e averla tratta in salvo rappresentò uno dei momenti più grandiosi della sua vita. Potremo dire che Seyh Suleyman Kaslioglu ha preso in braccio la Torah e ne ha compreso in profondità la portata storica, culturale e simbolica. In contrapposizione a questa eroica figura, va tuttavia ricordato che altri si comportarono in modo diverso.
In particolare, il pensiero va al collaborazionismo di Amin al-Husseini, Grand Mufti di Gerusalemme. Amin al-Husseini, infatti, favorì i progetti nazisti, attivandosi per il reclutamento di musulmani per le Waffen SS, organizzando azioni di sabotaggio ai danni dei partigiani e cooperando all’arresto e alla morte di moltissimi ebrei. La sua figura è in nettissimo contrasto con l’alto spessore umano, culturale e politico di Seyh Suleyman Kaslioglu e le sue azioni di segno opposto al fedele legame che unì invece la comunità ebraica e la comunità turca.
Per saperne di più:
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Domenica scorsa Sami Modiano ha compiuto 91 anni. Ad me’ah v’esrim Sami!