Scontro nello stretto di Hormuz tra Iran e Israele

Il 31 luglio una pretroliera israeliana è stata colpita da un drone mentre attraversava lo stretto di Hormuz, nel golfo arabico. Israele ha duramente protestato: ecco la partita in corso

Il ministro degli esteri israeliano, Yair Lapid, ha di recente duramente attaccato L’Iran, colpevole di aver bombardato con droni suicidi una petroliera israeliana a largo del Mare Arabico; nella giornata di ieri, ne ha riferito alla Knesset anche il ministro della difesa, Benny Gantz.

Yair Lapid, ministro degli esteri israeliano

L’attacco, avvenuto il 31 Luglio, si colloca lungo una scia strategica voluta dal regime iraniano con il duplice obiettivo di frenare gli accordi di Abramo e fiaccare le difese dello stato ebraico.

Quello che si sta consumando lungo lo stretto di Hormuz è una guerra a bassa intensità che vede sempre più coinvolti obiettivi di natura israeliana. A prima vista, si potrebbe pensare che il problema riguardi solamente i due paesi, invece non è cosi, è il diritto alla libertà di navigazione a correre un rischio concreto cosi come il tacito silenzio della comunità internazionale su tale questione rischia di creare un pericoloso precedente.

La firma degli “Accordi di Abramo”

Il diritto internazionale marittimo, afferma il principio che la sovranità dello stato costiero sul mare territoriale incontra i limiti del passaggio inoffensivo e della giurisdizione civile e penale sulle navi in transito. Il passaggio per definizione deve essere continuo, rapido ed infine inoffensivo. Queste sono le caratteristiche ribadite dalla Convezione sul diritto del mare del 10 Dicembre del 1982. Gli attacchi più frequenti contro obiettivi israeliani possono creare un pericoloso precedente, facendo sprofondare nel caos l’intera regione, producendo anche degli effetti negativi sul commercio mondiale.

Il nuovo presidente iraniano, Raisi

La guerra a bassa intensità che si sta combattendo in quell’area strategica non deve perciò lasciare nessuno in maniera neutrale, semmai deve indurre i governi ad utilizzare tutti gli strumenti: politici, diplomatici, militari in modo da fare pressioni necessarie affinché i responsabili cessino le ostilità.

Lo stretto di Hormuz è lungo circa 39 chilometri, nonché costellato da isolette rivendicate da Iran ed Emirati esso è l’unica rotta verso l’oceano aperto anche per un terzo del gas naturale liquefatto da cui si approvvigionano gran parte dei paesi del mondo . L’importanza geopolitica dello stretto ha finito con attirare l’interesse di altre nazioni: Corea del Sud, Usa, Cina ed Israele.

La visita di Xi Jimping in Iran nel 2019

Da diverso tempo, Pechino ha maturato interesse verso questa area strategica, principalmente per una serie di motivi: da un lato sta cercando di scalzare l’influenza Usa ed occidentale in questa zona, dall’altro ha un forte bisogno di realizzare il suo piano egemonico attraverso le vie della seta, utilizzando il commercio come una vera e propria arma, in modo da proiettare la sua potenza al di fuori delle sue aree di naturale influenza. Il ministero della difesa israeliano si è riunito con urgenza per constatare l’entità del danno perpetrato dall’attacco dei droni bomba iraniani, ribadendo il principio che il suo governo non resterà a guardare.

Insomma, lo stretto di Hormuz è uno dei tanti punti caldi dove si gioca una partita molto importante per i destini del mondo.

 

 

 

 

Una risposta

  1. Che cosa portava la petroliera? Gas Liquido? Se normalmente passano navi (anche israeliane ?)senza problemi, che cosa questa volta ha fatto pestare i calli agli iraniani? Come racconta questa storia Al Jazeera? Quanto meno per completezza valeva la pena di vedere cosa diceva la propaganda iraniana.Cosi questo articolo, molto molto interessante per certi lati, rimane piatto e appeso per altri

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