Competizione globale e guerra cibernetica: Israele vs Iran
Sono sempre maggiori gli attacchi informatici alle economie e ai sistemi di sicurezza degli Stati. Israele è da tempo all’avanguardia nella prevenzione e nello sviluppo di contromisure
Da tempo la competizione tra potenze si è spostata sul piano geo-economico, subendo una maggiore accelerazione dovuta al fenomeno della globalizzazione, che ha spinto gli Stati a compiere una maggiore iper competizione. Il 2010 può in particolare essere considerato come l’inizio di una nuova era: quella in cui la guerra elettronica discende dallo spazio virtuale sul terreno del confronto tattico strategico delle guerre convenzionali, con un potere offensivo molto più mirato e potenzialmente illimitato nel tempo. Di conseguenza, la questione economica ha assunto un ruolo di primaria importanza anche all’interno dell’agenda setting dei vari governi.
La competizione globale è passata da un piano politico a quello economico, coinvolgendo sempre di più numerosi attori come: Stati, individui, organizzazioni, gruppi di pressione che si pongono come obiettivo quello di raccogliere più informazioni sia in modo lecito che in modo illecito, utilizzando in questo in questo ultimo caso una serie di tecniche tipiche dello spionaggio, quali lo humint (HUMan INTelligence: attività di intelligence consistente nella raccolta di informazioni per mezzo dicontatti interpersonali, n.d.r.) ed il sigint (SIGnalsINTelligence, l’attività di raccolta di informazioni mediante l’intercettazione e analisi di segnali per carpire più informazioni possibili, n.d.r.).
L’obiettivo consiste essenzialmente nello scalzare il rivale avversario e nel colmare il gap esistente, impossessandosi della tecnologia avversaria. In questa nuova guerra ha assunto un ruolo sempre più cruciale il cosiddetto cyberspazio che è divenuo il nuovo campo di battaglia, dove si assiste ad ampi confronti tra Stati, organizzazioni private e gruppi della criminalità organizzata che si pongono come obiettivo quello di sfruttare le potenzialità della rete per condurre attacchi in modo da carpire informazioni, oppure attacchi dimostrativi ed infliggere gravi perdite di natura economica e commerciale all’avversario assieme a danni di immagine e credibilità.
Conducendo una serie di attacchi multipli nei confronti dell’avversario, si cerca di paralizzarne l’attività economica, gettandolo nel caos più assoluto; si getta allo stesso tempo fango sull’operato della classe politica avversaria, in modo da far sprofondare nel caos più assoluto il paese sotto attacco per poi poterlo aggredire.
I cyber attacchi, se condotti in maniera rapida e sapiente, sono in grado di paralizzare l’attività economica di un paese comportando una serie di gravi conseguenze. Questa estate la regione Lazio e in seguito la regione Toscana sono state oggetto di una serie di attacchi informatici, che hanno messo a dura prova il sistema delle prenotazioni dei vaccini, rallentando di fatto la campagna di vaccinazione.
In questo periodo di massima incertezza e insicurezza scaturito dalla pandemia, si è assistito alla moltiplicazione di una serie di attacchi informatici contro obiettivi che non erano considerati sensibili dal momento che è il concetto di sicurezza a essere mutato.
Ci troviamo di fronte ad uno scenario complesso al quale bisogna sapersi adattare rapidamente. È una nuova guerra di natura tipicamente asimmetrica, che finisce per colpire industrie, banche, scuole e reti informatiche. Per questo, ogni paese ha bisogno di adottare una serie di strumenti innovativi per proteggersi dagli attacchi sempre più crescenti provenienti da entità straniere.
Un altro aspetto da evidneziare è che questa nuova guerra asimmetrica non distingue più tra obiettivi civili e militari, finendo per colpire diversi target sensibili. Gli Stati dovranno pertanto dotarsi dei maggiori strumenti informatici, approfondire i saperi tecnologici e informatici che saranno sempre più rilevanti in un contesto mutevole ricco di sfide.
Il primo paese a capire l’importanza della guerra cibernetica e della sicurezza informatica è stato Israele. Nella città di Beer Sheva è stato creato un polo informatico avanzato, nato grazie alla collaborazione tra il settore universitario e le imprese stesse che collaborano in maniera sinergica. Attualmente, in Israele ha così assunto un ruolo di fondamentale importanza, all’interno dell’esercito, la famosa unità di élite 8200. Si tratta di un corpo speciale divenuto fucina di giovani esperti nella cybersecurezza.
L’unità forma i giovani che sono i responsabili di condurre attacchi e di difendere l’esercito nell’ambito della guerra informatica. Gli israeliani hanno infatti compreso in anticipo la pericolosità degli attacchi informatici perpetrati dagli hackers che si muovono in questo spazio invisibile, sferrando attacchi in grado di paralizzare qualsiasi attività. La cyberwar si dota di strumenti sofisticati, ma dispone spesso di sistemi di comunicazione convenzionali, esposti ad essere replicati e resi accessibili a Stati e organizzazioni di varia tendenza.
Secondo gli esperti informatici non è possibile impedire tale dispersione. Di recente, la cyber guerra è stata anche applicata nel caso iraniano, per fronteggiare le minacce di Teheran che vuole portare avanti il suo programma di arricchimento dell’uranio al fine di dotarsi di armi nucleari.
Israele non è rimasto a guardare ha utilizzato diversi attacchi, come l’impiego del Worm Stuxnet, vera e propria arma elettronica in gradi di danneggiare o distruggere parte degli impianti atomici iraniani.
Questa modalità bellica comporta una quantità di operazioni coperte, volte a raccogliere informazioni sensibili per allargare il raggio di azione offensivo: spionaggio strategico con infiltrazioni a tutti i livelli, sabotaggi, eliminazioni dei cervelli scientifici e organizzativi dei programmi nucleari e dei missili balistici iraniani.
La lotta per la sopravvivenza che lo Stato ebraico si accinge a compiere ogni giorno ha indirettamente spinto numerosi giovani a intraprendere percorsi universitari nell’ambito dell’informatica; il resto lo fanno le start up e l’esercito. Questi tre elementi, tutti assieme, rendono il paese pioniere nell’ambito degli studi dell’informatica.
Un ultimo aspetto da sottolienare è che l’informatizzazione della società ha per certi versi aiutato la nostra vita quotidiana, nel disbrigo degli affari correnti. La tecnologia governa infatti sempre di più le nostre vite, aiutandoci a risolvere una serie di problemi ; allo stesso tempo, tittavia, ci saranno altri tipi di problemi da risolvere. Proprio per questo motivo risulta necessario imparare a difendersi seguendo l’esempio Israeliano.