Uno dei team israeliani inviato in Turchia per prestare soccorso dopo i devastanti terremoti degli scorsi giorni, è dovuto tornare a casa per una “concreta e immediata minaccia” alla loro incolumità.
L’organizzazione di servizi di emergenza United Hatzalah ha informato domenica scorsa che le circa 25 persone del proprio team hanno dovuto sospendere le operazioni di ricerca e soccorso delle vittime e lasciare il paese. A causa della mancanza di aerei di linea disponibili ad evacuare il team, la filantropa Miriam Adelson ha messo a disposizione il suo jet privato per far tornare tutti in Israele il prima possibile.
Il vice presidente delle missioni di United Hatzalah si è detto a conoscenza del fatto che mandare il team in quell’area della Turchia così vicina al confine con la Siria poteva rappresentare un rischio, ma sono state prese delle misure per portare comunque soccorso alla popolazione così duramente colpita. Misure che non sono evidentemente bastate: dopo l’informativa dei servizi segreti su concrete minacce, l’unica scelta era mettere al primo posto la sicurezza del personale.
Durante la missione poi interrrotta, il team israeliano ha messo in salvo 15 sopravvissuti.
Circa 500 israeliani sono volati in Turchia per prestare aiuto nelle ricerche e nel soccorso. L’IDF, le forze di difesa israeliane (che rimarranno in Turchia), hanno estratto da sotto le macerie 19 persone ancora vive e hanno dato medicinali a più di 180 feriti; hanno anche localizzato i corpi di Saul Cenudioglu leader della comunità ebraica di Antiochia, la cui fondazione risale a 2500 anni fa.
Saul è morto insieme a sua moglie Fortuna per il crollo del palazzo dove abitavano e la gloriosa comunità ormai ridotta a poco più di una decina di fedeli rischia di sparire per sempre.
La delegazione israeliana ha ricevuto dal capo rabbino askenazita di Israele, David Lau, lo specifico permesso di lavorare di Shabbat, vista l’urgenza di intervenire per trovare ancora vivi sotto le macerie.
Le allerte per la sicurezza di israeliani ed ebrei in Turchia non sono un novità.
La scorsa estate Israele ha rimpatriato i suoi cittadini da Istanbul dopo che si era scoperto un tentativo di attacco iraniano contro israeliani. Il giorno prima del terremoto la polizia di Istanbul ha arrestato 15 terroristi accusati di far parte di un piano dell’ISIS per attaccare sinagoghe turche. Inoltre il terremoto ha colpito una zono al confine con la Siria, storico nemico di Israele e base di irriducibili militanti filopalestinesi.
(Fonte: Jta)