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Un maestro dell’ebraismo italiano

Il 24 aprile 1823 nasceva a Livorno Rav Elia Benamozegh

Il 24 aprile 1823 nasceva a Livorno Rav Elia Benamozegh, forse l’ultimo grande rabbino-filosofo italiano e di certo il più conosciuto rabbino italiano di epoca moderna a livello internazionale, come scrive Massimo Giuliani. Di origini marocchine e pienamente inserito nel mondo sefardita e italiano, egli partecipò con entusiasmo al Risorgimento, intravedendo le nuove possibilità che l’emancipazione apriva agli ebrei d’Italia.

Elia Benamozegh (1823-1900), rabbino e cabalista, insegnò a Livorno

Era stato iniziato alla Qabbalah dallo zio materno Rav Yehudah Coriat, con il quale lesse per due volte lo Zohar. A Livorno egli rimase fedele tutta la vita, esercitando l’ufficio rabbinico, dedicandosi all’insegnamento nell’allora prestigioso Collegio Rabbinico, dedicandosi all’editoria ebraica, scrivendo le sue opere (tra cui Storia degli esseni, L’origine dei dogmi cristiani, Morale ebraica e morale cristiana, Israele e l’umanità) in ebraico, italiano e francese.

Biblista, talmudista, cabbalista, filosofo della religione, egli è stato anche uno dei precursori del dialogo ebraico-cristiano. Tra i suoi numerosi allievi vi è Rav Alfredo Sabato Toaff, e non è un caso se fu proprio il di lui figlio e allievo, Rav Elio Toaff, ad accogliere Giovanni Paolo II nella Sinagoga di Roma nel 1986: una visita che è stata poi ripetuta da Benedetto XVI e Francesco.

L’antico tempio ebraico di Livorno

Era in sintonia con lo spirito dei tempi, ossia con la filosofia positivista, ed era ottimista sulla possibilità di tenere insieme la fede religiosa e la scienza. Per Benamozeh la Qabbalah rappresenta il sistema metafisico del giudaismo, così come l’Halakhah rappresenta il suo sistema etico-giuridico. Solo stando insieme esse costituiscono quella religione la cui moralità universale e razionale si è diffusa nel mondo attraverso le due religioni che dall’ebraismo sono derivate.

Particolarismo e universalismo sono complementari, il grande errore del cristianesimo è stato quello di considerare superata la Torah, ed è solo correggendo tale errore che esso potrà svolgere quella funzione messianica che grandi maestri come Yehudah Halevi e Mosè Maimonide hanno preconizzato.

rav Elio Toaff (1915-2015)

«Una cosa posso affermare con piena coscienza», ha scritto rav Elio Toaff, «la mia più grande soddisfazione, per la quale non smetto di ringraziare il Cielo, è stata quella di insegnare; insegnare prima, e dirigere in seguito e fin a oggi, il Collegio Rabbinico Italiano. Quando mi volgo a considerare quanti rabbini si sono formati alla mia scuola, sento un legittimo orgoglio e un pieno appagamento di quelle che furono sempre le mie aspirazioni. Tramandare quella tradizione che era caratteristica della scuola in cui mi sono formato sotto la guida di mio padre, il quale a sua volta seguiva la tradizione del grande Benamozegh e di quelli che venivano chiamati nel mondo “Hachmè Livorno”, i saggi rabbini livornesi, è stato ed è lo scopo principale della mia vita».

rav Leon Ashkenazi (Manitou), 1922-1996

Un altro grande Rav, Léon Askénazi, invece ha scritto: «Duemila anni dopo l’inizio della grande diaspora che è seguita alla distruzione del Secondo Tempio, per la prima volta si fa udire una voce che si riaggancia al tempo dei profeti ebrei. Dopo la lunga parentesi di questa notte diasporica, riprende il tempo in cui i profeti ebrei parlavano simultaneamente in ebraico per Israele e nelle settanta lingue per le nazioni. Dopo un’eclisse di un secolo, ecco che Elia Benamozegh è di nuovo presente, nostro contemporaneo nel cuore di questo problema, tenuto conto dei due grandi eventi storici che ha presagito e al di fuori dei quali il suo messaggio non sarebbe stato possibile: la restaurazione della società ebraica da un lato e la riabilitazione del discorso cabbalistico dall’altro. Ai suoi tempi parlare di Ebraismo e di Qabbalah significava profetizzare nelle tenebre».

Leggi il Jerusalem Post su Rav Benamozegh

3 risposte

  1. Scrivere un libro in tre lingue diverse significa che se qualcuno te lo traduce può cambiare il senso di un concetto.
    Veramente grande

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